Esibizioni atomiche
4 mesi. Di tanto gli Stati Uniti avrebbero deciso di anticipare il programma di aggiornamento periodico del loro arsenale nucleare. In tempi normali la sostituzione delle bombe B61 con una versione più aggiornata e precisa sarebbe passata inosservata. Ma, nel clima di rinnovata deterrenza nucleare di questi giorni, il suo anticipo a dicembre suona inevitabilmente come un messaggio a Mosca.
Sono infatti in corso nel Nord Europa esercitazioni congiunte delle forze nucleari di 14 Paesi NATO, la cui conclusione è prevista per domenica. Un giorno prima finiranno le analoghe esercitazioni russe iniziate ieri sotto lo sguardo vigile di Putin , che le monitora dal Cremlino.
Niente di allarmante per gli USA: erano stati informati di queste manovre di routine e non c’è traccia di cambiamenti nella postura nucleare russa. Ma Washington non dorme sonni tranquilli.
Affari sporchi e bandiere false
Da giorni si susseguono illazioni da parte russa sui preparativi ucraini per utilizzare sul territorio una “bomba sporca” (che, pur non innescando una reazione nucleare, rilascia materiale radioattivo). Un’accusa che Mosca prima ha comunicato in un giro di chiamate tra il ministro della difesa russo Shoigu e i suoi corrispettivi di Francia, Regno Unito e Turchia. Per poi ripetere le stesse parole anche ai ministri cinese e indiano. E infine sollevare la questione persino al Consiglio di Sicurezza dell’ONU, che però non ha riscontrato prove concrete.
Gli USA (e non solo) temono che questa intensa campagna di comunicazione sia finalizzata a creare un pretesto per un’operazione false-flag, ovvero un’azione con l’intento di mascherare il reale responsabile, incolpandone un altro. Una prospettiva che ha persino portato alla riapertura dei canali di comunicazione tra il segretario alla Difesa Austin e Shoigu, dopo che non si parlavano dal 13 febbraio.
Bye bye disarmo
Mentre i preparativi per far ricorso a un attacco nucleare (tattico o meno) possono essere tracciati dalle intelligence, nel caso di una bomba sporca queste operazioni sono più difficili. Ecco perché, nonostante per ora quelle russe restino solo parole, i Paesi occidentali stanno intensificando gli sforzi di armi radioattive in Ucraina.
Putin ha così già ottenuto il suo primo (e si spera unico) obiettivo dall’inizio di questa escalation verbale: alzare la tensione e ravvivare lo spettro di una guerra nucleare.
Non a caso dopo 36 anni di disarmo (dettato nell’ultimo periodo soprattutto dallo smantellamento di testate ormai datate), per la prima volta il numero di testate atomiche nel mondo (12705) tornerà a salire. Un’inversione di rotta che segna l’inizio di un ritorno al passato?