Parlando di Caucaso meridionale, si tende spesso a leggere le problematiche legate a questo contesto geopolitico da una lente russa, europea o statunitense. Molte sono le ragioni di questa scelta: pur nella diversità delle prospettive, Armenia, Azerbaigian e Georgia hanno mantenuto in seguito alla dissoluzione dell’URSS un rapporto privilegiato con Mosca; un legame che – nel caso della prima – si è visto ulteriormente rafforzato dalla recente adesione all’Unione Economica Eurasiatica voluta da Putin.
Le Olimpiadi invernali di Sochi sono ormai alle porte e, nonostante il dispiegamento di un poderoso sistema di sicurezza con unità dell'esercito e droni che sorvolano il territorio, i timori per possibili violenze legate ai gruppi jihadisti dell'adiacente Caucaso settentrionale rimangono forti.
Quando, nell’ormai lontano 2007, i Giochi Olimpici invernali del 2014 (7-23 febbraio) vennero assegnati alla città russa di Sochi, gli esperti di Russia (e Caucaso) rimasero quanto mai perplessi. Sochi, infatti, è nota ai più soprattutto come luogo prediletto di villeggiatura in patria di Putin e tanti altri russi. Ma questa località si trova in effetti alle pendici del Caucaso settentrionale, vale a dire nella regione più instabile della Federazione russa.
L'approvvigionamento di idrocarburi rappresenta uno dei fattori di maggior rilevanza internazionale dell'area del Caucaso meridionale. L'Azerbaigian, in particolare, si presenta nel duplice ruolo di paese produttore e di paese di transito per la produzione dell'Asia centrale. I recenti sviluppi infrastrutturali sembrano tuttavia mostrare una crescente rilevanza del primo aspetto, destinato con ogni probabilità a restare prevalente nei prossimi decenni.
Armenia’s decision (03.09.2013) to join the Russian sponsored Customs Union (CU) and its perspective evolution, the Eurasian Economic Union (EEU), had the effect of a thunderclap in European politics. The decision left the European Union in disarray. In the framework of the Eastern Partnership programme (EaP), this year Brussels has been engaged in intense negotiations to foster closer relations with the former Soviet Republics of East Europe and the Caucasus.
Le elezioni presidenziali del 27 ottobre in Georgia concluderanno un anno che nel Caucaso meridionale ha già visto il rinnovo della più alta carica statale in Armenia (18 febbraio) e in Azerbaigian (9 ottobre).
Quante rivoluzioni ci vogliono per raggiungere una coerenza fra quanto prevede la norma e quanto accade nella pratica? E queste elezioni segneranno un passo in avanti per sanare lo scollamento fra quello che la Georgia dice di sé e quello che è?
Negli ultimi mesi le tensioni tra la repubblica della Federazione Russa della Cecenia del presidente Ramzan Kadyrov e l’Inguscezia dell’ex ufficiale Yunus-Bek Yevkurov, hanno subito un’accelerazione dovuta a varie cause, che riguardano due principali linee geopolitiche: la prima concerne la disputa sui confini che trova fondamento nella storia dei rapporti tra le due repubbliche, la seconda legata all’anti-terrorismo, ovvero alla capacità di repressione della latente guerriglia islamica nel Caucaso del Nord.
The reactions to the project of Eurasian Union, announced by Vladimir Putin after declaring his candidacy to the last presidential elections, has been mainly negative. Some observers used the familiar accusations of neoimperialism, others expressed their open skepticism about the
Lo spazio mediterraneo ha tradizionalmente costituito un punto d’incontro tra offerta e domanda di energia, crocevia di scambi energetici tra la sponda meridionale, dove si collocano paesi con le più rilevanti riserve di idrocarburi dello spazio eurasiatico, e quella settentrionale, dove si trova invece il terzo mercato energetico su scala globale, quello comunitario.
Le elezioni parlamentari in Georgia sono state un evento di grande rilievo politico, che va ben al di là delle frontiere della repubblica caucasica. Benché limitata dalla particolare legge elettorale georgiana, la netta sconfitta del partito di governo, il Movimento Nazionale Unito, ha posto fine allo strapotere politico di Saakashvili, iniziato nel 2003 con la cosiddetta “rivoluzione delle rose”.
La piccola repubblica dell’Ossezia del Sud si è trovata recentemente alle prese con una profonda crisi politico-istituzionale, legata ai turbolenti sviluppi delle elezioni presidenziali dello scorso novembre, quando i suoi cittadini sono stati chiamati alle urne per decidere il successore del presidente in carica dal 2001, Eduard Kokojty, per il quale non è previsto a livello costituzionale un terzo mandato.