Verso la regionalizzazione delle supply chains. Europa e area MENA possono rafforzare i legami economici. Ma servono riforme, infrastrutture e stabilità politica.
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La bugia non paga. In una democrazia compiuta, impermeabile al rischio della repressione poliziesca, la menzogna non può elevarsi a metodo di governo. È questa la lezione inglese che Boris Johnson s’appresta a imparare, marciando verso l’oblio nel nulla della vita pubblica.
La caduta di Johnson è il frutto di scandali politici, ma non solo. È anche il risultato di politiche economiche inefficaci e di una Brexit che non ha funzionato.
In questo nuovo episodio, Francesco Rocchetti, Segretario Generale dell'ISPI, e Silvia Boccardi parlano delle dimissioni di Boris Johnson e della nuova legge statunitense sulle armi. Infine, con Matteo Villa, ricercatore dell’ISPI, parlano di come l'Italia e l'Europa stanno provando a gestire i flussi migratori.
Tra il 28 e il 29 giugno scorsi, Vladimir Putin ha effettuato la sua prima visita all’estero dall’inizio della guerra in Ucraina. Le destinazioni sono state due: il 28 Dushanbe, capitale del Tagikistan, per un incontro con il presidente Rahmon e il 29 Ashgabat, capitale del Turkmenistan, per partecipare al Sesto Summit dei Paesi litoranei del Mar Caspio, il primo dopo il Summit del 2018, in cui è stata firmata la Convenzione sullo Status Legale del Mar Caspio.
Travolto dagli scandali, Boris Johnson si dimette da leader dei conservatori. Resterà premier fino alla nomina del successore, ma la rivolta contro di lui è bipartisan: “via subito”.
Mario Draghi vola in Turchia per rilanciare i rapporti bilaterali; “Italia e Turchia sono partner, amici alleati".
A maggio la Germania ha fatto segnare il primo deficit commerciale dal 1991, l’anno successivo alla riunificazione. È la simbolica fine di un’era, cominciata negli anni Duemila, con l’apertura di un surplus commerciale che aveva raggiunto i massimi nel 2014, in piena crisi dell’euro.
Da est a ovest i libici scendono in piazza contro il carovita, i blackout elettrici e per chiedere elezioni che rinnovino una classe dirigente corrotta e incapace.
Non sono stati i dieci giorni che cambieranno il mondo. Ma questa serie di vertici quasi ininterrotti – Unione Europea, G7, Nato – hanno fissato alcuni punti fondamentali e indicato un futuro per l'articolato fronte delle liberal-democrazie. Come sintetizza Ivo Daalder, ex ambasciatore Usa alla Nato, bisognava “istituzionalizzare la cooperazione emersa sulla scia dell'invasione russa dell'Ucraina”.