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La rubrica

Storia del G20, un paese alla volta: Francia

Carlo Mongini
21 May 2021

L’influenza della Francia sull’agenda e l’organizzazione del G20 è stata – ed è tuttora – significativa. Ha presieduto il Gruppo nel 2011 al vertice di Cannes, in cui è stata portata avanti la strategia internazionale di lotta alla grande crisi finanziaria iniziata nel 2008. Più di recente ha assunto un ruolo di promotore degli obiettivi climatici a livello multilaterale e il supporto ai paesi non G20 nel contrasto alla pandemia.

 

La riforma del G20

Per capire l’influenza che Parigi ha nel Gruppo dei venti, basta sapere che dietro alla pratica di organizzare summit tra i leader dei paesi G20 c’è proprio la Francia. Il G20 è nato come un’organizzazione per facilitare la discussione tra i Ministri delle finanze e i banchieri centrali delle principali economie mondiali. Ovviamente la crisi finanziaria scatenata nel 2008 è stata una delle più ardue sfide sul tavolo del G20. Tuttavia, per un evento di così grande portata risultò necessario andare oltre al solo dibattito tra i ministri. Così, gli Stati Uniti organizzarono nel 2008 a Pittsburgh il primo vertice dei capi di stato e di governo del G20. La vera spinta per questo cambiamento, in realtà, non sarebbe arrivata dall’allora presidente George W. Bush, ma dall’altra sponda dell’Atlantico. In particolare da Gordon Brown, allora primo ministro del Regno Unito, e Nicolas Sarkozy, allora Presidente della Repubblica francese. Entrambi stavano attraversando momenti di difficoltà a livello interno, con cali di popolarità. Videro quindi nel lancio di un Summit G20 l’opportunità rafforzare la propria immagine, sia tra gli elettori che all’estero. Poco importava, quindi, che cosa si sarebbe discusso, perché la creazione del Summit fu per loro già una vittoria diplomatica.

 

La presidenza di un G20 “sociale”

Parigi ha poi contribuito ad ampliare gli orizzonti del G20 su settori non solo prettamente economici. La Francia ottenne la presidenza nel 2011, culminata nel Summit di Cannes. L’agenda di Parigi era sostanzialmente in continuità con quella dell’anno precedente, e cioè il ritorno alla crescita economica dopo la crisi finanziaria mondiale. Questo obiettivo comprendeva anche la supervisione dei paesi le cui finanze erano maggiormente a rischio di collasso e ritenute più fragili per via della crisi; compito portato avanti insieme al Fondo monetario internazionale (Fmi), riformato l’anno precedente. L’innovazione principale del G20 francese, tuttavia, fu la creazione della Task Force del G20 sull’occupazione, su spinta dell’allora ministro del Lavoro francese Xavier Bertrand insieme alla Germania. La crisi finanziaria non coinvolgeva solamente la dimensione economica dei paesi, ma anche quella sociale: da qui la necessità di lavorare insieme agli altri ministri del Lavoro per trovare soluzioni alla disoccupazione galoppante. Questa iniziativa portò all’accordo Cannes Action Plan for Growth and Jobs, un’iniziativa che impegnava i governi dei paesi G20 ad attuare riforme strutturali nel mercato del lavoro: maggiore flessibilità dei contratti, una tassazione più adatta a facilitare l’occupazione, l’impegno da parte dell’UE di raggiungere il 75% dell’occupazione nell’Unione per i cittadini tra i 20 e i 64 anni.

 

Non solo economia: clima e paesi africani

Negli ultimi anni, la Francia ha continuato a sostenere a necessità per il G20 di diventare forum di discussione sui maggiori temi che riguardano la governance globale. Se il G20 delle origini aveva un orientamento prettamente economico-finanziario, le sfide odierne esulano dal solo ambito economico e devono essere affrontate in maniera più olistica. Una di queste è il cambiamento climatico, su cui la Francia ha fondato buona parte della propria azione diplomatica recente. L’accordo di Parigi del 2015 ha stabilito le responsabilità tra i paesi nella riduzione delle emissioni inquinanti. Il riconoscimento e il collegamento tra questo accordo – avvenuto in sede ONU – e il G20 è stato proposto e supportato dalla Francia, che nel 2019 chiese che gli obiettivi di Parigi fossero inclusi anche nelle conclusioni del Summit G20 di Osaka. Il presidente Emmanuel Macron pose questa come una “linea rossa” su cui non avrebbe fatto un passo indietro.

Più di recente, Parigi ha spinto affinché i paesi G20 si impegnassero nella condivisione dei vaccini contro il COVID-19 con i paesi a basso reddito. Macron ha parlato chiaramente della necessità di evitare una ripresa a due velocità, con paesi che vengono lasciati indietro dal punto di vista sanitario ed economico. In particolare, la sua attenzione si è concentrata sull’Africa, la cui rappresentanza nel G20 è limitata al solo Sudafrica. Non a caso, proprio nel maggio 2021 la Francia ha organizzato a Parigi un vertice per il finanziamento delle economie africane, che rischiano di collassare sotto il peso del debito pubblico che aumenta per via delle misure anti-COVID.

 

G20 e agenda francese

Il G20 quindi rappresenta per la Francia il forum principale di discussione per la governance globale sia dal punto di vista economico che da quello sociale, lotta al cambiamento climatico compresa. L’attivismo di Parigi nel G20 ha portato a significative riforme dell’organizzazione e dell’agenda del Gruppo: dalla creazione del Summit tra capi di stato all’ampliamento dei temi ai tavoli di discussione. Ancora oggi la Francia cerca di essere un attore preminente nella governance globale per il rilancio del multilateralismo.

 
Verso il G20

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