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Il mondo in tasca

Guerra del gas: l'UE tra il dire e il fare

07 September 2022

(Not) too big to pay

Nuove misure di emergenza contro il caro energia. Questo quanto oggi presentato da Ursula von der Leyen agli ambasciatori Ue per trovare una prima quadra in vista del Consiglio dei ministri dell'Energia Ue di questo venerdì. Sui tavoli di discussione diverse proposte, come l’introduzione coordinata di nuove tasse nazionali sugli extra-profitti realizzati dalle grandi compagnie energetiche.  

I fondi ottenuti sarebbero poi incanalati a sostegno delle famiglie più vulnerabili, sul modello di quanto (in parte) previsto dal piano tedesco da 65 miliardi di euro annunciato domenica. Parallelamente, si andrebbe a proteggere tali compagnie dal rischio di crisi di liquidità, alleggerendo le regole sugli aiuti di stato e estendendo le linee di credito. 

Insomma, bastone e carota.  

Europa senza tetto?

Tra le proposte oggi sotto esame c’è anche l’introduzione di un tetto massimo al prezzo del gas russo. Che rischia di convincere Mosca a chiudere i rubinetti: una sorta di presa d’atto che lo scontro frontale sia inevitabile. 

Una soluzione molto diversa da quella introdotta in Spagna e in Portogallo, dove è stato introdotto un tetto al prezzo del gas nella generazione elettrica. Lì è lo Stato a risarcire i generatori a gas che producono in perdita, al costo di 6 miliardi. Ma così Madrid è finora riuscita a calmierare i prezzi delle bollette a livelli tre volte inferiori a quelli di Italia o Francia.  

Non mancano le controindicazioni. Prezzi più bassi per l’elettricità possono incentivarne un consumo eccessivo. Non il massimo in tempi di carenza di energia. E, comunque, maggiori consumi possono far tornare a salire le bollette, o rendere insostenibili i costi pubblici delle misure.  

Accordi e disaccordi

Anche per questo, gli Stati europei litigano su come rispondere alla crisi. E non sono i soli. Domani si riunirà il board della Banca Centrale Europea, che potrebbe decidere un rialzo dei tassi di interesse più alto di quello precedente. Un’accelerazione gradita dai paesi del Nord Europa, meno da quelli del Sud. 

I quali, nonostante uno spread con i bund tedeschi stabile negli ultimi mesi, temono che la recessione indotta da una politica monetaria più restrittiva porti con sé una nuova crisi del debito. Secondo Jean Monnet, uno dei padri della Comunità europea, sono le crisi ad aver forgiato l’Europa. 

Avrà ragione anche questa volta? 

 

 

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