As have been explained elsewhere in this dossier North Korea is flexing its military muscles actively and consciously increasing the risk of a military conflict with South Korea and its allies-small scale or not so small-scale.
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One year has passed since the new leader, Kim Jong-un (age 30), rose to power in the Democratic People’s Republic of Korea. The alleged “Will of Kim Jong-il”, Kim’s late father, demanded that the successor mend relations with South Korea, and move to resume the Six-Party talks, with the aim of gaining recognition as a nuclear power. Given these mandates, the last year might be seen as rather unsuccessful. So how can we explain the current developments in North Korea?
Nei giorni in cui la comunità internazionale si trova a fare i conti con le reiterate minacce da parte del giovane dittatore Kim Jong-un, tornano alla mente le immagini che hanno fatto da sfondo alla transizione di potere a Pyongyang, avviata nel dicembre 2011 in seguito all'improvvisa – almeno per gli osservatori esterni – morte del caro leader Kim Jong-il: piazze colme di cittadini nordcoreani visibilmente disperati che si battevano il petto in segno di cordoglio per la scomparsa del caro leader – nonché “padre del popolo”, “sole della nazione”,
La crisi attuale, iniziata nel dicembre scorso e che ha alzato il livello nei giorni scorsi, va letta partendo dallo stato di salute del regime nordcoreano. Si tratta di un paese dipendente per oltre il 70% dall’economia cinese; con «evidenti difficoltà nel soddisfare il fabbisogno alimentare» della propria popolazione affetta da «alti tassi di malnutrizione»; nonché ancora alle prese con la questione della successione a Kim Jong-il – solo parzialmente risolta con la nomina del figlio Kim Jong-un.
C’è una dimensione che raramente emerge dal dibattito sulla Corea del Nord: quella storica. Da sempre, infatti, la penisola coreana è oggetto di contesa tra le potenze che esercitano, o vogliono esercitare, un ruolo di primo piano in Oriente e nel mondo. Inquadrare la questione in prospettiva storica gioverebbe, quindi, anzitutto alla Pax americana e al ruolo internazionale degli Stati Uniti.
La tecnologia del drone è in crescita esponenziale e si prevede che nei prossimi 15 anni il settore dei droni creerà oltre 23mila posti di lavoro negli Usa dove già oggi si contano circa 150 programmi universitari di pilotaggio virtuale.
Le tensioni nella Penisola coreana rendono più marcate le difficoltà della Repubblica Popolare nella gestione del più scomodo degli alleati.
Il conflitto civile in Siria ha ormai assunto dimensioni più che preoccupanti, con oltre 70.000 vittime nei due anni di combattimenti intercorsi – la rivolta ha avuto inizio nel marzo del 2011 – e un numero di rifugiati che è stimato in almeno dieci volte tanto (secondo le stime ufficiali dell’Unhcr). Di fronte a quella che è ormai ritenuta a livello globale una vera e propria emergenza non solo di sicurezza, ma umanitaria, le risposte dei maggiori attori internazionali risultano del tutto inadeguate ad affrontare una crisi di tale portata.
L’ultima volta che Obama si è interessato veramente della situazione israelo-palestinese è stato probabilmente verso il 2008, quando da senatore dell’Illinois si è recato in Terra Santa e ha visitato il Muro del Pianto. Era parte della campagna per le elezioni presidenziali, in un tour promozionale che includeva delle “cover” delle gesta politiche di grandi presidenti del passato – e non è mancato un discorso a Berlino, a evocare lo storico «Butta giù questo muro» rivolto da Ronald Reagan a Mikhail Gorbachev nel 1987.
La Chiesa cattolica ha un nuovo Pontefice: Papa Francesco, nato Jorge Mario Bergoglio. Il nuovo Papa, gesuita ed ex arcivescovo di Buenos Aires, sarà chiamato ad affrontare questioni di grande rilevanza etica e politica che Benedetto XVI ha lasciato aperte e trovare il modo di parlare ai popoli dei Paesi emergenti per ridare alla Chiesa quell’aura di universalità che negli ultimi anni è stata offuscata dal carattere prettamente occidentale della cattolicità.