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Maturità 2019 e possibili tracce della prima prova: qualche suggerimento per prepararsi

Thursday, 13 June, 2019

Manca poco agli esami di maturità: sei pronto alla prima prova? Il toto-temi è iniziato da un pezzo e le possibili tracce già rimbalzano online. Una cosa però è certa: non mancheranno le tracce legate all’attualità, perciò ecco gli ultimi approfondimenti dei nostri analisti per aiutarvi sui principali temi di politica internazionale e darvi spunti di riflessione per fare collegamenti interdisciplinari che possono tornare utili all’esame di maturità.
Troverete qui di seguito un elenco degli anniversari più importanti che ricorrono quest’anno e di eventi particolari che hanno un impatto a livello nazionale e globale.
Iniziamo con l'UE, tra punti di forza e debolezza, il caso Huawei, Brexit, i 70 anni dalla nascita della NATO, i 30 anni dall'invenzione del Web, i 90 anni dalla nascita di Martin Luther King. Continueremo ad aggiornare e inserire nuovi temi e collegamenti quindi… teneteci d’occhio!
 

Unione Europea: punti di forza e debolezza

L’idea di un’Europa unita nasce con l’auspicio di mettere fine alle guerre tra paesi vicini che avevano portato ai conflitti mondiali, ma oggi, dopo 70 anni passati a costruire passo dopo passo l’Unione Europea, non mancano le divisioni interne e l’ondata di euroscettismo resta all’ordine del giorno. Di certo l’UE ha i suoi problemi (fa fatica a dare una risposta rapida e univoca in politica estera o a gestire problemi comuni come le migrazioni), ma tra i Paesi membri non c’è più stata una guerra dopo il ’45 e l’idea stessa che oggi due paesi europei possano entrare in guerra appare surreale.
Forse questa situazione di pace viene data per scontata da chi non ha vissuto o non ha ricordo dell’esperienza della guerra, ma non è così. I conflitti ci sono ancora e sono fuori dai confini dell’UE (per es. a est la vicina regione dei Balcani è instabile, mentre a sud, i Paesi del Nord Africa e del Medio Oriente hanno ancora conflitti al loro interno - dalla Libia, alla Siria, allo Yemen). Inoltre il mercato unico ha contribuito all’aumento del benessere generale negli Stati UE: anche se restano problemi di disuguaglianza di reddito (come nel resto del mondo), l’UE vanta un sistema di welfare pubblico che molti Stati invidiano (USA in primis) e ha la possibilità di fare di più lavorando sulle politiche di coesione per aiutare le aree meno sviluppate.
Anche l’Euro come moneta unica è spesso oggetto di discussione, soprattutto davanti all’instabilità economica che ha pesato sul mercato del lavoro e sulla quotidianità dei singoli cittadini, ma la crisi finanziaria ha colpito tutti, non solo l’UE. Lo stesso vale per il problema della sicurezza: il terrorismo rimane, insieme all’immigrazione, il fenomeno che più preoccupa oggi i cittadini europei e l’UE è impegnata nellalotta al terrorismo e in una Politica estera e di sicurezza comune (PESC) che sviluppi le capacità di difesa dei singoli Stati e rafforzi l’azione internazionale dell’Unione. Brexit stessa conferma la difficoltà di staccarsi completamente dall’UE, anche per un paese solido come la Gran Bretagna. La vera sfida dell’UE oggi può essere quella di rinnovare la promessa di pace e benessere per tutti imparando a gestire meglio le sue diversità interne per mostrarsi solida, unita e impegnata in attività a favore dei suoi cittadini (si pensi ai concreti vantaggi derivanti dall'essere cittadini dell’UE, tra cui la possibilità di andare di spostarsi liberamente, anche per studio o lavoro, in qualsiasi altro paese dell’Unione ecc.)
Per una panoramica sull’UE puoi anche ascoltare ISPI Express: il podcast sulle sfide dell’Europa e della politica internazionale o dare un’occhiata a Le parole dell’Europa (con focus su moneta unica, confini, sicurezza,infrastrutture, migrazioni, commercio, democrazia e bilancio) e Dopo le Europee: dossier caldi e gioco delle nomine
 

