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Il mondo in tasca

Merkel: l'ultimo (vano) Consiglio

22 October 2021

107 e non sentirli

Si chiude oggi il Consiglio europeo, 107° e forse ultimo dell’era Merkel. Tutto dipenderà da se la coalizione “a semaforo” in Germania riuscirà a partire prima del 16 dicembre, prossimo appuntamento dei 27 leader europei.

Come spesso accade di questi tempi, è stato un Consiglio segnato dalle divisioni: su stato di diritto in Polonia, energia, migranti. In tutti i casi, l’atteggiamento attendista della Germania di Merkel è stato determinante. Tutto rimandato, nell’ennesimo tentativo di spegnere le tensioni.

 

Baby steps

Nel corso dei summit europei Merkel ha spesso cercato di trovare compromessi anziché soffiare sul fuoco. Di recente persino sul fronte economico: mentre in passato Berlino abbracciava posizioni vicine ai “falchi” dell’austerity, scontrandosi spesso con Roma, l’anno scorso ha combattuto per la creazione di 750 miliardi di euro di debito comune europeo.

Uno spirito di mediazione, quello di Merkel, che va a braccetto con la sua “politica dei piccoli passi”. Come dimostra il Consiglio di oggi, però, non tutto si può ricomporre. Sui migranti che al momento premono alle frontiere orientali, incoraggiati dalla Bielorussia, 12 paesi Ue hanno addirittura chiesto alla Commissione di costruire un muro con soldi comunitari. Mentre altri si chiedono se sia giusto fissarsi sui confini est, quando in Italia ogni mese sbarcano molte più persone.

Sull’energia, il dibattito si è arenato tra i pochi (Polonia e Repubblica Ceca in primis) che mettono sotto accusa le politiche “troppo rinnovabili” dell’Ue e i tanti che, pur difendendole, vorrebbero che si facesse qualcosa per contenere i prezzi. E Berlino? Proprio nel mezzo.

 

Dopo di me, il diluvio?

E poi c’è la questione dello stato di diritto. Molti paesi hanno chiesto che la Commissione avvii la procedura che porterebbe alla sospensione dei fondi europei a Varsavia, ma ancora una volta i “neutrali”, Berlino in testa, hanno prevalso.

Per questo è naturale domandarsi: come saranno i summit europei del dopo-Merkel? Nei primi mesi Scholz, che si è venduto come “nuovo Merkel” in patria, potrebbe seguire i passi della cancelliera. Ma Macron dovrà forse cercare qualche “scossa” per dimostrare di contare qualcosa in Europa, prima delle presidenziali di aprile.

Una cosa è certa: senza Merkel a mediare, il 108° summit europeo sarà tutta un’altra storia.

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