Sanzioni USA all'Iran: la contromossa dell'Europa | ISPI
Skip to main content

Search form

  • INSTITUTE
  • CLERICI PALACE
  • CONTACT US
  • MEDMED

  • login
  • EN
  • IT
Home
  • INSTITUTE
  • CLERICI PALACE
  • CONTACT US
  • MEDMED
  • Home
  • RESEARCH
    • CENTRES
    • Asia
    • Cybersecurity
    • Europe and Global Governance
    • Business Scenarios
    • Middle East and North Africa
    • Radicalization and International Terrorism
    • Russia, Caucasus and Central Asia
    • Infrastructure
    • PROGRAMMES
    • Africa
    • Energy Security
    • Global cities
    • Latin America
    • Migration
    • Religions and International Relations
    • Transatlantic Relations
  • ISPI SCHOOL
  • Publications
  • EVENTS
  • CORPORATE PROGRAMME
    • about us
    • Closed-door meetings
    • Scenario Conferences
    • Members
    • Executive Education
  • EXPERTS

  • Home
  • RESEARCH
    • CENTRES
    • Asia
    • Cybersecurity
    • Europe and Global Governance
    • Business Scenarios
    • Middle East and North Africa
    • Radicalization and International Terrorism
    • Russia, Caucasus and Central Asia
    • Infrastructure
    • PROGRAMMES
    • Africa
    • Energy Security
    • Global cities
    • Latin America
    • Migration
    • Religions and International Relations
    • Transatlantic Relations
  • ISPI SCHOOL
  • Publications
  • EVENTS
  • CORPORATE PROGRAMME
    • about us
    • Closed-door meetings
    • Scenario Conferences
    • Members
    • Executive Education
  • EXPERTS
Focus

Sanzioni USA all'Iran: la contromossa dell'Europa

Valerio Rugge
22 February 2019

Nel 40esimo anniversario della rivoluzione, l’Iran lotta contro il nuovo tentativo di isolamento internazionale condotto dagli Stati Uniti, dopo l’abbandono del JCPOA da parte di questi ultimi e la conseguente reintroduzione delle sanzioni. Una politica, quella di Washington, che non ha incontrato il favore dei paesi europei, che lottano invece affinché rimanga aperto il canale economico e commerciale con Teheran, indispensabile per salvare il JCPOA.

Il 31 gennaio scorso Francia, Germania e Regno Unito, hanno costituito ‘INSTEX’, acronimo di Instrument in Support of Trade Exchanges, lo special purpose vehicle che garantirà maggiore agilità e protezione ai flussi finanziari da e verso l’Iran denominati in euro.

Si tratta di una società di diritto francese, con sede a Parigi, nella cui compagine sociale compaiono direttamente i tre Paesi membri UE firmatari dell’accordo sul nucleare iraniano. INSTEX sarà presieduto da un cittadino tedesco, Per Fischer, già funzionario apicale della Commerzbank, e gestito attraverso la supervisione di un comitato composto da tre diplomatici.

Sebbene l’UE non abbia contribuito in qualità di socio alla costituzione del veicolo, la sua attività di promozione diplomatica dell’iniziativa è stata determinante. La notizia della creazione di INSTEX è stata infatti immediatamente ripresa dall’Alto rappresentante dell’UE per gli affari esteri e la politica di sicurezza, Federica Mogherini, che, in un comunicato ufficiale, ha ribadito come l’UE continuerà ad accompagnare il lavoro dei tre paesi fondatori affinché il veicolo divenga operativo al più presto. Ciò in stretta collaborazione con l’Iran, gli altri Paesi membri interessati all’iniziativa ed eventuali paesi terzi a cui INSTEX potrebbe essere presto aperto.