Huawei e i contrasti USA-Cina

In un contesto già alterato da discorsi sull’ aumento di dazi sulle importazioni dalla Cina, Trump ha firmato un ordine esecutivo che vieta alle imprese americane di acquistare o trattare qualsiasi prodotto/servizio di ICT (Information and Communications Technology) proveniente da un foreign adversary, e Huawei è stata inserita in una specie di lista nera di compagnie estere con cui le società americane possono fare affari solo previa autorizzazione da parte del dipartimento del Commercio (tramite una seconda misura del Dipartimento del Commercio). C’è comunque una temporanea sospesione di 90 giorni per dare tempo ai fornitori americani di adeguarsi a queste nuove misure e anche a Cina e USA di tenere aperto il dialogo nella speranza di un accordo.
Perché questi divieti? Principalmente per il timore che i dispositivi Huawei vengano usati per attività di sorveglianza o spionaggio sulle reti digitali americane (soprattutto dopo che Pechino ha approvato dei provvedimenti legislativi sulla cybersicurezza e sui servizi d’intelligence che impongono a cittadini, organizzazioni e imprese cinesi di fornire informazioni richieste dall’intelligence nazionale).
Quali conseguenze? Il divieto potrebbe danneggiare le aziende statunitensi che fanno affari con Huawei (soprattutto quelle più piccole) e avvantaggiare i competitors di Huawei come la svedese Ericsson, la finlandese Nokia, la coreana Samsung o l’americana Cisco. Per Huawei: senza la tecnologia americana, i suoi servizi di base, smartphone, server e cablaggi marittimi non potrebbero funzionare. Huawei, grazie a cospicui aiuti statali, potrebbe potenziare i settori in cui non è ancora competitiva ma non sarebbe così semplice. A fine giugno comunque ci sarà il vertice del G20 a Osaka: potrà essere occasione per capire meglio come si evolverà questa situazione, ma è chiaro come una questione commerciale può coinvolgere anche più Stati, influenzando accordi ed equilibri geopolitici. Alcuni Paesi come Australia e Giappone hanno seguito gli Stati Uniti nel bando totale di Huawei; altri come la Russia e l’Iran restano dalla parte della Cina. L’UE per ora è in attesa e ha ristretto il suo intervento a raccomandazioni non vincolanti, chiedendo agli Stati membri di condurre valutazioni nazionali di rischio. Potrebbe adottare alcuni strumenti in caso di rischi specifici per la sicurezza dell’Unione, come previsto dall’EU Cybersecurity Certification Framework. 
Per approfondire 
Scontro USA-Cina: il dossier Huawei   
Cina e USA: cronologia di uno scontro annunciato   
Italia-Cina, rapporto a due cifre  
Trade-Watch: globalizzazione 4.0, termometro del libero scambio
 

