Uno degli enigmi che più tormenta chi guarda con interesse alla politica iraniana è: «chi comanda veramente nella Repubblica Islamica?». Se, infatti, è ormai chiaro che il presidente della repubblica detiene ben poco potere, e comunque ben entro i margini dello spazio di azione concesso dalla Guida, è un po’ meno chiaro quali siano i limiti all’operato di quest’ultima, l’ayatollah Ali Khamenei. Opinione di chi scrive è che il decisore ultimo sia sì la Guida Suprema, ma che questa non detenga assoluta autonomia e indipendenza nel processo decisionale.
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A più di due anni dalla scomparsa di Muammar Gheddafi e dal completo rovesciamento del suo regime, la Libia sta vivendo il peggior periodo di crisi politica ed economica di questi ultimi mesi. L’autorità centrale sembra progressivamente disintegrarsi a causa delle divisioni politiche interne e del confuso quadro istituzionale. Il nuovo sistema parlamentare è andato via via perdendo legittimità agli occhi non solamente delle fazioni libiche, ma anche del comune cittadino che non ha percepito progressivi miglioramenti in termini economici e, soprattutto, di sicurezza.
Per tentare di comprendere cosa stia accadendo lungo la sponda arabica del Golfo, occorre guardare, più che al summit dei capi di stato svoltosi il 10-11 dicembre in Kuwait, a ciò che è avvenuto prima e intorno alla riu-nione. Il tradizionale vertice dicembrino del Consiglio di Cooperazione del Golfo (Ccg) si è infatti concluso con i soliti, vaghi impegni per il rafforzamento della cooperazione economica e finanziaria.
Sotto lo spettro di un ritorno alla guerra civile, oltre tre milioni di cittadini di 53 città e distretti municipali del Mozambico si sono recati alle urne il 20 novembre per il rinnovo dei sindaci e delle assemblee municipali.
Il processo di transizione intrapreso all’indomani della destituzione di Morsi sembra, dal punto di vista della tutela dei diritti fondamentali, in stand-by. Sebbene il premier al-Beblawi, poco dopo l’assunzione dell’incarico, avesse incontrato il National Council for Human Rights e la Egyptian Union for Human Rights, le questioni discusse riguardavano l’economia e la promozione all’estero di un’immagine che rassicurasse i turisti, in modo da non bloccare una della principali fonti di introiti del paese.
«La nottola di Minerva si alza in volo sul far della sera». Il detto di Hegel esprime una saggezza di tutti i tempi, ma sembra adattarsi particolarmente all’ondata di studi biografici che ha accompagnato il tramonto di una delle esistenze più straordinarie del nostro tempo.
Come i vecchi re d’un tempo, nel luglio del 2011, Nelson Rolihlahla Mandela si è ritirato nella terra d’origine dove nacque nel lontano 1918, presso Qunu nella Provincia del Capo Orientale, la terra del popolo xhosa di cui ha fatto parte e che lo ha rinominato Madiba, titolo onorifico di clan, dopo che i missionari della scuola frequentata da bambino lo avevano chiamato Nelson.
Il 15 novembre scorso almeno 45 persone sono morte e più di 500 ferite in seguito agli scontri avvenuti nel quartiere Ghargour di Tripoli, quando uomini armati hanno aperto il fuoco contro un gruppo di manifestanti che chiedevano maggiore sicurezza nella capitale libica. Più precisamente, la manifestazione era stata indetta per chiedere l’evacuazione da Tripoli delle milizie al-Nusour, provenienti da Misurata e protagoniste di numerosi episodi di violenza.
Riuniti a Ginevra per un secondo round di negoziati, dal 7 al 10 novembre 2013, i paesi del gruppo "5 +1" (i cinque membri permanenti del Consiglio di Sicurezza e la Germania) da un lato, l'Iran, dall'altro, non hanno raggiunto alcun accordo. La stampa iraniana e i vari commentatori occidentali hanno puntato il dito verso l’"intransigenza" francese.
La ripresa del round negoziale ginevrino sul dossier nucleare iraniano, il 20 novembre, ha vissuto la tragica vigilia di un duplice attentato contro l’ambasciata della Repubblica Islamica a Beirut, in Libano, costato la vita a 23 persone oltre al ferimento di altre 146.