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ISPI per il Parlamento e il MAECI

Focus Mediterraneo allargato n.5

Valeria Talbot
11 October 2017

Executive Summary

La tensione provocata dalle crisi che interessano la regione del Mediterraneo allargato rimane alta, soprattutto a causa dell’instabilità generata dal protrarsi delle tensioni nel Golfo, dalle incertezze legate al futuro della Siria e dallo stallo del conflitto in Yemen. L’equilibrio tra le alleanze nell’area del Golfo è stato messo in discussione dalla crisi politica scaturita lo scorso giugno tra il Qatar e gli altri paesi del Gcc. A livello diplomatico, il tentativo del Qatar di trovare sponde in Europa ha avuto un buon esito, mentre i tentativi di mediazione tra le parti compiuti dal Kuwait non hanno sortito l’effetto sperato. Il perdurare della crisi sta provocando ingenti danni all’economia del Qatar, con possibili ripercussioni future anche per gli Emirati Arabi Uniti e il Bahrein, e le immediate conseguenze di tale instabilità si sono tradotte in una stretta autoritaria nei paesi della Penisola arabica e in Egitto. Soprattutto in quest’ultimo paese, al malcontento popolare, causato anche dalla difficile situazione economica gravata da una serie di manovre e tagli, il presidente al-Sisi sta contrapponendo una stretta autoritaria concretizzatasi in una forte limitazione della libertà politiche e civili. Dal punto di vista geopolitico, gli effetti della crisi del Golfo hanno ripercussioni anche nell’Africa Orientale, soprattutto dopo il ritiro del contingente qatarino al confine tra Eritrea e Gibuti, e in Yemen, dove la situazione appare in fase di stallo con la linea del fronte bloccata. Mentre la condizione umanitaria del popolo yemenita peggiora progressivamente, si assiste ad un riposizionamento degli attori locali, regionali e internazionali lasciando presagire nuovi sviluppi della questione con l’intensificarsi delle attività diplomatiche di Mosca e Pechino nel paese.

Sul fronte siriano, il regime di Bashar al-Assad è impegnato nel consolidamento delle conquiste contro lo Stato islamico, ritiratosi lungo il confine con l’Iraq. Nonostante la sua progressiva contrazione territoriale, desta particolare preoccupazione l’evoluzione futura dell’organizzazione e la diffusione dell’ideologia attraverso la sfera virtuale. La trasformazione dello Stato islamico da formazione proto-statuale a movimento insurrezionale è una opzione che rimanderebbe alla situazione del 2014, mentre un’ulteriore possibilità di sviluppo riguarda il consolidamento dell’organizzazione in altri territori, come la Libia o lo Yemen. Inoltre, l’arretramento dello Stato islamico fa emergere la questione dei foreign fighters, di cui si teme l’effetto blowback, ovvero il ritorno nei paesi di origine. D’altra parte, le prospettive di una Siria post-guerra spaziano da un modello di stato federale o semi-federale, sponsorizzato da Mosca che cerca il disimpegno nella regione, ad una forma statuale caratterizzata da un potere centrale debole e da un ampio potere di milizie sciite, opzione supportata da Teheran, con l’intento di mantenere un’influenza diretta sul paese. La contrazione territoriale dello Stato islamico sul confine siro-iracheno ha degli effetti in particolare sull’Iraq e sul suo futuro di stato unitario anche alla luce del referendum per l’indipendenza della regione autonoma del Kurdistan svoltosi a fine settembre.

Proprio il riemergere della questione curda costituisce un ulteriore elemento che concorrerà alla ridefinizione del Medio Oriente post-Stato islamico. La prevedibile vittoria al referendum sulla scelta indipendentista nel Kurdistan iracheno ha una forte valenza simbolica, ma le tensioni interne al fronte curdo e il difficile rapporto con il governo centrale restano un nodo da sciogliere. Così come, sul versante siriano, l’accordo tra i curdi e il regime appare instabile sia per via dell’incertezza legata alla futuro postbellico della Siria sia per le pressioni esercitate dalla Turchia, preoccupata per la forza di attrazione che la presenza di autonomie curde ai suoi confini possa esercitare sulla consistente minoranza curda al suo interno. A monitorare costantemente la questione curda è anche l’Iran di Rouhani, il quale, dopo la vittoria nelle ultime elezioni, persevera nel programma di apertura dal punto di vista internazionale ed economico affiancato da un progetto di riforma interno. Nonostante gli sviluppi positivi che hanno fatto seguito all’accordo sul nucleare iraniano, il quale ha già dato i primi frutti in Europa in termini economici, le azioni contraddittorie dell’amministrazione Trump stanno mettendo a dura prova la tenuta dell’accordo.

Nell’area nordafricana la questione libica e le relative implicazioni legate al tema della sicurezza rimangono la priorità regionale ed internazionale. Sul versante interno, il Governo di unità nazionale (Gna) sta attraversando grandi difficoltà nonostante gli sforzi di Ghassan Salamé, nuovo rappresentate Onu in Libia, e la mediazione di Macron durante il vertice con al-Serraj e Haftar. In Algeria, l’immobilismo politico ed economico connesso alle incertezze sulla successione di Bouteflika è stato aggravato lo scorso agosto dalla destituzione del primo ministro Tebboune insieme ad altri tre ministri. Inoltre, la recente scoperta di una cellula dello Stato islamico in Algeria ha sollevato nuovamente il problema securitario, connesso all’instabilità libica, soprattutto in un contesto come quello algerino che necessita di una profonda riforma economica strutturale. Infine, anche la Tunisia mostra di voler affrontare il tema della sicurezza legato al terrorismo dato il recente rimpasto voluto dal primo ministro Chahid lo scorso settembre, con cambi ai due dicasteri dell’Interno e della Difesa, confermando lo stato di preoccupazione in materia securitaria della regione del Mediterraneo allargato.

 

 

AUTORI

Al presente Focus hanno contribuito:

 

Eleonora ARDEMAGNI - CAPITOLO 1 (Crisi nel Golfo, Crisi in Yemen)

Silvia CARENZI - CAPITOLO 3

Eugenio DACREMA - CAPITOLO 1 (Crisi siriana)

Giuseppe DENTICE - CAPITOLO 2 (Egitto)

Chiara LOVOTTI - CAPITOLO 2 (Iraq)

Nicola MISSAGLIA - CAPITOLO 2 (Algeria)

Annalisa PERTEGHELLA - CAPITOLO 2 (Iran)

Valeria TALBOT - CAPITOLO (Turchia)

Stefano M. TORELLI - CAPITOLO 2 (Tunisia) e APPROFONDIMENTO

Arturo VARVELLI - CAPITOLO 2 (Libia) e CAPITOLO 3

Matteo COLOMBO - MAPPE e INFOGRAFICHE

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