Brexit

Si tratta di uno degli avvenimenti internazionali più rilevanti e anche controversi dalla nascita dell'UE. “Brexit” infatti non rappresenta solo l’uscita dall’UE della Gran Bretagna (che già aveva negoziato alcune "eccezioni", per esempio il non far parte della moneta unica e conservare la sua sterlina invece dell’euro) ma mette in discussione anni di trattati e discussioni per realizzare un sistema unico e unito in Europa. Porta a pensare infatti che, se un Paese arriva a chiedere l’uscita dall’UE, qualcosa nell’idea stessa di Unione Europea potrebbe non andar più bene o necessitare di cambiamenti; d’altra parte però, il fatto che ancora oggi, dal referendum di giugno 2016 a favore di Brexit, il Regno Unito stia ancora negoziando la reale uscita (ripercorriamo le tappe principali qui), fa pensare che qualcosa di concreto e utile nell’Unione Europea esiste e non è così semplice rinunciarci.
Brexit resta quindi una questione ancora aperta e centrale nel 2019, con una Gran Bretagna divisa che fatica a concretizzare tale uscita e un’Unione Europea che sembra compatta e ferma sulle sue posizioni nonostante i suoi problemi interni. Ma quali saranno gli accordi presi tra il governo di Londra e Bruxelles e come cambierà la situazione? Abbiamo visto tre possibili scenari: Hard Brexit (scenario del “no deal” in cui il Regno Unito esce dall’UE senza un reale accordo, con alcuni effetti anche sull’Italia); Proroga (la scadenza dell’uscita dall’UE può essere prorogata all’unanimità dai rimanenti Paesi membri), Ritiro unilaterale (il governo britannico può ritirare la notifica di Brexit prima dell’uscita prevista). Ma il 29 marzo Westminster ha votato no, per la terza volta, all'accordo con l'UE e il 12 aprile è stata concessa una seconda proroga che permette a Londra di restare nell'UE fino al 31 ottobre. Ma a maggio ci sono state le elezioni europee (ISPI ha un portale dedicato ai giovani in cui puoi trovare analisi, interviste, lezioni, infografiche e molto altro su UE, politiche, istituzioni, elezioni) e anche l'annuncio delle dimissioni di Theresa May. Si vedrà nei prossimi mesi chi sarà il nuovo premier e come si evolverà Brexit.
Ecco qualche analisi per fare il punto su Brexit a ottobre
Caos Brexit: e ora?
Crisis to Watch 2019: Brexit
Europa a pezzi? 
Brexit: gli effetti del “no deal” sull’Italia
Accordo Brexit: terzo no da Westminster

 

70 anni dalla nascita della NATO

La NATO è una delle più importanti e forse anche più conosciute organizzazioni internazionali esistenti: nata nel secondo dopoguerra come strumento di difesa e cooperazione militare tra i suoi Stati Membri, ha contribuito a settant’anni di pace in Europa. Quel principio di difesa collettivo che sta alla base della NATO lo troviamo in evidenza nell’articolo 5 del Patto Atlantico, firmato a Washington il 4 aprile del 1949, in cui le parti concordano che un attacco armato contro una o più di esse, in Europa o in America settentrionale, è considerato come un attacco contro tutte, perciò, se tale attacco armato avviene, ognuno assisterà la parte attaccata con tutte le azioni ritenute necessarie, “incluso l'uso della forza armata per ripristinare e mantenere la sicurezza dell'area Nord Atlantica”. L’Italia è stata uno dei 12 Paesi fondatori, insieme a Belgio, Canada, Danimarca, Francia, Islanda, Lussemburgo, Paesi bassi, Norvegia, Portogallo, Gran Bretagna e Stati Uniti. Ma com'è cambiato il ruolo della Nato in questi 70 anni? Qual è il suo compito oggi e quali sfide deve affrontare?
L’attacco terroristico dell’11 settembre 2001 alle Torri Gemelle ha evidenziato nuovi elementi nel panorama internazionale rispetto al mondo post Guerra Fredda e la NATO ha iniziato un percorso di adattamento basato su deterrenza e difesa, gestione delle crisi e sicurezza cooperativa. La NATO infatti è stata anche l’istituzione che, prima delle altre (ONU, FMI, WTO) ha attraversato una fase di crisi subito dopo la Guerra Fredda e di conseguenti rinnovamenti. Dalla sensazione che dopo la fine della Guerra Fredda non servisse più, in realtà i tentativi di rilancio della NATO si sono susseguiti in questi anni in più di un’occasione: per esempio nell’intervento nei Balcani nel 2001 e quello in Libia nel 2011. Di recente Donald Trump ha sollevato la questione del burden-sharinge accusando i partner europei di non pagare il loro contributo all’organizzazione, oltre a sottolineare la condizionalità dell’impegno americano nella NATO. Nonostante questo atteggiamento aggressivo o accusatorio, la NATO sembra vivere una fase di rinascita: più investimento nella difesa aggregata (al passo con i tempi, con il nuovo tema della Cybersecurity, i Paesi NATO hanno firmato nel 2016 il Cyber Defence Pledge, per investire sul rafforzamento della difesadelle infrastrutture critiche), esercitazioni congiunte su vasta scala (a ottobre-novembre 2018 ha condotto la più vasta esercitazione militare dalla fine della Guerra Fredda, Trident Juncture 2018, svoltasi principalmente in Norvegia), una percezione crescente e condivisa di minacce all’Europa (più minacce arrivano all’Occidente, per esempio da Russia, Cina, Stato islamico, più l’Alleanza atlantica sembra confermarsi strumento multilaterale per la sicurezza euro-atlantica).
Ecco qualche approfondimento su:
70 anni di NATO: sfide e prospettive dell'Alleanza Atlantica
NATO e spese in ambito cibernetico
L’Europa e il legame transatlantico dopo due anni di Trump
 