La costituzione dello SPV (“Special Purpose Vehicle”) arriva a seguito della reintroduzione delle sanzioni statunitensi di natura secondaria (secondary sanctions), ossia di quelle misure atte a colpire, con efficacia extraterritoriale, le relazioni commerciali con business partner iraniani intrattenute da persone fisiche o giuridiche europee in infrazione della normativa del U.S. Export Control.

In particolare, come preannunciato già nell’ambito della decisione del presidente Trump di recedere dal Joint Comprehensive Plan of Action, il 5 novembre 2018 l’amministrazione USA ha proceduto a rimuovere dall’elenco allegato all’Executive Order 13599 tutti i soggetti riconducibili alla definizione di ‘Government of Iran’ o ‘Iranian financial institution’, reinserendoli all’interno della Specially Designated Nationals and Blocked Persons list (SDN list). Ciò, unitamente al rinnovato divieto statunitense di fornire servizi specializzati di messaggistica finanziaria alle istituzioni bancarie e alla Banca centrale iraniane, ha determinato un quasi isolamento la cui portata, almeno nella realtà dei fatti, non è stata finora sostanzialmente scalfita dal recente aggiornamento del Regolamento di blocco europeo, espressamente deputato alla protezione delle imprese europee dagli effetti extraterritoriali derivanti dall'applicazione di normative sanzionatorie di paesi terzi.

Gli aspetti operativi del nuovo SPV non sono ancora definiti, ma è stato reso noto che INSTEX gestirà inizialmente solo i flussi finanziari relativi al commercio con l’Iran di (i) medicinali, (ii) dispositivi medici, (iii) cibo e (iv) prodotti agricoli.

In questo senso INSTEX si muoverà nel solco già tracciato dalla decisione della Corte Internazionale di Giustizia dello scorso 3 ottobre 2018, che ha obbligato gli Stati Uniti al rispetto di alcune misure cautelari volte a sospendere l’esecutività delle sanzioni secondarie relative, tra l’altro, alla vendita in Iran dei beni afferenti al c.d. canale umanitario, che contempla appunto i prodotti inclusi nel perimetro operativo di INSTEX. Con la propria pronuncia la Corte dell’Aja ha altresì imposto agli Stati Uniti il rilascio delle licenze e delle autorizzazioni necessarie a garantire supporto bancario alle relazioni commerciali inerenti alla vendita di cibo, prodotti agricoli, medicinali e dispositivi medici.

Per consentire piena operatività al neonato SPV l’Iran dovrà, da parte sua, procedere alla costituzione di una omologa entità con cui INSTEX potrà interloquire in assoluta trasparenza. In generale, il meccanismo di funzionamento del nuovo veicolo dovrebbe fondarsi sulla compensazione di poste reciproche maturate nell’ambito delle relazioni commerciali bilaterali, possibilmente anche nel settore petrolifero.

Un analogo meccanismo, denominato ‘Special purpose account’, era già stato immaginato e dettagliato dall’OFAC, l’organismo di vigilanza del Tesoro americano, in vigenza durante il precedente regime sanzionatorio con riferimento alla deroga concessa ad alcuni paesi (tra cui già allora figurava l’Italia) di proseguire nell’acquisto del petrolio iraniano per un periodo di tempo limitato e utile a ridurre gradualmente la dipendenza dalle forniture di greggio. Già nel 2012, infatti, la normativa USA (National Defence Authorization Act for 2012, sezione 1245)

aveva previsto che le transazioni finanziarie sottese all’acquisto di petrolio iraniano nell’ambito di una c.d. exception potessero essere legittimamente gestite se: (i) le somme corrispondenti fossero state trasferite su un conto corrente presso un’istituzione finanziaria straniera con sede nel paese beneficiario dell’esenzione; (ii) il paese beneficiario dell’esenzione avesse avuto giurisdizione diretta sulla predetta istituzione; e (ii) le somme non fossero trasferite in Iran.

