Rispondendo all’invito di Bartolomeo I, Patriarca ecumenico di Costantinopoli, pronunciato in Terra Santa la scorsa primavera, a cui ha fatto seguito il 9 settembre quello del presidente turco Recep Tayyip Erdoğan, Papa Francesco si appresta a fare il suo ingresso nella terra dove sono state poste le basi teologiche della fede cristiana durante i concili di Nicea, Costantinopoli, Efeso e Calcedonia.
Più si avvicina la partenza del Papa per la Terra Santa, più dal Vaticano si tende a ridimensionare la portata del viaggio, temendo quasi che il successo auspicato non si traduca poi in un’effettiva riuscita della visita di tre giorni tra Giordania, Palestina e Israele. Gli ostacoli non mancano e oltreTevere la parola d’ordine è “prudenza” nel trattare quella che da un anno è considerata una tra le tappe che più caratterizzeranno il pontificato del gesuita argentino asceso al Soglio di Pietro.
Il rapporto di Benedetto XVI con le Chiese ortodosse si è posto in continuità con la linea seguita da Giovanni Paolo II, ma allo stesso tempo ha marcato delle differenze. Wojtyła era animato da una passione evidente nei confronti del mondo ortodosso, carica di valenze molteplici, intrise anche di motivi biografici, connessi alla storia e alla cultura della Polonia.