A dispetto dei luoghi comuni, la diplomazia moderna non si esaurisce nel quadro istituzionale delle relazioni internazionali e della politica: fare il diplomatico oggi significa anche occuparsi di economia, cultura, e relazioni multilaterali. Nell’orizzonte internazionale, quest’ultima dimensione ha acquisto rilevanza sempre maggiore, anche in virtù del peso politico di organizzazioni intergovernative quali le Nazioni Unite (con le sue numerose agenzie), la NATO, l’OSCE, il Fondo Monetario Internazionale e, più recentemente, l’Unione Europea. Pressoché tutte queste istituzioni ospitano infatti un rappresentante permanente delegato da ogni stato membro, un vero e proprio ambasciatore che si vede investito di un nuovo e complesso incarico: negoziare su più fronti, lavorando a stretto contatto con un numero elevato di funzionari e di rappresentanti dell’organizzazione stessa come degli altri paesi che ne fanno parte.
Ci parla di tutto questo Pietro Sebastiani, Ambasciatore d’Italia presso la rappresentanza permanente ONU a Roma. Dopo una prima esperienza alla Direzione Generale Relazioni Culturali del Ministero Affari Esteri, Pietro Sebastiani è stato all’Ambasciata Italiana a Mosca e Console aggiunto al Consolato di New York, negli Stati Uniti. Rientrato al MAE presso il Gabinetto dell’Onorevole Ministro, ha quindi prestato servizio alla Rappresentanza Permanente d’Italia presso l’U.N.E.S.C.O. a Parigi, ed è stato nominato primo consigliere a Bruxelles.
Nella video intervista di oggi, l’ambasciator Sebastiani ci illustra dunque quali sono le differenze tra gli incarichi di un diplomatico in una sede bilaterale e quali gli incarichi e le sfide in un contesto multilaterale. Senza dubbio, sul versante multilaterale, i tempi necessari prima di veder maturare il frutto dei propri sforzi sono sensibilmente più lunghi, ma la soddisfazione di lavorare ad un “bene comune”, in equilibrio con la politica del proprio paese, rappresenta un punto di arrivo di grande stimolo e gratificazione.