Negli ultimi decenni la Cina ha sempre avuto un rapporto controverso con la questione demografica. Dopo aver attuato forme di pianificazione della natalità culminate con la politica del figlio unico, oggi la questione demografica si presenta sotto la forma di una popolazione che invecchia. A fronte di questa necessità le autorità cinesi hanno avviato una riforma del settore sanitario a partire dal 2006, quando venne creata una commissione di lavoro (Leading small group) guidata dall’attuale premier Li Keqiang. L’approvazione della riforma avvenne nel 2009 e il piano del governo si è focalizzato su quattro aree in particolare: sistemi assicurativi di base, sistema di farmaci essenziali, primary care e sanità pubblica. Uno degli obiettivi principali è la copertura universale dei servizi sanitari di base entro il 2020. Ad oggi la copertura è vicina al 94% della popolazione, ma i servizi garantiti agli utenti risultano ancora largamente insufficienti. Da questo dato si evidenzia come la necessità di riformare il sistema sanitario non sia legato solamente all’elemento demografico, ma anche alle questioni emerse con la transizione da un’economia pianificata ad un sistema più orientato al mercato. Con le riforme degli anni ‘80 e la graduale disgregazione del sistema assistenziale garantito dalle impresi statali, la popolazione cinese è rimasta senza tutela sanitaria.
Le ragioni della riforma sanitaria cinese sono soprattutto di tre tipi: economico, sanitario e politico. Se oggi la conversione dell’economia verso un modello più dipendente dai consumi interni risulta uno degli obiettivi principali della transizione economica, anche durante il decennio di Hu Jintao (2002-2012), quando è stata avviata la riforma sanitaria, appariva chiaro come i consumi andassero incentivati. A questo proposito, la mancanza di una copertura sanitaria è stata indicata come uno degli ostacoli alla crescita dei consumi. Infatti, l’assenza di certezze sulle tutele per la salute da parte dello Stato è risultato un fattore che ha frenato i consumi a beneficio del risparmio. Un secondo fattore è legato alla condizione di salute precaria di una popolazione afflitta da inquinamento, tabagismo e un’alta incidenza di malattie croniche. L’attuale rete sanitaria cinese non è sufficientemente efficace nel curare tali patologie e vi è necessità di modernizzare il sistema sotto i profiili gestionale, della formazione, delle attrezzature e farmaceutico. Infine, la riforma serve per ridurre il gap esistente fa assistenza nelle aree urbane in quelle rurali.
Con l’approvazione del Tredicesimo Piano Quinquennale (2016-2020) nei prossimi mesi, si prevede che le linee guida di riforma del settore sanitario vengano nuovamente ribadite con l’obiettivo, in particolare, di estendere la copertura. A fianco di una previsione di aumento dei consumi di farmaci e apparecchiature elettromedicali, il governo pianifica la crescita del personale sanitario e delle strutture ospedaliere. Anche le province produrranno un proprio piano quinquennale, che sarà in linea con le disposizioni nazionali, ma le declinerà a livello locale sulla base delle proprie esigenze particolari.
Filippo Fasulo, ISPI Research Fellow