È salito vertiginosamente il bilancio del doppio attacco terroristico all’aeroporto di Kabul. Lo Stato islamico l’ha rivendicato, mentre Biden promette che i responsabili verranno puniti. ISPI ha intervistato in esclusiva John Allen, presidente di Brookings Institution (maggiore think tank USA) ed ex Comandante delle forze NATO in Afghanistan.
Sono oltre 90 i morti e almeno 150 i feriti nelle due esplosioni avvenute ieri sera presso gli ingressi dell’aeroporto internazionale di Kabul. Tra loro, come riportano le autorità USA, hanno perso la vita anche 13 membri dello staff americano mentre 18 sono rimasti feriti. L’attentato è avvenuto con un doppio attacco suicida accompagnato da spari ed è stato successivamente rivendicato dallo Stato Islamico della Provincia Khorasan (ISKP), gruppo terroristico affiliato all’ISIS che opera in Afghanistan e in altre regioni dell’Asia Centrale. Il presidente degli Stati Uniti Joe Biden ha dichiarato dalla Casa Bianca che le vittime non verranno dimenticate e che i responsabili verranno perseguiti. Ad oggi, si tratta del giorno peggiore se si guarda il numero di soldati americani uccisi negli ultimi dieci anni; quelle di ieri sono state le prime vittime USA dal febbraio del 2020.
Guerra al terrore: chi vince e chi perde?
L’esperienza USA in Afghanistan finisce quasi esattamente come era iniziata vent’anni fa: con un attacco terroristico e molti morti, anche se i numeri non reggono il paragone con l’11 Settembre. Mentre le notizie di questi ultimi giorni dell’Occidente in Afghanistan risultano ancora confuse e in fase di sviluppo, in molti si interrogano sul valore di questa ventennale missione. I 78 attacchi terroristici dell’ISKP nel solo 2021 ci dicono che il terrorismo è ancora il problema numero uno per la sicurezza dell’Afghanistan. La conquista talebana di Kabul in un solo giorno dimostra che l’addestramento e l’equipaggiamento “made in USA” non sono stati efficaci. La paura di oggi delle donne afghane e in generale per il futuro dei diritti umani nel paese ci danno infine l’immagine di un Afghanistan che probabilmente tornerà indietro di vent’anni.
Per fare luce su questi e altri aspetti, ISPI ha intervistato John Allen.
I vent’anni di missione in Afghanistan sono costati agli Stati Uniti molto denaro, ma soprattutto vite umane. Quello che viene spontaneo chiedersi è se ne sia valsa la pena e, soprattutto, cosa abbiano rappresentato questi vent’anni per la società e le persone dell’Afghanistan…
Il 2021 era iniziato sotto i migliori auspici, anche per la comunità internazionale. Tra “America first” e “America is back” sono passati solo quattro anni, ma c’era grande ottimismo per il futuro delle relazioni internazionali, e del multilateralismo. Forse si è peccato di troppo ottimismo…
Ora si deve guardare al futuro, alla possibilità di dialogare con i Talebani stessi, anche loro avversari dello Stato Islamico, interrogandosi innanzitutto sulla loro natura, e se siano cambiati rispetto a vent’anni fa, nonché sulle capacità dell’Occidente di farvi affidamento in futuro…
* * *
A cura della redazione di ISPI Online Publications (Responsabile Daily Focus: Alessia De Luca, ISPI Advisor for Online Publications)