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Crisi economica

Economia venezuelana sempre più nel baratro

Di fronte alla gravità della crisi economica e sociale in Venezuela viene spontaneo chiedersi: Ma come è possibile che in Venezuela, che era uno dei paesi più ricchi dell’America latina, manchino beni di prima necessità come il cibo e le medicine? Ma come è possibile che il Venezuela, che è stato tra i più grandi esportatori di petrolio e che si stima possegga le più vaste riserve di petrolio al mondo, abbia quasi dimezzato il prodotto interno negli ultimi quattro anni?

Brasile: conti pubblici, una bomba a orologeria?

Commemorando lo scorso novembre il risultato positivo dell’asta di concessione dei blocchi petroliferi sottomarini ultraprofondi del pré-sal, il presidente Michel Temer ha twittato che “è stato un grande successo” e che “il Brasile è tornato in sella”. Tuttavia, al netto della retorica da social network, se si prendono i dati del bilancio pubblico brasiliano appare evidente che le cose non stiano proprio andando benissimo.

Prospettiva Temer: l’ora delle decisioni amare

Circondato dalla sfiducia sulla sua effettiva capacità di adottare le riforme economiche necessarie a rilanciare il paese, Michel Temer ha iniziato il 1° settembre il suo mandato di presidente del Brasile. Il nuovo capo dello Stato ha l’obbligo di varare misure amare per evitare il collasso dei conti pubblici. Una cura necessaria, già annunciata nel suo primo discorso dopo l’insediamento, trasmesso a reti unificate.

Per il Brasile un futuro ancora incerto

Sul finale agostano, poco dopo il termine della XXXI edizione dei Giochi Olimpici di Rio de Janeiro (5-21 agosto), il Senato brasiliano sarà chiamato a decidere sull’approvazione del procedimento di destituzione di Dilma Rousseff. Pochi giorni prima, più precisamente il 16 agosto, comincerà ufficialmente la campagna elettorale per le elezioni municipali del prossimo 2 ottobre. Due eventi distinti ma parimenti fondamentali per il futuro politico nazionale.

Il Brasile dopo Rousseff, tra crisi economica e istituzionale

Dopo la votazione del Senato a favore della messa in stato d’accusa della presidente del Brasile (questo significa impeachment, con 55 voti a favore e 22 contro), Dilma Vana Rousseff “è ufficialmente imputata in un processo legislativo criminale”, spiega il giurista Wálter Fanganiello Maierovitch, già zar anti-droga brasiliano, giudice ed oggi presidente dell’istituto italo-brasiliano Giovanni Falcone.

Brasile: una crisi di sistema

«Non è l’inizio della fine. È il principio della lotta». Dilma, la guerrigliera – anche se, come ha più volte sottolineato, al posto delle armi, contro la dittatura impiegava volantini e giornali –, la “Lady di ferro” del lulismo, non è disposta ad arretrare. Il sì della Camera al procedimento di impeachment nei suoi confronti, non ha fiaccato la resistenza della presidenta, pronta a giocare il tutto per tutto al Senato. Là, probabilmente ai primi di maggio, ci sarà il secondo esame sulla richiesta di messa in stato d’accusa.

Elezioni in Argentina: continuità o rottura?

La prima tornata delle elezioni argentine non è bastata per definire il presidente del nuovo ciclo politico, dopo i 12 anni dell’“era Kirchner”. Daniel Scioli, dato per favorito, non è riuscito a imporsi al primo turno (36,3 per cento dei voti), mentre è andata meglio del previsto a Mauricio Macri (34,7 per cento) e Sergio Massa (20 per cento). Bisognerà aspettare i ballottaggi del prossimo 22 novembre per avere una risposta che dipenderà da una sempre più plausibile alleanza di governo.

Non solo Atene: i timori dei mercati

Quando in luglio l’Europa raggiunse l’accordo con la Grecia, sembrò evitato un disastro con conseguenze globali. Per qualcuno i debiti di Atene erano una bomba paragonabile a quelle diffuse nel mondo dai subprime Usa e da Lehman nel 2007-2008. Ora si torna a elezioni greche con esito molto incerto, tanto da mettere in dubbio perfino l’applicazione dell’accordo e minacciare di ridiscuterlo radicalmente, rianimando il timore di Grexit e dei suoi possibili contagi.

Cina: incognite di una trasformazione strutturale

Lo spettro agitato da molti commentatori negli anni passati di un rallentamento dell‘economia cinese si è manifestato nell‘estate 2015, sollevando numerosi interrogativi sia sulla tenuta della stessa struttura economica, sia sul sistema politico e sulle aspirazioni globali di Pechino. I timori derivano, infatti, dalla consapevolezza che il crollo delle borse cinesi sia il sintomo di problemi strutturali che il paese deve risolvere per garantire lo sviluppo economico. Il presidente Xi Jinping ha avviato dal 2013 un piano di trasformazione dell‘economia ma ora si trova a dover affrontare crescenti resistenze all‘interno del partito da parte di coloro che temono di perdere rendite politiche ed economiche. Se la Cina saprà risolvere questa crisi estiva il partito comunista avrà dato prova di essere in grado di perpetuare il suo China Model caratterizzato da stabilità politica e crescita economica. Anche sul piano internazionale, l‘integrazione economica e commerciale di Pechino con il resto del mondo proietta su scala globale gli effetti del rallentamento della crescita cinese. Che sia giunto il momento di riformare il Fondo monetario internazionale e la Banca mondiale, coinvolgendo anche la Cina?

Due scenari sulla crisi economica russa

La vera ragione del crollo del rublo, scriveva Boris Nemtsov in dicembre, due mesi prima di essere ucciso, è "ben nota": "La Banca centrale si è messa a stampare moneta per venire in aiuto al business Sechin-Putin, e ha consegnato a Rosneft 625 miliardi di rubli (circa 10 miliardi di euro, ndr) nuovi di zecca. Il denaro è finito immediatamente sul mercato valutario, e il cambio è crollato".

La crisi ucraina:un monito per l'Europa e per i vicini orientali

La crisi ucraina messa in moto dal rifiuto della leadership del paese di sottoscrivere un Accordo di Associazione, nell’ambito della politica del Partenariato orientale, con l’Unione Europea (UE) ha svelato in maniera drammatica le aspirazioni post-imperiali della Federazione russa. Nei primi anni Novanta, la Russia era assorbita dal processo interno di trasformazione e dal fronteggiare le gravi conseguenze di una rapida e radicale liberalizzazione economica.

Nigeria: Jonathan, Buhari e la memoria degli elettori

Fra le consuete proteste in merito ai certificati elettorali non ancora consegnati, la difficoltà di raggiungere i seggi nelle regioni del Nord a causa dell’attivismo di Boko Haram, e il rischio di brogli, la Nigeria si prepara al voto. I candidati approfittano di queste ultime settimane di campagna per raggiungere i loro potenziali elettori via Facebook e Twitter.

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