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Il mondo in tasca

BRICS: alleanza (in)evitabile

23 June 2022

Facciamo ordine

Si apre oggi il 14° summit BRICS, quest’anno ospitato dalla Cina. Un meeting online, ben diverso dal tête-à-tête di febbraio tra Xi e Putin che ne ha rinsaldato l'amicizia. Ma l’obiettivo rimane lo stesso: condannare l’espansione delle “alleanze occidentali” (leggasi: NATO) e cercare di puntellare, per quanto possibile, modelli “alternativi”. Di sviluppo, di governo, di convergenze internazionali.

Alla vigilia del Summit, Xi Jinping ha ribadito che a suo parere l’ordine mondiale è ormai multipolare, aggiungendo che le sanzioni contro la Russia sono “arbitrarie” e “un boomerang”. In effetti nel forum trova consensi: solo il Brasile di Bolsonaro all’Onu ha formalmente condannato l’invasione, la Cina ha votato contro, India e Sudafrica si sono astenuti.


Il nemico del mio nemico...?

Anche se Xi detta la linea, oggi il summit BRICS è un’arma spuntata. Lanciato nel 2009, l’anno in cui il G20 diventava essenziale per coordinare il salvataggio dell’economia mondiale, avrebbe dovuto essere il trampolino di lancio politico delle potenze emergenti. E in effetti i cinque BRICS da soli oggi fanno quasi un quarto (23%) dell’economia mondiale e il 17% degli interscambi.

Il problema è che i governi BRICS sono un po’ come i 4 di Visegrád: uniti da un nemico comune (il primato occidentale, l’Europa dei “burocrati”) ma divisi su quasi tutto il resto. Particolarmente tesi i rapporti tra Cina e India, sui lati opposti della barricata nell’Indo-Pacifico, tanto che New Delhi fa parte del “Quad” (con USA, Giappone e Australia) e del nuovo Indo-Pacific Economic Framework lanciato da Biden, che mirano proprio a ribilanciare l’egemonia cinese. Eppure qualcosa lega Pechino e New Delhi: le importazioni di petrolio russo “a sconto” dopo le auto-sanzioni europee.


Specchio riflesso

In effetti, le importazioni di petrolio russo dei Paesi asiatici sono in netto aumento: quelle cinesi sono aumentate del 55%, tanto che Mosca a maggio è diventata primo fornitore di Pechino, scalzando l'Arabia Saudita. E quelle indiane, prima quasi inesistenti, oggi superano le importazioni di tutti i Paesi dell’Europa centro-settentrionale. Così la Russia dimostra una capacità di trovare acquirenti che prescinde dalle sanzioni occidentali.

Ecco perché per l’Occidente il summit BRICS è comunque un segnale. Certo, mette sotto ai riflettori le tante divisioni tra i Paesi emergenti. Ma anche la loro crescente capacità di controbilanciare le decisioni prese a Washington o nelle capitali europee.

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