La recente visita del segretario di stato americano, John Kerry, a Kiev aggiunge un nuovo tassello alla delicata questione ucraina. Essa non costituisce, tuttavia, un fatto inatteso né, molto probabilmente, è destinato a rappresentare un passaggio dirimente nello sviluppo della vicenda. Dopo l’escalation verbale degli ultimi giorni, culminata nei duri attacchi del presidente Obama alla Russia e alle sue scelte politiche e militari, questa visita rappresenta una sorta di passaggio obbligato.
Edoardo Greppi, professore di International Institutional Law e di Diritto internazionale umanitario e tutela dei diritti umani nel Dipartimento di Giurisprudenza dell’Università di Torino analizza il ruolo che l'ONU dovrebbe ricoprire nello scenario che si sta delineando in Ucraina con l'invio di militari russi in Crimea.
Il deteriorarsi della situazione in Ucraina, con il concreto rischio di una secessione di fatto di una parte del paese, ha determinato, nel corso del fine settimana, il marcato irrigidimento della posizione occidentale.
La tumultuosa evoluzione degli eventi ucraini degli ultimi giorni lascia aperta una serie di interrogativi cui è difficile, oggi, dare risposta.
Qual è per la Russia il peso delle relazioni culturali, politiche ed economiche con l’Ucraina?
L’analisi dei cambiamenti avvenuti nella struttura di controllo e repressione del potere di Damasco e nella gestione delle risorse dedicate alla contro-insurrezione mostra un coinvolgimento sempre più diretto di uomini e mezzi iraniani e russi.
I recenti attacchi che hanno colpito le postazioni dello Stato Islamico dell’Iraq e di al-Sham (Isis) nel nord della Siria hanno riportato alla luce le profonde divisioni dell’opposizione armata, a pochi giorni dall’inizio dei colloqui di “Ginevra II”.
Prima ancora di essere presidente, Nicolas Maduro è un erede, l’erede politico di Hugo Chávez. Nel dicembre 2012 venne designato “successore” da un Chávez ormai consumato dalla malattia: «Se il peggio dovesse accadere, votate per lui». Con queste parole, la prima incoronazione. Poi, il 14 aprile, l’elezione che ha sancito la vittoria di Maduro che oggi, a 51 anni, è il presidente che governa il Venezuela.
Le parole e i toni del neo-presidente Hassan Rouhani suggeriscono che l’Iran voglia intraprendere un percorso di distensione politica, sia a livello regionale che internazionale. Il presidente della repubblica, già capo negoziatore nucleare nei mandati del riformista Khatami e padre del primo patto di sicurezza firmato con i sauditi nel 1998, ha auspicato “eccellenti relazioni con i vicini”.
È un caso di grande clamore mediatico quello che in Spagna interessa non solo il premier Mariano Rajoy, ma i livelli più alti dell'attuale dirigenza del Partido Popular (PP), la forza politica al governo del paese dal 2011.
L’intervento militare in Mali, cominciato l’11 gennaio 2013, è senza dubbio una delle decisioni più ambivalenti che abbia preso un presidente francese da molto tempo.
- « prima
- ‹ precedente
- 1
- 2
- 3
- 4
- 5
- 6
- 7
- seguente ›
- ultima »