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Daily focus

La Francia si spacca sul pass vaccinale

04 January 2022

In Francia il governo propone l’introduzione di un pass vaccinale: sospesa la discussione parlamentare. Le opposizioni denunciano la mossa come una violazione delle libertà individuali, diversi deputati minacciati di morte

 

La Francia prova a spianare la strada in Europa sull’obbligo vaccinale e il parlamento si divide subito. La proposta era quella di trasformare l’attuale pass sanitario – che funziona come il green pass italiano – in un pass vaccinale, ovvero un certificato di completamento del ciclo di vaccinazione da esibire per accedere nei luoghi pubblici. La discussione parlamentare è stata però sospesa e la votazione slitterà di alcuni giorni. Lo slittamento è una parziale sconfitta per il partito di maggioranza La Republique en Marche (LRM), che voleva adottare il pass vaccinale il prima possibile. “È uno schiaffo al governo”, esultano dai banchi dei Repubblicani (LR), mentre il ministro della Sanità Olivier Veran denuncia il senso di irresponsabilità di chi ostacola la campagna vaccinale, ed esprime solidarietà per i promotori della legge che stanno ricevendo minacce e intimidazioni dai no vax. Secondo la deputata di LRM Barbara Bessot Ballot, infatti, almeno 52 parlamentari francesi sarebbero stati minacciati di morte. Il testo di legge, su cui sono stati proposti più di 600 emendamenti, potrebbe essere nuovamente discusso durante la settimana. La legge, pensata per ostacolare l’epidemia che nelle ultime 24 ore ha registrato più di 64mila nuovi casi, rischia ora di polarizzare ulteriormente il parlamento.

Un paese diviso?

La sospensione della sessione parlamentare è arrivata un po’ a sorpresa ma conferma i sintomi dello stato di salute della politica francese, ovvero quello di una crescente polarizzazione. Con l’azione del governo centrista in mezzo, e le opposizioni, sia di destra che sinistra, ai poli opposti. Per Jean-Luc Melenchon, leader del partito di sinistra La France Insoumise, la proposta di legge è una limitazione della libertà individuale e paventa la deriva verso una società totalitaria in cui tutti controllano tutti e incentiva le delazioni. Dal lato opposto, esulta per la sospensione della discussione parlamentare anche la leader di estrema destra Marine Le Pen: “È una vittoria per la democrazia. Non si può accettare che il dibattitto sulle restrizioni sanitarie, che hanno un impatto sulla vita e sulla libertà dei nostri compatrioti, avvenga di notte lontano dallo sguardo dei francesi”. Dal canto suo, il governo, attraverso il ministro Veran difende e rilancia l’efficacia della campagna vaccinale: “Entro domani 53 milioni di francesi avranno ricevuto almeno la prima dose, un anno dopo la prima somministrazione. Saranno 53 milioni, e chi avrebbe scommesso un anno fa che un numero così grande di francesi si sarebbe convinto dalla vaccinazione.” Tuttavia, al netto di una delle migliori campagne vaccinali d’Europa, con la copertura del 91% della popolazione maggiorenne, nel paese ci sono ancora circa cinque milioni di persone che non hanno ricevuto alcuna dose del vaccino.

 

Una questione politica?

Quella sull’introduzione di un pass vaccinale è innanzitutto una questione politica. Le fratture interne al parlamento rischiano di tradursi in termini elettorali. In vista delle elezioni presidenziali del prossimo aprile, il super green pass francese potrebbe diventare l’ago della bilancia delle scelte elettorali, che da anni cerca equilibrio tra centrismo e populismo. Da un lato il governo del presidente di Emmanuel Macron non vuole perdere la maggioranza che gli attribuiscono i sondaggi calcando la mano sulle restrizioni anti-covid. Dall’altro, due dei candidati di opposizione più forti, cioè gli estremisti di destra Le Pen ed Eric Zemmour, vogliono capitalizzare in termini politici il malcontento per le limitazioni della libertà individuale, caposaldo irrinunciabile della vita della Repubblica. Stando ai sondaggi, infatti, Macron godrebbe del 26% dei voti, mentre Le Pen e Zemmour sarebbero supportati rispettivamente dal 16 e 13%. All’Eliseo, però, non vogliono correre rischi. Lo dimostra anche quanto accaduto per l’inizio del semestre di presidenza dell’UE della Francia. Per l’inaugurazione, avvenuta a capodanno, era stata appesa all’Arco di Trionfo di Parigi una grande bandiera europea, suscitando accese polemiche in primis da Le Pen e Zemmour, nonché Valerie Precresse, candidata dei repubblicani. Domenica scorsa, dopo appena due giorni, la bandiera è stata fatta rimuovere. “Una bella vittoria patriottica all’alba del 2022”, aveva esultato Le Pen.

 

Una guida per l’UE?

Dal primo gennaio 2022, Parigi detiene quindi la presidenza semestrale del Consiglio dell’Unione Europea, l’organo che insieme al Parlamento europeo esercita il potere legislativo dell’UE. Nello stesso discorso inaugurale del semestre, il presidente Macron ha ampiamente elogiato la copertura vaccinale e il primato a livello globale della campagna condotta dall’Unione. Un’eventuale introduzione del pass vaccinale da parte di Parigi avrebbe quindi un’influenza più o meno diretta per gli altri stati dell’UE: se non altro, sarebbe un chiaro indirizzo politico per contrastare la pandemia. Dal canto proprio, Macron si giocherà la propria reputazione politica sia a livello nazionale che europeo, con risultati che potrebbero essere o un doppio successo, qualora vincesse le presidenziali in aprile e sappia guidare l’Unione in questi mesi difficili, o una debacle su tutti fronti, nel caso in cui a festeggiare all’Eliseo sia la destra radicale, galvanizzando i partiti populisti in altri paesi europei. Secondo i suoi concorrenti presidenziali, Macron vuole sfruttare la presidenza UE per agevolare la propria rielezione. Una presidenza, quella francese, che pone in cima all’agenda il contrasto al cambiamento climatico, la digitalizzazione e il sistema di tassazione: grandi ambizioni per sostenere il processo di riforme a livello continentale, ma che rischiano di scontrarsi innanzitutto con l’opposizione interna.

 

Il commento

Di Matteo Villa, ISPI Senior research fellow

Lo specchio dei nostri tempi. La Francia, che a luglio aveva adottato un green pass molto più severo rispetto a quello italiano, adesso si ritrova indietro: Roma ha già quel "super green pass" che a Parigi in molti non vogliono.

Ovviamente spingere sempre più alla vaccinazione sarebbe razionale: nell'ultimo mese in Francia il 10% di popolazione adulta non vaccinata rappresenta circa il 50% dei morti per Covid-19. Tradotto: se tutti fossero vaccinati i morti giornalieri sarebbero quasi la metà.

Ma le elezioni sono alle porte, e le opposizioni giocano a un gioco che ci è familiare: soffiare sul fuoco della rabbia sociale accumulatasi nel corso di questi due anni, mentre disuguaglianze e sfiducia crescevano di pari passo.

* * *

A cura della redazione di  ISPI Online Publications (Responsabile Daily Focus: Alessia De Luca,  ISPI Advisor for Online Publications) 

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