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Focus

L’accordo sul bacino del Caspio su cui punta Pechino

Fabio Indeo
14 February 2019

La Cina guarda con interesse alla convenzione sullo status del bacino del Caspio poiché un rafforzamento della cooperazione regionale in tal senso migliorerebbe la posizione economica cinese in alcuni snodi portuali strategici, che hanno già goduto di investimenti per la realizzazione di infrastrutture nell’ambito Belt and Road.

Il summit tra i cinque presidenti delle repubbliche che si affacciano sul Caspio, svoltosi il 12 agosto nella città portuale kazaka di Aktau, ha sancito la firma della convenzione sullo status del bacino del Caspio, che dovrebbe teoricamente risolvere tutte le questioni insolute inerenti lo sfruttamento delle riserve energetiche ed ittiche e la demarcazione delle rispettive frontiere marittime.

Il problema della definizione dello status legale del Caspio si ripropone dal 1991, quando dalla dissoluzione dell'UnioneSovietica Azerbaigian, Kazakhstan e Turkmenistan divennero repubbliche indipendenti e reclamavano il diritto allo sfruttamento del bacino del Caspio (che dovrebbe contenere riserve per 48 miliardi di barili di petrolio e oltre 8mila miliardi di metri cubi di gas), che da una sorta di lago sovietico-iraniano era diventato un bacino condiviso e conteso tra cinque stati.

Stabilire se il bacino del Caspio debba essere considerato un lago o un mare si riflette sui diritti di sfruttamento delle riserve offshore di idrocarburi: la definizione di lago sancirebbe la prevalenza della linea iraniana, ovvero una soluzione di condominio con la suddivisione in parti uguali del bacino (20%), mentre le altre nazioni sostengono la formula (ovvero la definizione di mare) per la quale la quota spettante a ciascuno stato sia legata alla lunghezza della linea costiera (scenario che svantaggerebbe Teheran in quanto la sua quota si ridurrebbe al 13%).

In attesa della ratifica dell'accordo da parte delle cinque nazioni che si affacciano sul Caspio, quest'intesa appare in realtà un accordo di massima di difficile implementazione in quanto non dirime uno dei nodi principali fondamentali per la diversificazione delle rotte d'esportazione di Turkmenistan e Kazakhstan e per la sicurezza energetica europea, ovvero la realizzazione del gasdotto transcaspico. Se da un lato si riconosce il diritto di realizzare un gasdotto sottomarino se sussiste un’intesa tra i paesi interessati al tracciato, dall'altro rimane condizionato alle questioni di carattere ambientale da sempre avanzate da Teheran e Mosca per osteggiare il progetto.

In un’ottica prettamente geopolitica, appare di eccezionale rilevanza l'accordo che proibisce la navigazione e la presenza di navi militari straniere nel bacino, sancendo di fatto un condominio securitario russo-iraniano che esclude una potenziale influenza NATO e statunitense.

Indubbiamente, una delle precondizioni per la piena implementazione dell'accordo implica il venir meno delle rivalità che contrappongono Turkmenistan/Azerbaigian, Azerbaigian/Iran e Turkmenistan/Iran in relazione alla proprietà e ai diritti di sfruttamento di alcuni giacimenti della sezione meridionale del Caspio: soprattutto Baku ed Ashgabat sono chiamate ad addivenire ad un accordo sul giacimento conteso di Kapaz/Serdar, e il Turkmenistan dovrebbe accantonare le proprie pretese sul giacimento di Azeri-Chirag-Guneshli, da anni sfruttato dall'Azerbaigian. Alcuni segnali lasciano presagire che i tempi possano essere maturi, in quanto ci sono stati nell'ultimo biennio diversi meeting bilaterali dove i rappresentanti delle due repubbliche post-sovietiche hanno discusso di progetti congiunti nel settore energetico e di un eventuale production sharing agreement come formula di sfruttamento del giacimento di Kapaz/Sardar.

Di contro, le relazioni tra Turkmenistan ed Iran appaiono oggi largamente deteriorate, con le parti che si sono rivolte ad un arbitrato internazionale per dirimere una disputa economica inerente il mancato pagamento di forniture di gas: da gennaio 2017 il Turkmenistan ha interrotto le proprie esportazioni di gas verso l'Iran, sancendo la propria totale dipendenza dalla Cina come mercato d'esportazione, mentre Teheran ha inaugurato un nuovo gasdotto che connette i giacimenti meridionali alle province nordorientali, rendendo di fatto progressivamente ininfluenti le importazioni di gas turkmeno.

La Cina guarda con interesse all'accordo sul Caspio, in quanto risultano coinvolte Russia ed Iran, due dei principali partner di Pechino nello scacchiere internazionale.

Inoltre, una rafforzata cooperazione regionale improntata sul miglioramento delle relazioni bilaterali potrebbe rafforzare la posizione economica cinese in alcuni snodi portuali strategici che si affacciano sul Caspio, come il porto di Aktau, dove la Cina ha investito nella realizzazione di infrastrutture nell'ambito della Belt and Road Initiative. Per inciso, il porto kazako di Aktau è il terminal della linea ferroviaria che dall'hub di Khorgos (confine sino-kazako) attraversa l'intera repubblica centroasiatica sfociando sul Caspio. Restando nell'ambito della BRI, nei prossimi anni il porto turkmeno di Turkmenbashi dovrebbe essere il terminal di una linea ferroviaria (parallela alla Khorgos-Aktau) che dalla Cina – attraversando Uzbekistan e Turkmenistan – porterà merci e prodotti sul Caspio

Negli ultimi venti anni la Cina ha investito miliardi di dollari per lo sfruttamento di promettenti giacimenti petroliferi nella sezione kazaka del Caspio e detiene l'8,33% delle quote del consorzio Kashagan, a ribadire come gli idrocarburi del Caspio siano essenziali per alimentare il corridoio energetico ovest-est che si dipana in senso inverso al progetto geo-economico della BRI.

Di contro, il coinvolgimento del Turkmenistan nel Southern Gas Corridor– a seguito dell'eventuale realizzazione del gasdotto sottomarino transcaspico tra Turkmenistan ed Azerbaigian – ridurrebbe l'influenza di Pechino sul settore energetico di Ashgabat: i mercati europei rappresentano un’opzione importante per la diversificazione delle rotte d'esportazione di questa repubblica centroasiatica, che oggi copre 1/3 delle importazioni gazifere cinesi. La quantità di gas naturale che il Turkmenistan deciderà di esportare attraverso il SGC determinerà la rilevanza strategica del recente accordo sul Caspio: allo stesso tempo, l'imminente realizzazione del gasdotto sino-russo Power of Siberia di fatto permetterà a Pechino di inaugurare una rotta alternativa di approvvigionamento, riducendo l'importanza del gas turkmeno.

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