30 anni dall'invenzione del World Wide Web: rete e social network, fake news e cybersecurity

Nel marzo del 1989 il giovane informatico inglese Tim Berners-Lee presenta al suo supervisore al CERN di Ginevra una geniale idea per condividere le informazioni: nasce il World Wide Web che, in 30 anni, ha rivoluzionato la quotidianità di milioni di persone cambiando per sempre la società e il mondo dell’informazione. Una prima riflessione da fare è sicuramente questa: quali sono i vantaggi e gli svantaggi di questa rivoluzione tecnologica? Basta un click e tutto diventa a portata di mano, inclusa la possibilità di informarsi e informare allo stesso tempo. Ogni utente infatti può essere fruitore e diffusore di notizie, utilizzando anche i social network come cassa di risonanza; di conseguenza aumentano le informazioni disponibili gratuitamente online ma che non sempre sono vere e/o corrette. Ne derivano i problemi della disinformazione e delle fake news. Quali le conseguenze? Senza un’informazione genuina, può aumentare per esempio il rischio di “essere manipolati”. L’Unione Europea ha da poco approvato il Piano d’Azione contro la disinformazione che rappresenta una serie di misure contro la disinformazione e le fake news, per tutelare il più possibile i cittadini da tutti i rischi che possono emergere da questo nuovo spazio cibernetico. Altro punto su cui riflettere: la privacy. È ben noto il caso di Facebook che, con una sorta di deroga “alle abituali regole sulla privacy”, avrebbe consegnato a varie aziende i dati dei suoi utenti mettendo in evidenza quanto nell’era digitale i dati personali diventino facile merce di scambio: Facebook con sempre più utenti guadagna sulle entrate pubblicitarie; le aziende possono rendere i loro prodotti più attraenti sfruttando le maggiori informazioni che hanno sugli utenti. I dati personali possono essere utilizzati anche da governi che vogliono influenzare l’opinione pubblica, gruppi o individui che vogliono favorire o ostacolare un processo e così via, fino a mettere a rischio la sicurezza collettiva. La Cybersecurity è ormai tema caldo e molti Stati vi investono sempre più in nome della difesa nazionale e della sicurezza interna. Dal laureato con specifiche competenze di cybersecurity al dottore di ricerca che anticipa i cambiamenti e contribuisce alla formazione di nuovi esperti, le figure professionali legate alla Cybersecurity saranno sempre più utili e richieste.
Ue e disinformazione: una battaglia che si vince insieme
Cybersecurity in Italia: il nodo della formazione

 

