Il piano di aiuti all’economia europea previsto dal Next Generation EU (NGEU) assegna agli Stati membri, a prezzi correnti, circa 800 miliardi di euro di aiuti. Concepito anche per attenuare i disastri della gestione della pandemia a livello sanitario, tuttavia, il NGEU non impone agli Stati membri un minimo di spesa per la salute pubblica, bensì solo in materia di digitalizzazione e transizione ecologica (rispettivamente 20% e il 37%).
Troppo poco per la sanità pubblica?
Se da un lato ciò appare sorprendente, ancora più curiosa risulta la scelta dei principali Stati di destinare cifre contenute al rinnovamento della sanità pubblica. Il NGEU lasciava infatti i Paesi liberi di allocare una cospicua fetta della torta (cioè il 43%). Evidentemente, le scelte sono ricadute su altri programmi, come dimostra l’esigua percentuale di fondi dedicati alla sanità dai Paesi UE più popolosi, vale a dire il 14,8% (nel caso della Germania), il 6,3% (Francia) e l’8,1% (Italia). Nello specifico, Berlino ha allocato 3 miliardi di euro per la modernizzazione dei propri ospedali, Roma ha previsto di assegnare fondi allo sviluppo delle reti di prossimità (7 miliardi) e alla telemedicina (8,6 miliardi), mentre Parigi (2,5) si concentrerà sul rinnovo delle strutture sanitarie/ambulatoriali e sulla modernizzazione della strumentazione medica. La Spagna non ha previsto allocazioni dirette, sebbene nel pacchetto “digitalizzazione” (3,2 miliardi, cioè il 4,6% dei fondi disponibili) abbia indicato il settore sanitario tra quelli a cui destinare parte delle risorse.
Un altro aspetto da evidenziare è la natura degli aiuti. Come si evince dalla tabella qui di seguito, infatti, l’Italia è l’unico dei quattro principali Paesi UE che riceverà la maggior parte dei fondi (il 64%) sotto forma di prestito, mentre tutti i fondi allocati a Germania, Francia e Spagna arriveranno come sussidi.
Tabella 1 – PNRR e fondi per la sanità, per Paesi UE selezionati
Paese |
Totale aiuti (€/mld) |
di cui sussidi |
di cui prestiti |
Sanità (€/mld) |
Percentuale dedicata alla sanità |
Italia |
191,5 |
68,9 |
122,6 |
15,6 |
8,1% |
Spagna |
69,5 |
69,5 |
- |
- |
- |
Francia |
39,4 |
39,4 |
- |
2,5 |
6,3% |
Germania |
25,6 |
25,6 |
- |
3,8 |
14,8% |
Totale |
326 |
203,4 |
122,6 |
21,9 |
6,7% |
Un iter ancora lungo e incerto
A prescindere dalle motivazioni che hanno portato a questa scelta, e nonostante i commenti molto positivi suscitati dal programma di aiuti ottenuto, resta comunque da sottolineare che l’Italia è il solo Paese UE (tra quelli più popolosi) ad aver contratto ulteriore debito tramite il PNRR. Innanzitutto perché, come già rilevato in precedenti analisi, i prestiti NGEU saranno comunque conteggiati tra le obbligazioni dei singoli Stati, aumentando la già robusta esposizione debitoria di Roma. Inoltre, non è escluso che la crescita dell’inflazione a livello globale porti a una revisione delle politiche monetarie (come già annunciato dalla FED negli Stati Uniti) anche da parte della BCE, con conseguenze importanti sul costo del servizio del debito.
Va poi sottolineato che tali fondi saranno resi disponibili dalla Commissione (all’Italia come a tutti gli altri aesi membri) solo in periodiche tranches e comunque solo a fronte della comprovata realizzazione delle attività progettuali pattuite con Bruxelles. È quindi evidente che per l’Italia, naturalmente incline a un’elevata volatilità politica e prossima a prendere decisioni importanti dal punto di vista istituzionale, i mesi futuri risulteranno cruciali, anche alla luce della valutazione del rischio paese da parte dei mercati. Qualora tale incertezza dovesse portare a una proposta di revisione dei programmi sottoposti a Bruxelles, infatti, la tensione politica aumenterebbe e rischierebbe di far deragliare lo sfruttamento del munifico programma di sostegno europeo.
In questo contesto, quindi, i recenti annunci di raggiungimento di tutti gli “obiettivi concordati con la Commissione per il 31.12.2021” da parte del Governo italiano appaiono quantomeno fuorvianti. Probabilmente dettati dalla volontà di sfruttare l’effetto annuncio, tali dichiarazioni tendono a celare il fatto che gli obiettivi ad oggi raggiunti si sostanziano - in realtà - nella mera predisposizione della normativa necessaria ad avviare i progetti concordati con la Commissione. Come affermato da fonti ufficiali, infatti, obiettivo primario della fase attuale è creare le “condizioni per cui il PNRR possa essere attuato”, dichiarazione che de facto sottolinea l’incertezza (e la lunghezza) dell’iter che dovrà essere percorso a livello politico per ottenere i fondi stanziati dall’UE.
L’esempio della Spagna
Appare quindi giunto il momento per affrontare i prossimi mesi in maniera costruttiva. E, in questo contesto, un particolare impulso potrebbe venire dalla Spagna. Perché, se da un lato Madrid non ha allocato risorse NGEU direttamente alla salute pubblica, dall’altro ha intrapreso un percorso estremamente promettente, mettendo allo studio misure per ricondurre l’attuale crisi epidemiologica, alla luce del confronto con i dati storici sulle stagioni influenzali, nel suo naturale alveo. È allora auspicabile che, sotto la spinta del Paese iberico, sia a livello regionale che internazionale si avvii un dialogo (a) sui molti programmi di osservazione delle epidemie influenzali – già in uso da decenni, anche in Italia; (b) sulle diverse soluzioni che la scienza (quella aperta al confronto e priva di ciclopici conflitti di interesse) propone per uscire dall’attuale crisi sanitaria.