Cinquant’anni fa nasceva l’OUA, l’Organizzazione dell’Unità Africana, promessa e premessa del panafricanismo realizzato e strumento di resistenza al sistema bipolare. Era il 1963: l’Africa sanciva la propria unione sulla base del comune passato coloniale e della liberazione recente, in nome di un futuro in cui lo sviluppo economico e sociale era già percepito come chiave per la sopravvivenza degli stati nascenti.
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Negli ultimi mesi il fronte del jihad è sembrato ridefinirsi attraverso nuove direttrici: dall’Iraq alla Siria e da qui verso l’Egitto e la Libia, attraversando il deserto dell’Algeria e del Mali sino alla parte settentrionale della Nigeria.
Questo breve commento non aspira a essere più profondo o più accurato delle moltissime simili note con le quali la comunità scientifica – e non solo – sta rendendo omaggio in questi giorni allo scomparso Kenneth Waltz, fondatore dell’approccio neorealista alle relazioni internazionali. Purtroppo non siamo fra coloro che hanno avuto l’eccezionale opportunità di conoscere personalmente il grande teorico delle relazioni internazionali, e dunque non potremo offrire un ritratto vivido come quello tracciato ieri da Stephen Walt su Foreign Policy.
Se il palcoscenico internazionale fosse un parco di divertimenti, l’immagine che meglio si presterebbe a rappresentare le relazioni tra Iran e Pakistan sarebbe quella di un ottovolante: alti e bassi, in continuo mutamento. L’Iran che nell’agosto 1947 fu il primo paese a riconoscere ufficialmente il Dominion del Pakistan all’indomani della sua nascita era un Iran profondamente diverso da quello odierno.
Uno stato debole, ma in possesso dell’arma atomica, una transizione democratica appena abbozzata e già ostacolata dal coacervo di tensioni interne, un involontario (o colluso?) porto franco per i terroristi. Parlare del Pakistan è come guardare in un caleidoscopio: più si cerca di metterlo a fuoco, più tutto si confonde e il quadro d’insieme, inesorabilmente, scompare.
Le relazioni tra Stati Uniti e Pakistan, ufficialmente stabilite il 20 ottobre del 1947, due mesi dopo la separazione dall’India, sono sempre state caratterizzate da una forte componente militare, stante l’immediata e costante necessità di armamenti del giovane stato, che nel 1956 divenne una repubblica islamica.
Non sono soltanto i partiti politici a battersi per quella che l’ex-presidente Pervez Musharraf aveva definito «la madre di tutte le elezioni». La competizione elettorale che segna il passaggio da un governo democratico all’altro vede in campo difatti molti più giocatori di quanti non ne segnalino le liste elettorali. Giocatori più o meno occulti, impegnati a manovrare i risultati di una competizione che, secondo la maggioranza dei cittadini pakistani, sarà la più truccata della travagliata storia nazionale.
Il tour mondiale della blogger cubana Yoani Sánchez, che ha toccato anche l’Italia, ha rilanciato il tema della transizione post-castrista di Cuba. Probabilmente gli osservatori più attenti all’“offerta politica” (in senso lato) della Sánchez saranno rimasti molto delusi dalla totale assenza di un qualsivoglia progetto politico di ampio respiro per il futuro dell’isola .
La chiamano diaspora tax, è il controverso tributo che il governo eritreo impone agli emigrati sui redditi che producono all’estero (e che si aggiunge alle imposte dovute agli stati che li ospitano). Questa imposta è stata introdotta nel 1995 con la legge n. 67 (Diaspora Income Tax Proclamation), ma in realtà affonda le radici negli anni precedenti. Nel 1993, raggiunta l’indipendenza dall’Etiopia, l’Eritrea chiede agli espatriati di donare una parte dei redditi per contribuire alla ricostruzione del paese. La risposta è generosa.
Questo nostro viaggio nel teatro afgano si conclude con un bilancio sulla sicurezza del paese. Non una considerazione sui numeri e sugli aspetti tecnici , bensì la riflessione su come il miglioramento dell’apparato militare nazionale rappresenti un trampolino di lancio per l’emancipazione di tutta la società. Si tratta di un vecchio adagio di analisi sociologica: le forze armate sono un efficiente ascensore sociale, per dirla alla Schumpeter.