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Commentary
La politica ambientale in Cina
Filippo Fasulo
| 13 July 2016

Le tematiche ambientali hanno cominciato a far breccia nell'agenda politica cinese nel 1972 quando a seguito della Conferenza delle Nazioni Unite sull’Ambiente Umano di Stoccolma sono state create le prime istituzioni per la protezione ambientale. Tuttavia, il boom economico che prese avvio nel giro di pochi anni grazie alle riforme avanzate da Deng Xiaoping era costruito su un modello incentrato soprattutto sul raggiungimento di obiettivi di crescita economica. Il tema divenne nuovamente oggetto di attenzione da parte delle autorità politiche cinesi alla fine degli anni ’90, quando delle inondazioni particolarmente gravi nel 1998 resero evidente la necessità di gestire correttamente il territorio. A seguito di tale evento l’Agenzia nazionale per la protezione ambientale venne trasformata nell'Amministrazione statale per la protezione ambientale, un organo di livello ministeriale e collegato direttamente col governo centrale. Nel 2008, infine, venne creato il Ministero per la protezione ambientale, completando un percorso iniziato decenni prima. 

La crescita del peso delle politiche ambientali nell’agenda politica cinese è riscontrabile anche dal susseguirsi dei Piani Quinquennali. Nel Decimo Piano (2001-2005), successivo alle inondazioni del 1998, sono sati previsti per la prima volta degli investimenti e delle disposizioni volte a ridurre l’inquinamento delle acque e a favorire la riforestazione. Negli anni successivi, le tematiche legate alla protezione ambientale hanno acquisito sempre più spazio, tanto che il Tredicesimo Piano Quinquennale (2016-2020) era atteso soprattutto per le ripercussioni ambientali. La Cina, inoltre, ha mostrato un deciso cambio di passo in occasione della 21° Conferenza quadro sui cambiamenti climatici (COP 21) che si è tenuta a Parigi nel dicembre 2015. In quell’occasione Pechino ha preso per la prima volta impegni vincolanti sulla riduzione delle emissioni di gas climalteranti ponendosi così fra i paesi guida nel contrasto al cambiamento climatico.  

La questione ambientale è sempre più rilevante anche per l’opinione pubblica cinese. Delle centinaia di proteste quotidiane che avvengono in Cina, si ritiene che la maggior parte sia proprio dovuta a dispute su progetti che avrebbero un impatto negativo sull’ambiente. Inoltre, nel 2015 ha avuto un'eco internazionale la vicenda presentanta nel documentario "Under the Dome". Il video, pubblicato su internet, presenta i danni dell’inquinamento atmosferico e ha raggiunto circa 300 milioni di visualizzazioni in pochi giorni prima di essere censurato. La questione ambientale dunque è di stretta attualità in Cina, tanto che Xi Jinping l’ha inserita fra i punti chiave della campagna del Sogno Cinese. Operare per una crescita sostenibile dal punto di vista ambientale è diventato uno degli elementi che contribuisce a valutare la performance di governo dei quadri locali, prima giudicati semplicemente in base al tasso di crescita del Pil. 

Tale disposizione è presente nella nuova Legge per la protezione ambientale, entrata in vigore il 1° gennaio 2015, che inasprisce le pene per i trasgressori e aumenta le responsabilità dei funzionari pubblici. Questo aspetto è particolarmente rilevante nei rapporti fra centro e periferia. Infatti, se adottare politiche ambientali ha un costo, ad esempio in termini di chiusura di impianti inquinanti o di riduzione del suolo edificabile, negli anni si sono verificati contrasti fra le politiche nazionali che perseguivano una crescita nel segno della maggiore qualità e gli interessi locali interessati alla salvaguardia dei posti di lavoro o alla remunerazione derivante dalla vendita dei terreni. Questo contrasto fra interessi centrali e locali è al centro di tutto il processo di riforma economica avanzato da Xi Jinping ed è comune anche alla riforma delle imprese di stato improduttive.

La pressione dell’opinione pubblica a favore di maggiore attenzione all'ambiente, per quanto fortemente controllata in Cina, diventa così un alleato del Presidente cinese nel perseguire un'agenda verde. Il successo della sua azione politica verrà giudicato anche dalla capacità di affrontare emergenze nazionali come quella dell’inquinamento atmosferico. È possibile dunque che si instauri un meccanismo virtuoso a livello provinciale che metta in competizione fra loro gli enti locali nel fornire soluzioni “verdi”. In questo quadro vi è l’opportunità per le aziende italiane con la tecnologia e il know-how necessari per entrare in un mercato estremamente vasto e in espansione.

 

Filippo Fasulo, ISPI Research Fellow

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