Non accennano a placarsi le proteste in corso da una settimana in India. A scatenarle è stata l'approvazione di un emendamento alla legge sulla cittadinanza che discrimina - secondo alcuni - le minoranze musulmane. Una nuova mossa del premier Narendra Modi per minare il secolarismo nel paese, in nome del nazionalismo induista?
Cresce la rabbia in India contro un emendamento alla legge sulla cittadinanza approvato dal parlamento di New Delhi. Almeno sei persone sono morte e centinaia sono rimaste ferite nelle manifestazioni in diverse città del paese. La polizia ha disperso con gas lacrimogeni i disordini a Seemlampur, nord-est della capitale, ed è accusata di repressione violenta contro gli studenti nel campus dell'Università Jamia Millia Islamia della capitale. Gli scontri tra manifestanti e autorità stanno paralizzando il traffico e finora tre stati hanno dichiarato che non applicheranno la legge. I manifestanti hanno convocato uno sciopero nazionale per domani, 19 dicembre in tutti i 29 stati che compongono la federazione indiana. Per il governo del primo ministro Narendra Modi, leader del partito nazionalista indù Bharatiya Janata Party (Bjp), alla guida del subcontinente dal 2014, e rieletto per un secondo mandato a maggio scorso, si tratta della prima vera sfida interna da affrontare.
Cosa prevede la legge?
Il Citizenship Amendment Bill (Cab), emenda una legge di 64 anni fa secondo cui un immigrato irregolare non può diventare cittadino indiano. In particolare, il provvedimento stabilisce delle eccezioni per Indù, Sikh e Cristiani provenienti dai paesi limitrofi a maggioranza musulmana (Bangladesh, Pakistan e Afghanistan). Ma non per gli immigrati musulmani: un’ingiustizia, secondo i musulmani indiani, una comunità che conta 200 milioni di fedeli, pari al 14% della popolazione indiana, e che dall’avvento al potere di Modi temono di diventare cittadini di serie B.
Ma a spaventare i musulmani, è soprattutto il collegamento della Cab con un altro documento controverso: il Registro Nazionale dei Cittadini dell'India (NRC). Il registro fa parte della campagna intrapresa dal governo per identificare le famiglie di immigranti irregolari originari del vicino Bangladesh, insediatisi da anni nello stato nord-orientale dell'Assam. Ad Agosto, quando il NRC è stato pubblicato, circa 2 milioni di persone - molti dei quali musulmani - hanno scoperto che i loro nomi non erano presenti. Il governo ha comunicato loro che hanno un tempo limitato per presentare ricorso e dimostrare di essere a tutti gli effetti cittadini indiani. Altrimenti, rischiano di essere espulsi o di finire in campi di detenzione. Finora, la misura riguarda potenzialmente due milioni di persone. Ma il BJP al potere vuole estendere il censimento a tutto il paese entro il 2024.
Chi protesta e perché?
Le proteste infiammano l’India da giovedì scorso, ma la folla scende in piazza per motivi diversi. C'è chi denuncia una discriminazione dei musulmani, ritenendola parte di una più ampia agenda in chiave nazionalista indù del premier Narendra Modi. E c'è chi, soprattutto nelle regioni al confine, teme invece che la misura possa attirare nuovi migranti. In Assam, uno degli stati di frontiera in cui le proteste sono più diffuse, la rivalità non è tanto tra musulmani e indù, quanto tra residenti e non: gli abitanti della zona, in altre parole, temono che la normativa approvata incoraggi l’arrivo massiccio di nuovi immigrati.
Modi ha respinto le accuse, affermando che la legge non danneggia nessun cittadino e ha accusato non meglio precisati "gruppi d'interesse" di alimentare le proteste. Per il premier, la nuova normativa costituisce “una priorità assoluta”, e i musulmani dei tre Paesi non godono della legge “perché non hanno bisogno della protezione dell'India”. Ma i critici rispondono che se avesse avuto davvero a cuore la protezione delle minoranze, l’emendamento avrebbe incluso le comunità di musulmani che rischiano la persecuzione nei loro paesi, come gli Ahmadi in Pakistan o i Rohingya in Myanmar.
L’India agli indù?
La Costituzione indiana garantisce uguaglianza a tutti i cittadini davanti alla legge. Ma il caposaldo di laicità della più grande democrazia del mondo potrebbe essere a rischio: secondo i critici di Narendra Modi, la legge sulla cittadinanza è solo l’ultimo tassello di una politica più ampia volta a trasformare il volto e la natura secolare del paese in uno Hindu Rashtra uno stato indiano di soli indù. Ad agosto, il governo di New Delhi aveva abolito lo 'status speciale' dello Stato del Jammu e del Kashmir a maggioranza musulmana, garantito dalla Costituzione, scatenando una tempesta politica e sociale nella regione, contesa dal Pakistan. A novembre, Modi è riuscito a mettere a realizzare una promessa elettorale, grazie alla sentenza della Suprema Corte indiana per la quale il sito storico di Ayodhya appartiene agli indù e non ai musulmani. La decisione ha messo fine ad una disputa religiosa che ha influenzato i rapporti tra la comunità hindu e quella musulmana per quasi un secolo. Da quando lui è premier, le violenze e le discriminazioni contro i musulmani o, comunque, contro i non hindu, sono aumentate: vengono attaccati luoghi di culto e le moschee, e persino le macellerie musulmane che vendono la carne delle mucche, sacre agli indù.
Tra il 2004 e il 2007, si portava l’India ad esempio, facendo notare che, in un paese a maggioranza induista, il presidente era musulmano (Abdul Kalam), il primo ministro sikh (Manmohan Singh) e la persona più potente era un’italiana di origini cattoliche (Sonia Gandhi). Oggi è diverso, e domani?
Il Commento
di Ugo Tramballi, Senior advisor India Desk ISPI
“Tutte le decisioni prese da Modi dall’inizio del suo secondo mandato hanno suscitano sospetti e critiche. Dal Kashmir alla legge sulla cittadinanza sono tutti nervi scoperti per la comunità musulmana”.
“L’elemento ideologico e nazionalista è sempre stato forte nel Bjp di Modi, dove però è presente anche altro: le aspirazioni economiche, multilaterali e globaliste. Tutto sta a capire quale delle due anime prevarrà sull’altra”.
Per approfondire:
https://www.ispionline.it/it/pubblicazione/india-pakistan-dove-nasce-la-tensione-22396
https://www.ispionline.it/it/pubblicazione/indias-global-challenge-23243
https://www.ispionline.it/it/pubblicazione/india-modi-factor-19619
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A cura della redazione di ISPI Online Publications (Responsabile Daily Focus: Alessia De Luca, ISPI Advisor for Online Publications)