In base a questo meccanismo finanziario i fondi stanziati per l’acquisto del petrolio iraniano potevano essere utilizzati, secondo il modello del c.d. recipient account, dall’Iran per pagare istantaneamente l’acquisto di beni o servizi provenienti dal paese beneficiario dell’esenzione ed esportati e venduti direttamente in Iran, eventualmente anche nell’ambito del canale umanitario; alternativamente i medesimi fondi potevano essere utilizzati in maniera mediata (secondo il modello del c.d. special purpose account), ossia trasferiti su uno specifico conto corrente all’interno di una istituzione finanziaria con sede in un paese beneficiario di esenzione, che avrebbe potuto utilizzarli anche successivamente per pagare l’acquisto di beni o servizi provenienti dal paese medesimo ed esportati e venduti direttamente in Iran, eventualmente anche nell’ambito del canale umanitario.

Al fine di garantire l’immunità da sanzioni secondarie, i pagamenti effettuati tramite la provvista accumulata sia nel recipient account sia nello special purpose account potevano essere ricevuti esclusivamente dall’esportatore dei prodotti e servizi, persona fisica o giuridica soggetta alla medesima giurisdizione dell’istituzione finanziaria coinvolta.

Le modalità di funzionamento di INSTEX potrebbero verosimilmente ricalcare, almeno in parte, quelle descritte, ossia prevedere un deposito di provvista a favore di esportatori europei di prodotti e servizi afferenti al canale umanitario, con successivo pagamento a favore dei medesimi.

E se INSTEX divenisse rapidamente operativo potrebbe astrattamente giovarsi anche dell’esenzione annunciata dal Segretario di Stato U.S. Mike Pompeo il 5 novembre scorso, con cui è stato concesso a Cina, India, Italia, Grecia, Giappone, Corea del Sud, Taiwan e Turchia di continuare ad acquistare petrolio iraniano per un periodo di 6 mesi senza incorrere nell’applicazione di sanzioni secondarie.

L’Iran ha accolto favorevolmente la costituzione di INSTEX e, nonostante alcune polemiche legate soprattutto alla più volte ritardata adozione della misura e alla – almeno iniziale – delimitata portata operativa dello SPV, lo ha definito un risultato positivo e il primo passo dell’UE verso un percorso di tutela internazionale degli interessi iraniani.

Alcune critiche hanno però investito il presunto nesso tra INSTEX e la richiesta di revisione del programma balistico iraniano ovvero di adozione delle misure normative domestiche in materia di antiriciclaggio, già più volte sollecitate dal Gruppo d'Azione Finanziaria - Financial Action Task Force (FATF GAFI).

Sebbene servirà ancora del tempo per verificare in concreto le modalità operative di INSTEX e metterne alla prova l’efficacia, l’UE è riuscita intanto a consegnare un messaggio politico rilevante di fedeltà al JCPOA e di interesse alla salvaguardia delle relazioni commerciali con l’Iran.

 

Related Contents: 
Iran: il gigante in marcia tra Europa e Asia

Read more:

Verso un "Rinascimento" del nucleare?
Massimo Lombardini
ISPI
How the Western-Russian Confrontation Will Shake the Middle East
Hanna Notte
VCDNP
A green strategy to defuse the "debt bomb"
Ulrich Volz
SOAS, University of London
Food diplomacy a prova di bomba?
Sergey Efremov
Moscow State University Lomonosov
,
Lorenzo Di Chiara
Ca' Foscari
Eurozone: Facing Headwinds
Nicola Nobile
Oxford Economics
Francia, col fiato sospeso?
Versione stampabile
 
EUROPA 2019

AUTORI

Valerio Rugge
Studio legale Rödl & Partner

GET OUR UPDATES

SUBSCRIBE TO NEWSLETTER

About ISPI - Work with us - Experts - Contact - For Media - Privacy

ISPI (Italian Institute for International Political Studies) - Palazzo Clerici (Via Clerici 5 - 20121 Milan) - P.IVA IT02141980157