Le questioni politiche che si possono riferire all’agribusiness riguardano soprattutto due aspetti: le politiche agricole e industriali e lo sviluppo del consumo domestico.
L’agricoltura è stata tradizionalmente il settore principale in Cina, tanto che è rimasto il primo per impiego fino al 2010, quando è stato superato dal terziario. Inoltre, la rivoluzione economica avviata dalla politica di apertura e riforme dell’inizio degli anni’80 ha avuto come primo laboratorio proprio il settore agricolo. Con l’utilizzo del sistema del dual-track - che permetteva di vendere sul mercato la produzione che eccedeva sulla base degli obiettivi statali - si è dato avvio alla transizione, ancora non del tutto completata, da economia pianificata ad economia di mercato. Tuttavia, oggi la produttività del settore agricolo sta calando a tassi molto rapidi, ed è necessario un piano di rinnovamento. Non è un caso dunque, che l’agricoltura sia stata indicata come uno dei punti principali del Tredicesimo Piano Quinquennale. Il documento, che si trova ora nelle ultime fasi di approvazione, individua la meccanizzazione dell’agricoltura come un requisito fondamentale per il futuro sviluppo economico della Cina. Il ruolo degli operatori stranieri in grado di offrire prodotti tecnologicamente avanzati è ancora più importante alla luce della rinnovata necessità delle autorità cinesi di promuovere tecnologie che siano più rispettose di standard ambientali più rigidi. L’attenzione ambientale, però, non sarà rivolta al solo uso di tecnologie innovative, ma anche ad una migliore pianificazione e gestione delle aree agricole. Oltre alla possibilità di importare prodotti finiti, il mercato offrirà opportunità di investimento anche nella fornitura di componenti tecnologiche, che possano affiancare la trasformazione del tessuto industriale cinese in un modello di maggiore qualità, come presentato nel piano “Made in China 2025”.
L’utilizzo di tecnologie moderne torna a essere un fattore centrale nella fase di lavorazione, conservazione e trasporto dei prodotti alimentari, soprattutto per venire incontro alle preoccupazioni dei consumatori sulla sicurezza degli alimenti. Sistemi di gestione informatica e utilizzo di piattaforme digitali potranno sicuramente giocare un ruolo importante in questo ambito.
Infine, l’adattamento al New Normal, ovvero la transizione economica in atto oggi in Cina e certificata dalla bozza del Piano Quinquennale, porterà ad una crescita del consumo, con evidenti benefici per il settore alimentare. Attualmente si contano 200 milioni di cinesi appartenenti alla cosiddetta “classe media”, ma nelle intenzioni dichiarate dal governo vi è la volontà precisa di espandere questo gruppo. Il Piano Quinquennale, infatti, individua tra i suoi punti di riferimento il raggiungimento del primo dei cosiddetti “Due 100”. Il riferimento è a target economici e politici di lungo termine identificati dal Presidente cinese Xi Jinping nella sua teoria del Sogno Cinese. Se il secondo 100 corrisponde al raggiungimento di una condizione di nazione moderna entro il centenario della fondazione della Repubblica popolare cinese che ricorrerà nel 2049, l’obiettivo più urgente deve essere raggiunto in occasione del centenario della nascita del Partito comunista cinese, ovvero il 2021. Entro quella data Xi Jinping vuole raddoppiare il valore del 2010 del Pil pro capite. Centrando questo obiettivo, quindi, aumenterà con buone probabilità la spesa destinata al consumo, soprattutto nelle aree interne, quelle più povere, che dunque rappresentano un mercato in apertura.
Filippo Fasulo, ISPI Research Fellow