“Focus Cina” racconta ogni mese le esperienze degli italiani e dellle aziende italiane che hanno avviato un’attività nelle province cinesi. In questo numero abbiamo contattato Alessio Riulini, General Manager di Maschio-Gaspardo Agriculture Machinery Co., LTD.
1 - Cosa fa Maschio-Gaspardo in Cina e quando è cominciata la vostra esperienza?
Maschio-Gaspardo ha aperto nel 2005 una unità produttiva per la realizzazione di componenti e semilavorati da inviare alla casa madre, successivamente ha cominciato a produrre prodotti finiti sia per il mercato locale, sia per l’esportazione in Europa, Asia e Stati Uniti. Dopo la prima fase di sola unità produttiva in affitto, nel 2013 e’ partito il nostro progetto “green field”: abbiamo acquistato un terreno in cui localizzare il nostro stabilimento, già pronto nel 2014. L’investimento totale e’ stato di circa 15 milioni di Euro. Nel frattempo nel 2010 abbiamo anche aperto ad Harbin, Provincia dell’Heilongjiang, un ufficio commerciale con un piccolo stabilimento per assemblaggio e centro tecnico e ricambi per dare servizio e supporto ai clienti. Abbiamo in previsione di creare altri centri customer care per supportare al meglio la nostra rete commerciale in Cina.
2 - Perché avete scelto di investire nello Shandong?
La scelta dello Shandong è dovuta alla presenza di una Special economic development zone nella quale era possibile approfittare di agevolazioni fiscali. Inoltre questa provincia ci offriva una posizione centrale per l’accesso al mercato della Cina interna, un fattore cui andava aggiunta la disponibilità di un porto importante come quello di Qingdao. La relativa vicinanza a paesi quali la Corea del Sud e il Giappone ne ha favorito gli investimenti, creando un ambiente favorevole alle imprese straniere.
3 - Com’è il rapporto con le autorità locali?
Il rapporto con le autorità locali è senza dubbio molto positivo. Soprattutto nella seconda fase del nostro investimento, quando abbiamo aperto lo stabilimento, l’amministrazione locale ci è stata molto vicina e si è resa presente e proattiva in tutti i modi. La dimostrazione è che in pochissimo tempo siamo riusciti ad aprire il nostro stabilimento produttivo, senza alcun ritardo o intoppo burocratico.
4 - Che spazio vedete per i vostri prodotti?
Ad oggi la metà del nostro fatturato (circa 35 milioni di euro) deriva dal mercato locale. Vendendo macchine agricole, il mercato principale è costituito dalla provincia nord-orientale dell’Heilongjiang dove la resa produttiva agricola è paragonabile a quella dei paesi europei, contro una media nazionale cinese molto inferiore a quella dell’Europa. Lì si trovano aziende agricole di vaste estensioni, che hanno possibilità di investire molto sulla meccanizzazione, cosa che nelle piccole aziende del resto della Cina non è sempre possibile. I nostri prodotti hanno anche mercato grazie alla crescita della domanda dei prodotti agricoli in Cina, un paese che ospita il 20% della popolazione mondiale, ma con solo il 7-8% delle terre coltivabili. L'aumento del reddito ha poi portato a cambiare le abitudini alimentari, con conseguente aumento della domanda di prodotti agricoli. Ulteriori driver sono la la crescita demografica e la difficolta’ di reperimento della manodopera nelle campagne e il suo costo crescente.
5 – Secondo Lei quali sono le principali caratteristiche, difficoltà e opportunità dello Shandong?
Oltre alla posizione centrale con accesso al mare, lo Shandong può offrire manodopera a costo ancora relativamente basso, soprattutto a confronto con il confinante Jiangsu e altre province ricche di insediamenti industriali stranieri. Inoltre i fornitori locali sono a misura delle aziende italiane. Infatti è possibile incontrare PMI cinesi con cui avere solidi rapporti economici, altrimenti difficilmente sviluppabili con grandi aziende cinesi. Qui una Pmi italiana può trovare la sua dimensione.
6 – Quali consigli per chi vuole investire nello Shandong?
Il consiglio più importante è di valutare bene l’investimento in Cina. Non si tratta di andare a cogliere opportunità in un paese cosiddetto “low cost”, soprattutto per quanto riguarda la manodopera, bensì di entrare in un mercato promettente come quello cinese. Ci sono senza dubbio differenze culturali che caratterizzano l’investimento, tuttavia ci sono grandi potenzialità per chi studia il mercato locale. Parlando di agricoltura, la Cina è il primo produttore mondiale di prodotti quali grano, cotone, ortaggi, che poi devono essere trattati e lavorati. Il valore della produzione agricola cinese e’pari a circa 600 Miliardi di Dollari; ovvero 2 volte la produzione dell’India, 4 volte quella degli USA e 24 volte quella dell’Italia. La Cina diventera’ a breve il primo mercato per molte commodities. Va considerato anche che per le aziende straniere è più difficile entrare nel mercato cinese rispetto alle aziende locali, e per questo l’investimento in Cina deve essere accompagnato da una ponderata strategia di ingresso.
Filippo Fasulo, ISPI Research Assistant