Combattimenti, diffusione di Covid-19, mancanza di carburante (soprattutto nelle aree degli insorti huthi), insicurezza alimentare e idrica, un disastro ecologico all’orizzonte: sono ormai troppe le variabili che dovrebbero spingere gli yemeniti – e le potenze regionali coinvolte – a far tacere le armi. Eppure, l’obiettivo non è ancora a portata di mano: stavolta, le parole dell’Inviato speciale delle Nazioni Unite Martin Griffiths sono quanto mai nette.
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Gli Emirati Arabi Uniti (Eau) formano un nuovo governo federale per reagire agli effetti economico-sociali della pandemia da Covid-19, in attesa dell’Expo di Dubai riprogrammato per il 2021. La digitalizzazione di lavoro e servizi, nonché la razionalizzazione della struttura pubblica, sono di certo i cardini del nuovo esecutivo, chiamato a offrire risposte rapide ed efficaci alle domande inedite della realtà post-coronavirus.
La settimana appena trascorsa ha visto la pubblicazione dell’Interim Economic Outlook dell’OCSE. Dati che sottolineano un quadro economico meno pessimistico (soprattutto nel caso degli Stati Uniti), ma che ribadiscono i rischi ancora elevati per l’economia mondiale. Uno dei pericoli maggiori è rappresentato da una “guerra delle valute”, che ha visto un deprezzamento del dollaro contro euro e una continua azione di politica monetaria accomodante, in particolare da parte di FED e BCE. Tuttavia, la leva monetaria non è da sola sufficiente, servono adeguate politiche fiscali degli Stati in UE...
Dalla gestione dei flussi di migranti e rifugiati agli interventi militari turchi in Siria e successivamente in Libia, dall’esplorazione del gas nelle contese acque che circondano l’isola di Cipro e alla definizione delle zone economiche esclusive nel Mediterraneo orientale, sono molteplici i dossier su cui Turchia e Unione Europea (UE) si sono trovate in disaccordo, se non addirittura in aperto contrasto.
Dopo l'accordo tra Israele ed Emirati Arabi Uniti, a cui si è aggiunto il Bahrein, gli USA rilanciano il loro impegno in Medio Oriente. Una regione in cui vanno consolidandosi nuovi assetti geopolitici e in cui l'Unione Europea e l'Italia possono ancora dire la loro. Questo e altri temi sono oggetto dell'intervista rilasciata dal Presidente dell'ISPI, Giampiero Massolo, a Formiche.net.
Si è aperto questa settimana l’ottavo round di negoziazioni tra il capo negoziatore Ue, Michel Barnier e quello britannico, David Frost. L’obiettivo è quello di arrivare a un accordo di libero scambio tra il Regno Unito e l’Ue da avviare a gennaio prossimo. I punti su cui ormai da mesi non si riesce a trovare la quadra sono principalmente due: la pesca e le regole del gioco sulla concorrenza, e in particolare sugli aiuti di stato (ne abbiamo trattato recentemente in questo articolo di Global Watch).
Under Vision 2030, a new sense of national pride has been growing among a majority of Saudis, accentuating the positive emotions related to Saudi pre-Islamic history. But there is a common misconception that Saudis have a problem with their pre-Islamic past, considering it antithetical to Islam. According to this misconception, this era should be ignored or at least not celebrated, and absolutely not incorporated into any formulation of what is Saudi Heritage.
Cala il divario tra i due candidati alla Casa Bianca. Ma quanto e come peseranno pandemia, crisi economica e proteste sociali sulle elezioni? A due mesi esatti dal voto di novembre, l’America appare esasperata da veleni ideologici, mai tanto lacerata e impaurita.
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La settimana appena trascorsa ha visto la pubblicazione dei dati sulla disoccupazione da parte dell’OCSE. Numeri che segnalano la pericolosità di una seconda ondata per l’occupazione a livello mondiale. In questo incerto contesto, le misure anti-cicliche che i diversi Governi hanno messo in campo hanno prodotto un primo effetto: il rapporto debito/Pil a livello mondiale si appresta a superare la soglia del 100%, insieme all’aumento dei debiti di famiglie e imprese.
La pandemia ha evidenziato che i piani di continuità operativa aziendale e industriale nel territorio energetico italiano, eccetto pochi casi, non sono stati in grado di gestire le variabili in rapida evoluzione e sconosciute. Mentre infatti gli occhi di tutti gli attori, privati e pubblici, erano puntati sulle mosse governative, il comparto energetico italiano, già indebolito dal crollo dei prezzi, dai conflitti a livello regionale e dall’instabilità dei progetti politici, ha ricevuto un colpo basso.