Nel sempre fecondo mondo degli slogan politici cinesi, l’estate 2020 è stata dominata dal concetto della cosiddetta “dual circulation strategy” (DCS). Si tratta del rinnovamento delle linee guida della politica economica di Pechino attraverso una strategia annunciata per la prima volta lo scorso maggio, in occasione di una riunione del Politburo, e rilanciata con forza a fine luglio. Come spesso accade in questi casi, sotto uno slogan per lo più oscuro si nascondono possibili trasformazioni di grande portata.
Search results:
Nella tarda mattinata di oggi, nel centro di Parigi, a poca distanza dall’ex sede del giornale satirico Charlie Hebdo (oggetto di un grave attacco terroristico il 7 gennaio 2015), due persone hanno aggredito in strada alcuni passanti a colpi di machete. Due persone sarebbero rimaste ferite, in maniera grave. La polizia ha successivamente fermato i sospetti.
La settimana appena trascorsa ha visto la pubblicazione del Bollettino della BCE. In arrivo da Francoforte dati che sottolineano un quadro economico meno pessimistico, ma che ribadiscono rischi ancora elevati per l’economia dell’Eurozona, prevista in contrazione dell’8% nel 2020 e in ripresa nel 2021, con una stima di crescita del 3,2%. Anche a livello mondiale la panoramica della recessione assume gravità diversa a seconda dell’area, della diffusione dell’epidemia, e delle particolarità della struttura economica dei singoli Paesi.
Il 9 settembre si sono svolte le elezioni per il rinnovo delle istituzioni regionali nel Tigray, nel nord dell’Etiopia. L’appuntamento era atteso con apprensione, in quanto organizzato nonostante il parere contrario dell’esecutivo del primo ministro Abiy Ahmed. L’esito dello scrutinio cristallizza il conflitto strisciante tra il governo federale e l’amministrazione tigrina, ad oggi principale riferimento delle opposizioni dopo la sequela di arresti che ha investito la capitale e il sud del Paese nel corso dell’estate.
Il 2020 ha rappresentato un anno importante per il Medio Oriente e in particolare per le evoluzioni nel processo di pace israelo-palestinese.
Dopo la fine delle misure di contenimento e la ripresa delle attività la Turchia si trova a gestire una seconda ondata di contagi da Covid-19 e una difficile situazione economica. Tuttavia, nuove chiusure non sembrano all’orizzonte in un paese che non può permettersi una nuova frenata delle attività produttive. Sul piano esterno, la pandemia di coronavirus non ha rappresentato un game changer per la politica estera della Turchia, impegnata attivamente su più fronti dal Medio Oriente, all’Africa e al Mediterraneo orientale.
Con le dimissioni del primo ministro Elyes Fakhfakh, avvenute il 15 luglio scorso dopo meno di cinque mesi di mandato, la Tunisia è entrata in una nuova e complessa fase politica. Le dimissioni sono formalmente la conseguenza dell’accusa di conflitto d’interesse che ha colpito il premier Fakhfakh lo scorso giugno in relazione a sue partecipazioni in una società che si occupa dello smaltimento di rifiuti, la quale ha recentemente ottenuto appalti pubblici.
Nel corso dell’estate, l’Algeria è entrata in una nuova fase di incremento dei contagi da Covid-19, la più acuta dall’inizio della pandemia, con i casi accertati e i decessi che, ad oggi, hanno oltrepassato rispettivamente quota 46.000 e 1500.
A quattro mesi dal suo insediamento, l’attuale esecutivo iracheno deve ancora affrontare una situazione di immensa pressione politica.
Dall’inizio dell’estate, dopo una serie di sconfitte clamorose da parte dell’Esercito Nazionale Libico (Lna), facente capo al maresciallo di campo Khalifa Haftar, che hanno visto la perdita di avamposti strategici fondamentali come la base aerea di al-Watiya e la città di Tarhuna a favore delle forze del Governo di accordo nazionale (Gna), guidato da Fayez al-Serraj e supportato apertamente dalla Turchia e dal Qatar, la guerra civile in Libia sembra aver mutato il proprio corso. Le forze dell’Lna hanno dovuto ritirarsi nuovamente entro il confine cirenaico, fermandosi a Sirte.