L’elezione di Donald Trump alla Casa Bianca può rappresentare un forte momento di rottura con le politiche economiche precedentemente condotte dalle amministrazioni degli ultimi vent’anni, nonché un potenziale elemento di instabilità per i mercati internazionali.
Le elezioni del 2016 hanno costituito uno spartiacque per la storia politica recente degli Stati Uniti. La crisi finanziaria di nove anni fa ha innescato un processo di ridefinizione delle identità dei due grandi partiti, repubblicano e democratico, che perdura tutt’oggi con un impatto diretto sul sistema istituzionale. Da un lato, gli anni della presidenza di Barack Obama, al netto del dibattito sulla efficacia o meno delle misure adottate, hanno visto il recupero e il ritorno alla crescita economica degli Stati Uniti.
Si sono tenute ieri, 7 giugno 2016, le votazioni per le primarie americane in sei Stati: California, Nord e Sud Dakota, Montana, New Mexico e New Jersey. I risultati nel Partito democratico hanno premiato Hillary Clinton, che ha riportato vittorie in California (57,1%), New Jersey (63,3%), New Mexico (51,5%) e Sud Dakota (51%), mentre lo sfidante Bernie Sanders ha conquistato Nord Dakota (64,2%) e Montana (50,9%).
Hillary Clinton ha raggiunto ufficialmente il numero magico di 2383 delegati necessari per la candidatura automatica per il Partito democratico. La sfida per la Casa Bianca vedrà ufficialmente contrapposti Hillary Clinton per i democratici e Donald Trump per i repubblicani. La nomination raggiunta dal'ex First Lady sancisce una condizione che ormai sembrava delineata ormai da alcuni mesi, nonostante i tentativi dell'inseguitore Bernie Sanders di porsi come l'unico candidato in grado di sconfiggere il tycoon alle votazioni di novembre. (...)
Sondaggio IPSOS per Reuters condotto tra il 30 aprile e il 4 maggio 2016 su un campione di 1227 cittadini statunitensi, dei quali 524 democratici, 451 repubblicani e 190 indipendenti
Il discorso di ieri di Trump è stato il suo primo interamente dedicato alla politica estera e, non a caso, è stato ospitato dal Center for the National Interest. Trump si è concentrato su ciò che in tempi forse meno politically correct sarebbe stato definito 'sacro egoismo', e che oggi si presenta con un più attraente slogan come è 'America first'. (...)
Ieri Donald Trump ha tenuto al Mayflower Hotel di Washington il suo primo discorso sulla politica estera che adotterebbe se venisse eletto Presidente degli Stati Uniti. Quali i punti principali del suo discorso?
Le votazioni per le primarie dei cinque stati della costa orientale (Maryland, Pennsylvania, Delaware, Rhode Island e Connecticut) di ieri, 26 aprile, si sono concluse con una netta vittoria di Donald Trump per il Partito Repubblicano e di Hillary Clinton per il Partito Democratico, ribadendo l’esito delle primarie di New York. (...)
Sondaggio IPSOS per Reuters condotto nel periodo 27-31 marzo su un campione di 1.858 cittadini statunitensi, di cui 781 democratici, 665 repubblicani, 224 indipendenti.
Dal Michigan arriva l’ennesima sorpresa di questa strana corsa elettorale. Bernie Sanders, l’outsider che sta dando del filo da torcere a Hillary, ha ottenuto il 49,9% dei voti (65 delegati) contro il 48,2% (58 delegati) della rivale, rovesciando qualsiasi pronostico o sondaggio, che dava invece a Hillary oltre 20 punti di vantaggio.
Se il "super martedì" ha confermato le previsioni sui favoriti nella corsa alla Casa Bianca - Hillary Clinton per i democratici e Donald Trump per i repubblicani -, ha anche dimostrato che i candidati minori non sono ancora fuori dai giochi. Ciononostante, la sfida principale non sarà soltanto tra candidati e partiti, ma vedrà contrapposte due visioni molto diverse che potranno spingere gli Stati Uniti verso direzioni socio-politiche diametralmente opposte.
Di Gianluca Pastori,
I risultati del “super martedì” sembrano confermare, in larga misura, le previsioni della viglia. Sul fronte democratico, Hillary Clinton ha ottenuto larghi successi negli stati del sud (con punte del 78% in Alabama e del 71% in Georgia) riuscendo, al contempo, a contenere i danni in quelli settentrionali, sui quali la campagna di Bernie Sanders aveva puntato maggiormente.