Le elezioni presidenziali e parlamentari previste il 28 novembre corrente nella Repubblica Democratica del Congo rivestono importanza cruciale per il consolidamento della pace e della stabilità nel paese e nell’intera regione dei Grandi Laghi reduce da una lunga stagione di ribellioni interne e di conflitti interstatali.
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Two years after the appointment of Catherine Ashton to the post of High Representative of the Union for Foreign Affairs and Security Policy and one year after the introduction of the European External Action Service (EEAS), an analysis of the (limited) results so far achieved is required.
‘ISPI Studies’ cover this issue by highlighting the drawbacks of the new EU diplomatic corps in terms of efficiency of the internal decision-making process and external representation.
A chi chiedesse quale possa essere il senso dell’affollamento di conferenze al vertice con un taglio asiatico della settimana in corso, aperta dall’APEC (Asia-Pacific Economic Cooperation) di Honolu-lu e chiusa dall’EAS (East Asia Summit) di Bali, si potrebbe rispondere: l’inflazione di incontri, con-certazioni, proposte, accordi, associazioni regionali è la conseguenza di una reazione a catena generata dalle due opzioni contrapposte che puntano a plasmare l’Asia del XXI secolo. L’opzione A attribuisce questo compito ai Paesi del continente.
Si dice spesso dell’India che è una “superpotenza riluttante” – un Paese, cioè, che non dispiega completamente le proprie potenzialità sulla scena globale. Eppure nel corso dell’ultimo decennio l’India ha esteso e consolidato la propria influenza fuori dall’Asia meridionale, in particolare verso Nord, con una velocità sorprendente. Un’avanzata che è evidente, oggi, soprattutto in Afghanistan.
C’è un solo progetto di legge destinato a monopolizzare l’attenzione dell’opinione pubblica indiana durante la winter session del parlamento. Il cosiddetto Jan Lokpal Bill che dovrebbe istituire l’organismo anticorruzione voluto dall’attivista gandhiano Anna Hazare, leader delle proteste popolari causate dal susseguirsi di scandali di corruzione politica dell’ultimo anno. C’è da sperare che questa volta le flemmatiche camere indiane facciano il loro dovere senza perdere troppo tempo.
Un anno fa nessuno poteva pensare che la fine dei dittatori nord-africani fosse così repentina e cruenta. A novembre scorso avevo preso parte alla tavola rotonda Mubarak, Gheddafi e Bouteflika: chi dopo di loro? organizzata dall’ISPI. In quell’occasione non era stato preso in considerazione Ben Alì, rivelatosi poi il primo a cadere, l’anello debole della catena.
La Tunisia si appresta il 23 ottobre 2011 a uno scrutinio elettorale del quale è percepita la portata storica sia dai tunisini, sia da quella parte dell’opinione pubblica internazionale che, dal 14 gennaio 2011, sta seguendo con estrema attenzione la costruzione democratica di questo piccolo paese. Gli elettori sono chiamati a votare, secondo il sistema proporzionale, la composizione dell’Assemblea (217 membri), che dovrà consegnare (forse entro un anno) una nuova Costituzione alla Tunisia.
Le consultazioni del 23 ottobre prossimo per l’elezione dell’Assemblea costituente rappresentano la prima vera prova di democrazia nella nuova Tunisia uscita dalla Rivoluzione dei gelsomini, dopo 23 anni di dominio incontrastato dell’ex presidente a vita Zine al-Abidine Ben Ali. Il carattere popolare di una Rivoluzione “senza leaders” in combinazione con il dinamismo di una società civile composita fanno delle prossime elezioni un reale esercizio di democrazia al di là delle forme.
Per la seconda volta in nove mesi la Tunisia sarà sotto i riflettori dell’attenzione internazionale.
La prima volta fu per l’improvvisa e imprevista eruzione della rivolta che nel giro di un paio di settimane defenestrò Ben Ali e innescò quel processo protestatario della Primavera araba che sta ancora attraversando gran parte del mondo arabo.
La rivoluzione porta la libertà, o la promette: già così ha una responsabilità formidabile i cui esiti ultimi sono tutt’altro che scontati. Tutte le rivoluzioni fanno ancora più fatica a portare pane e lavoro a chi le ha sognate o realizzate. Cosa prevaleva nel movimento che partendo da un villaggio anonimo ha investito Tunisi e la Tunisia ed è culminato nell’esautoramento di Zine El Abidine Ben Ali? Finora si è trattato soprattutto di libertà ma non è detto che l’intendenza seguirà. Le elezioni da sole non sono neppure un punto d’arrivo.