In economia si afferma che le politiche economiche di un paese “impoveriscono il proprio vicino” quando mirano a rilanciare la crescita e l’occupazione interna attraverso una riduzione delle importazioni e il rilancio delle esportazioni. Tradizionalmente questo avviene soprattutto attraverso barriere - tariffarie o non - all’ingresso di prodotti stranieri o mediante una svalutazione competitiva.
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In un ambito geopolitico comunque segnato da forti omogeneità come l’area sudamericana, per molti versi Bolivia e Colombia hanno rappresentato storicamente poli opposti. Fin dal nome del paese, che in un caso è dedicato al Libertador Simón Bolívar, e nell’altro al primo eroe della Conquista, Cristoforo Colombo. Al tempo della Guerra d’Indipendenza, però il paese poi intitolato a Colombo, allora la Nueva Granada, fu uno dei principali focolai della rivolta.
La notizia del nuovo rinvio della conferenza Ginevra 2 a (almeno) l’inizio di dicembre non ha sorpreso nessuno. Non ha sorpreso nemmeno che le due parti, il regime e l’opposizione, si stiano rimpallando la responsabilità: il primo vuole la presenza dell’Iran al tavolo negoziale e la garanzia che le dimissioni di Assad non siano una condizione per l’inizio delle trattative, la seconda pretende che la fine del dittatore sia messa per iscritto come requisito necessario per l’inizio di qualunque dialogo.
Con i suoi 28 Paesi membri, la Nato non potrà mai essere rapida nel senso stretto del termine. Un’alleanza politico-strategica tanto articolata non è in grado di muoversi al passo con gli eventi, come potrebbe invece farlo una singola nazione. Dopo la caduta del muro di Berlino e la dissoluzione del Patto di Varsavia, all’Alleanza atlantica ha avuto bisogno di tre anni, prima di cominciare a parlare di un suo “Nuovo concetto strategico”. Ma la nuova dottrina Nato risale solo al 1999. Vale a dire dieci anni dopo la fine della guerra fredda.
Ci sono diversi buoni motivi per seguire con attenzione gli sviluppi delle elezioni locali in Kosovo che si sono svolte lo scorso 3 novembre, le prime a cui hanno partecipato i serbo-kosovari del Nord: cinque motivi, che investono tanto il piano interno quanto quelli regionale e internazionale, che è difficile non poter considerare strettamente interconnessi tra loro e che lasciano presagire ancora un lungo periodo d’instabilità per quello che resta – controversie politiche e giuridiche a parte – il settimo stato sort
L'Arabia saudita vi si era impegnata a fondo per conquistare quel seggio non permanente al Consiglio di sicurezza dell'ONU. E l'aveva spuntata. Poi la clamorosa rinuncia proclamata con veemenza polemica degna delle rare occasioni in cui l'usuale diplomazia “sottotraccia” di Riyadh è stata messa da parte.
Armenia’s decision (03.09.2013) to join the Russian sponsored Customs Union (CU) and its perspective evolution, the Eurasian Economic Union (EEU), had the effect of a thunderclap in European politics. The decision left the European Union in disarray. In the framework of the Eastern Partnership programme (EaP), this year Brussels has been engaged in intense negotiations to foster closer relations with the former Soviet Republics of East Europe and the Caucasus.
Le elezioni presidenziali del 27 ottobre in Georgia concluderanno un anno che nel Caucaso meridionale ha già visto il rinnovo della più alta carica statale in Armenia (18 febbraio) e in Azerbaigian (9 ottobre).
Il naufragio avvenuto lo scorso 4 ottobre al largo di Lampedusa, costato la vita a 366 persone, è solo l’ultima di una serie di tragedie del mare che hanno assunto la natura di vera e propria emergenza. Uomini in fuga da situazioni di guerra e disordine cercano un approdo nella “fortezza Europa”, trovando spesso sofferenza e morte. Diventa sempre più evidente, dunque, come l’approccio europeo basato sulla mera gestione dell’emergenza non sia più sufficiente a fare fronte a una situazione sempre più problematica. Ma da dove vengono i migranti? Quali risposte hanno messo in campo,...