90 anni dalla nascita di Martin Luther King

Un personaggio icona nella storia americana è senz’altro Martin Luther King, leader americano della lotta non violenta contro ogni forma di pregiudizio sociale. La ricorrenza quest’anno del 90esimo anniversario dalla nascita di Martin Luther King può essere un invito a riflettere sui cambiamenti in tema di battaglie pubbliche e personali, razzismo e violenza. Nato ad Atlanta, in Georgia, il 15 gennaio 1929, è stata la voce e l’icona del Movimento per i diritti civili degli afroamericani negli anni Sessanta. Famosa la frase “I have a dream” pronunciata in un suo discorso al National Mall di Washington nel ’63, davanti a circa 250mila persone. Ha ricevuto il Premio Nobel per la pace nel 1964, stesso anno in cui, grazie anche alle sue battaglie, negli USA fu approvata la "Civil Rights Act”. In memoria di Martin Luther King negli USA c’è anche un giorno di festa (il Martin Luther King Day) ufficializzato, lo scorso anno, dal presidente Donald Trump nella data del 15 gennaio come Federal Holiday, con invito ai cittadini americani di vivere quella giornata “with appropriate civic, community, and service programs and activities in honor of Dr. King’s life and legacy”. (Puoi trovare qui l’intero discorso). Lo stesso Donald Trump che, in questi due anni di presidenza, ha parlato di costruzione del muro al confine tra Messico e Stati Uniti, ha mandato l'esercito a bloccare migranti partiti dall’Honduras, ha vietato l’ ingresso negli USA a cittadini provenienti dai Paesi “Travel Ban” (accusati di avere legami col terrorismo islamico). Tutto questo in un contesto internazionale in cui sembrano avanzare le correnti “neo-populiste” in diversi Paesi, con il tema dell’immigrazione sempre più scottante (anche in Europa).
Dopo decenni di battaglie per i diritti civili, cosa è rimasto? Ancora oggi si parla di violenza, razzismo, incapacità degli Stati di gestire i flussi di migranti spesso in fuga da guerre o realtà di estrema povertà. Trovate qui un riassunto dei punti principali della politica di Trump in questi due anni (Fact-Tracker) e  approfondimenti su Ultimi due anni con Trump, Trump, le midterm e l’America che cambia, Elezioni midterm: Trump, l’America, il mondo, Immigrazione: irregolari in Italia

 

Cambiamenti climatici

Cambiamento climatico e danno ambientale sono due delle questioni più serie che oggi il mondo deve affrontare. Gli effetti diventano sempre più evidenti: fenomeni atmosferici estremi si verificano con maggiore frequenza rispetto al passato o in zone dove non si erano mai verificati, il livello dei mari sale, gli ecosistemi si alterano e si confermano anche le ripercussioni negative su sviluppo, salute e produzione alimentare. Da mesi sui media ha trovato spazio Greta Thunberg, studentessa svedese (oggi sedicenne) che l’anno scorso si era seduta di fronte al parlamento con un cartello “sciopero scolastico per il clima”. Il suo cartello è stato tradotto in decine di lingue e altri giovani si sono organizzati per scendere in piazza e chiedere ai governi azioni più efficaci su questi temi. Il cambiamento climatico è un fenomeno che non riguarda solo alcune aree del mondo e i suoi effetti (anche economici) influenzano tutti: l’Italia stessa si trova in una delle aree più esposte agli impatti del riscaldamento globale, maggiore del 25% rispetto al trend mondiale, e i singoli comuni si trovano spesso a far fronte a una serie di spese impreviste per gestire i problemi derivanti per esempio da inondazioni, siccità prolungate, precipitazioni abbondanti e così via. La stabilità del clima permetterebbe anche quella economica, sociale e politica nel nostro paese e, che piaccia oppure no, è collegata ai flussi migratori che il cambiamento climatico invece continuerà a mettere sempre di più in moto.
La comunità scientifica ha già evidenziato la necessità di ridurre le emissioni globali di CO2 del 45% entro il 2030, anno di riferimento anche per il raggiungimento di tutti gli 17 Obiettivi per lo Sviluppo Sostenibile (SDGs) presentati nell’Agenda 2030 per lo Sviluppo Sostenibile, programma d’azione per le persone, il pianeta e la prosperità sottoscritto nel settembre 2015 dai governi dei 193 Paesi membri dell’ONU. Per prevenire ulteriori perdite e danni, è fondamentale che tutti i paesi facciano la propria parte, inclusi noi come singoli cittadini con le nostre scelte di vita e le nostre azioni quotidiane. Le tecnologie oggi ci permettono di trovare le giuste soluzioni per promuovere cambiamenti nei sistemi di produzione e consumo: dal maggiore utilizzo di fonti di energia rinnovabile all’impiego di materiali biodegradabili, riciclabili, convertibili in altre risorse. Serve solo l’impegno ad adottare certe soluzioni e non altre, anche nell’ottica di aiutare i Paesi in via di sviluppo a muoversi verso un’economia a bassa emissione di carbonio. Ulteriori approfondimenti:
La città ai tempi del cambiamento climatico
L'Italia e il clima: tempi stretti, ambizioni insufficienti
Cambiamento climatico: il futuro dell’Europa è nell’economia circolare
 

