L’emigrazione rappresenta un aspetto centrale della vita economica e sociale dell’Italia repubblicana fin dalla sua fondazione. Nel 1945, appena termina la seconda guerra mondiale, copiosi flussi di emigranti italiani si riversano fuori dai confini nazionali per cercare un lavoro, andando a infoltire le già cospicue comunità presenti in tutto il mondo. Nell’Italia repubblicana le caratteristiche dei flussi emigratori sono diverse rispetto al passato. Innanzitutto gli italiani si dirigono prevalentemente non più oltreoceano ma nei paesi europei, prima in Francia e in Belgio poi soprattutto in Svizzera e Germania, dove si affermano modelli migratori caratterizzati dalla dimensione rotatoria e temporanea delle partenze e degli arrivi. In questi paesi e nelle altre destinazioni (le tradizionali Argentina e Stati Uniti e le nuove mete come Australia, Venezuela e Canada) si formano e strutturano comunità che hanno rapporti economici stretti con l’Italia, che si consolidano nel corso del tempo.