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La rubrica

Storia del G20, un paese alla volta: Canada

09 April 2021

Il Canada partecipa al G20 sin dalla sua fondazione, nel 1999, quando il forum si teneva tra i ministri delle Finanze delle venti principali economie mondiali ed è ritenuto uno dei principali artefici della sua creazione, nonché della sua evoluzione in summit tra capi di governo e di stato nel 2008. Con una popolazione di 38 milioni di abitanti e una superficie di quasi dieci milioni di kmq, il Canada rappresenta, dopo l’Australia, sia il paese meno popoloso del G20 nonché quello con la più bassa densità di popolazione in rapporto al territorio, sia il secondo paese al mondo (dopo la Russia) per estensione territoriale. Il paese nordamericano ha ospitato il forum nel 2010, a Toronto, e oggi il governo di Ottawa è considerato uno dei più progressisti nella cornice del G20.

 

Dalle origini a Toronto 2010

Quando nel 1999, al G7 finanziario di Berlino, si decise di estendere il Gruppo di paesi ad un forum allargato l’iniziativa fu portata avanti dall’allora ministro delle Finanze tedesco Hans Eichel e come primo chairman fu nominato il suo omologo canadese (che sarebbe successivamente diventato primo ministro) Paul Martin. Questi è considerato “l’architetto principale della formazione del G20 a livello di ministri delle Finanze”, così come colui che avrebbe “proposto di fare del forum un summit tra i leader dei paesi membri”, come sottolinea Colin Bradford di Brookings Institution.
L’idea del ticket Eichel-Martin era quella di istituire un summit mondiale che rispondesse alle crisi monetarie degli anni Novanta nelle economie emergenti: la crisi del peso messicano, quella finanziaria asiatica del ’97, quindi quella russa un anno dopo.
La crisi peggiore del secolo, invece, è arrivata nel 2008 e partì dagli Stati Uniti. E fu per questo che l’azione diplomatica delle principali economie mondiali portò il forum dei 20 a livello di capi di stato e di governo. “Il Canada resta in un posto molto speciale del mondo […] Noi siamo il paese più sviluppato al mondo a cui nessuno attribuisce le responsabilità per questa crisi”, disse ridendo al G20 di Pittsburgh nel 2009 l’allora primo ministro Stephen Harper in un discorso in cui elogiava il proprio paese e le sue caratteristiche: “Il Canada è grande abbastanza per fare la differenza, ma non a sufficienza per minacciare gli altri. E questo è un grande vantaggio se usato in modo appropriato”.
Un anno dopo, il Canada ospitò il G20. L’agenda di Toronto divise molto i leader che si riunirono nel 2010. Da un lato, i paesi europei e l’UE cercarono di far prevalere le misure di austerity allora impiegate per contrastare la crisi del debito, mentre, dall’altro lato USA, Cina e India promossero maggiori stimoli per mitigare gli effetti della recessione. In particolare, l’UE propose una “bank tax” e una “Robin Hood tax”, che furono però respinte sia dagli Stati Uniti che dal Canada.

 

L’impegno per il clima

Negli ultimi dieci anni sono cambiati sia l’approccio del G20 ai temi globali che il Canada stesso. Mentre l’agenda del forum anno dopo anno si è sviluppata anche su temi che non sono squisitamente di carattere finanziario, concentrandosi anche sulla ricerca di una maggiore eguaglianza, su una maggiore inclusività e sulla lotta ai cambiamenti climatici, il Canada dal 2015 è guidato da un esecutivo progressista presieduto dal premier Justin Trudeau. Leader del Partito Liberale del Canada, Trudeau sta portando avanti un programma di governo che tiene in alta considerazione gli impegni internazionali nell’ambito del contrasto al surriscaldamento globale, diversamente da quanto fatto dal suo vicino continentale durante l’amministrazione Trump. Il governo di Ottawa adotterà finalmente una politica di “carbon pricing” – che i detrattori chiamano “carbon tax” – con cui mira a contribuire all’obiettivo di tagliare totalmente le emissioni a livello nazionale entro il 2050. Un atto coraggioso per il quarto produttore mondiale di petrolio e quinto per emissioni di gas serra pro-capite. Il risultato maggiore, però, potrebbe essere quello di incentivare indirettamente il vicino statunitense a seguire le stesse politiche, aiutando quindi a ridurre l’impatto ambientale provocato dal sistema economico in tutta la parte settentrionale del continente americano, dove negli anni i livelli di emissione sono stati tra i più preoccupanti.

Gli altri dossier

L’impegno del Canada nella cornice del G20 si è sviluppato anche in altri importanti settori. Ai lavori conclusivi del G20 saudita, tenutosi nell’anno della pandemia di covid-19, il governo Trudeau ha ribadito il sostegno del Canada ai paesi del sud del mondo, impegnando il proprio paese sia per una distribuzione equa dei vaccini anti-covid sia per la sospensione dei pagamenti del debito. Ha inoltre riaffermato la necessità del rispetto dello stato di diritto, dei diritti umani, inclusi quelli delle donne, affinché si prevengano persecuzioni e discriminazioni a livello mondiale.

 
Verso il G20

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