Smart Cities

Con il crescente fenomeno dell’urbanizzazione le città hanno un ruolo sempre più importante nello sviluppo economico e sociale di interi paesi e regioni. Sono centri per nuove idee, cultura, produttività e hanno permesso alle persone di migliorare la loro condizione sociale ed economica. Emergono però anche dei problemi: il traffico urbano che incide sulla qualità dell’aria che respiriamo, la mancanza di fondi per fornire i giusti servizi, la scarsità di alloggi adeguati, il degrado delle infrastrutture, l’inclusione sociale. Come può una città stare al passo con il crescente numero di abitanti ed essere luogo di lavoro e prosperità senza danneggiare il territorio e sprecare le risorse? In uno scenario in cui si prevede che entro il 2030 quasi il 60% della popolazione mondiale abiterà in aree urbane e che il 95% dell’espansione urbana avverrà nei Paesi in via di sviluppo, le città vanno ripensate e rese più efficienti sfruttando le nuove tecnologie, nell’ottica delle cosiddette Global Cities e Smart Cities, città che offrano opportunità a tutti e abbiano al contempo caratteristiche come la sostenibilità, la resilienza, la flessibilità ecc.
Sostenibilità rientra tra gli obiettivi sostenibili dell’ONU quello di “rendere le città e gli insediamenti umani inclusivi, sicuri, duraturi e sostenibili” (n°11). Significa che le città diventano attori chiave nello sviluppo sostenibile e possono farsi promotrici di azioni che possano realizzare anche altri obiettivi (garantire istruzione di qualità, costruire infrastrutture resilienti, promuovere l’innovazione ecc.).
Resilienza è un termine su cui l’ONU ha lanciato una campagna “Making Cities Resilient” (MCR) attraverso l’UNISDR (United Nations for Disaster Risk Reduction): considerando l’impatto che hanno sulle città particolari fenomeni atmosferici causati dai cambiamenti climatici, la tecnologia può essere impiegata per adottare strumenti e strategie utili a ridurne e gestirne le conseguenze. Si può per esempio limitare l’uso di suolo per le prossime espansioni delle città nel territorio e promuovere l’uso di superfici orizzontali più permeabili all’acqua (tetti verdi, manti stradali permeabili), si possono creare più spazi verdi in città per assorbire CO2, mitigare le temperature locali e portare anche positivi effetti psicologici sulla popolazione. (Su questo, ISPI ha pubblicato un focus che parla delle città ai tempi del cambiamento climatico).
Flessibilità può collegarsi alla capacità delle nuove infrastrutture di adattarsi ai bisogni della popolazione: si possono realizzare edifici che non disperdono acqua grazie a un’efficiente sistema di raccolta, separazione e gestione tra l’acqua piovana, l’acqua potabile, l’acqua degli scarichi ecc.; mezzi di trasporto capaci di prevedere i flussi delle persone; spazi culturali la cui struttura interna cambia in base all’evento che ospitano. Ulteriori approfondimenti:
Not Just Smart: Towards Sustainable Cities 
Beyond The Smart Cities: The Sustainable City 
Le città ai tempi del cambiamento climatico

 

 

 

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