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Commentary

La legge antiterrorismo in Francia: un bilancio due anni dopo

Matteo Pugliese
06 November 2019

Nel novembre 2017 in Francia è entrata in vigore la nuova legge antiterrorismo, la numero 1510, fortemente voluta dal presidente Emmanuel Macron per sostituire lo stato d’emergenza. Tale regime d’urgenza fu proclamato dal suo precedente Francois Hollande nel novembre 2015, dopo gli attacchi di Parigi, e fu prorogato dal parlamento ben cinque volte, restando in vigore per quasi due anni. 

L’état d’urgence è disciplinato dalla legge 385 del 3 aprile 1955. Dal 14 novembre 2015 al 22 settembre 2017, grazie ai poteri speciali, furono eseguite 4569 perquisizioni domiciliari amministrative, che portarono all’apertura di 690 procedimenti giudiziari, di cui 21 per apologia del terrorismo e 4 per associazione con finalità di terrorismo. Nel 2017 vari attivisti ed esperti misero in guardia dal “normalizzare” i poteri emergenziali con disposizioni permanenti. 

A due anni dall’entrata in vigore della legge 1510, è possibile tracciare un primo bilancio dell’efficacia nel contrasto al terrorismo in Francia. 

Un bilancio positivo secondo il governo di Parigi, che si vanta di aver sventato 10 attentati grazie agli strumenti introdotti. Sono anche state temporaneamente chiuse sette moschee per propaganda violenta o apologia del terrorismo. Sino a febbraio 2019, la polizia ha svolto 93 “visite domiciliari” e sono stati istituiti 266 perimetri di sicurezza temporanei. Alcune di queste misure di prevenzione, come i perimetri di sicurezza, la chiusura di luoghi di culto, le “visite domiciliari” (perquisizioni), la sorveglianza individuale, sono attive a titolo sperimentale sino al 31 dicembre 2020, dopodiché il parlamento dovrà decidere se rinnovarle. 

Nonostante tali misure, la Francia ha comunque sofferto sei attacchi terroristici di matrice jihadista e due di estrema destra (contro le moschee di Brest e di Bayonne, rispettivamente il 27 giugno e 28 ottobre 2019) dall’entrata in vigore sino ad oggi.

Il 23 marzo 2018 a Carcassonne e Trèbes il franco-marocchino Redouane Lakdim riuscì a uccidere quattro persone e ferirne altre 15 in nome del cosiddetto Stato Islamico (IS), benché fosse segnalato nella lista Fiche S (Sûreté de l'État) dell’intelligence francese. 

Il 12 maggio 2018, il franco-ceceno Khamzat Azimov uccise una persona e ne ferì altre quattro presso il palazzo dell’Opéra di Parigi; anch’egli aveva giurato fedeltà all’allora “califfo” Al-Baghdadi ed era sia fiché S sia sulla lista FSPRT (Fichier des signalements pour la prévention de la radicalisation à caractère terroriste). Quest’ultima, istituita nel 2015 specificamente per la prevenzione della radicalizzazione, comprende circa ventimila persone. 

L’11 dicembre 2018, a Strasburgo, il franco-algerino Chérif Chekatt sparò nei mercatini di Natale, uccise 5 persone fra cui l’italiano Antonio Megalizzi e ne ferì altre 11. Anche Chekatt era nella lista Fiche S e conosciuto come delinquente recidivo e aveva registrato un video di fedeltà al cosiddetto Stato Islamico. 

Il 24 maggio 2019 un ordigno rudimentale esplose nel centro di Lione, provocando solo feriti. Venne arrestato l’algerino Mohamed Hichem Medjoub, che aveva giurato fedeltà all’IS.

Un attacco di matrice islamista è avvenuto anche nel carcere di Condé-sur-Sarthe il 5 marzo 2019, per mano del convertito Michaël Chiolo, grazie ai coltelli di ceramica introdotti dalla moglie Hanane Aboulhana. 

Come dimostrano questi attentati, pur essendo talvolta già noti e monitorati dalle forze di sicurezza, i terroristi sono riusciti a portare a termine i loro piani. 

Entrambe le liste citate, Fiche S e FSPRT, hanno suscitato un aspro dibattito sull’opportunità di informare i sindaci dell’eventuale presenza di impiegati nelle proprie amministrazioni che fossero segnalati per radicalizzazione o pericolosità.

L’infiltrazione della pubblica amministrazione e della polizia è un problema concreto. Il 3 ottobre 2019, un funzionario amministrativo della direzione di intelligence della Prefettura di Parigi ha ucciso a coltellate quattro colleghi. L’uomo si era convertito all’islam da circa dieci anni ed era sposato con una donna marocchina, frequentava inoltre una moschea diretta da un imam salafita segnalato dalla polizia e aveva espresso soddisfazione per l’attentato del 2015 contro la redazione di Charlie Hebdo. 

La commissione del Senato francese, incaricata di controllare l’applicazione della legge del 2017, ha pubblicato un bilancio a fine 2018. I senatori fanno notare che il Consiglio costituzionale francese è stato investito in due occasioni del controllo in via incidentale della legittimità costituzionale di alcune disposizioni. In particolare, sulle misure individuali di controllo amministrativo e di sorveglianza (Decisione 2017-691 del 16 febbraio 2018, Farouk B.) e sui perimetri di protezione (Decisione 2017-695 del 29 marzo 2018, Rouchdi B. et autre). Il Consiglio ha giudicato tali disposizioni conformi, con alcune riserve d’interpretazione. La commissione senatoriale traccia un bilancio meno roseo di quello governativo, giudica difficile valutare l’efficacia delle visite domiciliari e si interroga sulla legalità dei perimetri di protezione resi permanenti, come alla stazione di Lille o al porto di Dunquerke. 

Il giudizio più negativo arriva comunque da Ong come Amnesty International, che in un rapporto pubblicato il 22 novembre 2018 definisce la legge 1510 ingiusta, onnipresente, intrusiva e discriminatoria. In particolare, viene criticato il trasferimento di poteri dall’autorità giudiziaria a quella amministrativa, che secondo l’organizzazione avrebbe creato un sistema giuridico a due livelli, che indaga persone sulla base di criteri vaghi e informazioni riservate non accessibili alla difesa. Il rapporto cita anche una serie di vittime di abusi, che hanno perso il lavoro o sofferto restrizioni alla vita familiare a causa delle misure imposte. 

In conclusione, sebbene sia ancora presto per giudicare pienamente l’efficacia della legge voluta da Macron, è possibile evidenziare alcune tendenze. La diminuzione degli attacchi terroristici sul suolo europeo e francese è senz’altro dovuta anche alla fine del “califfato” in Medio Oriente, che forniva sostegno logistico o almeno ispirazione ideologica con la sua potente propaganda online. È possibile che con l’uccisione di Abu Bakr al Baghdadi da parte delle forze speciali americane nel raid del 27 ottobre 2019, e la nomina del suo successore Abu Ibrahim al Hashimi al-Qurashi, vi saranno tentativi organizzati o improvvisati di vendicare il defunto leader. Le misure, come dimostrato, non hanno impedito l’attuazione di attentati da parte di singoli individui, pur sotto il controllo di polizia e intelligence. Gli abusi e le violazioni dei diritti denunciate dalle Ong potranno poi influire sul rinnovo di certe disposizioni alla fine del 2020. Secondo un sondaggio Ifop Fiducial, la decisione di Macron di terminare lo stato d’emergenza e sostituirlo con la nuova legge è approvata dal 59% dei francesi. 

 

Le opinioni espresse sono personali e non riflettono necessariamente le posizioni dell'ISPI.

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