Geography makes Northern Africa a strategic region for Italy. Nowhere is this more evident than in energy relations, as large natural gas pipelines today run from Algeria (via Tunisia) and Libya over the Mediterranean seabed to reach Italy’s southern shores. These pipelines are the outcome of negotiations that lasted years and, at the same time, a testament to long-term relationships, almost unbroken by political ups and downs.
After the achievement of unification, one of the Italian political élite’s main aims was recognition of the country as a “great power” by the members of the international system. Such ambitions sharply contrasted with Italy’s political weakness, as well as with its economic and social backwardness. In spite of everything the Italian authorities began to dream of an African empire, on the model of the great European powers, which were involved in the “scramble for Africa”.
It is well known that the oil and gas sector is the backbone of the Algerian economy, accounting for about 35 per cent of gross domestic product, and two-thirds of total exports; that the first commercial oil discovery was in 1956 and that production started in 1958 during the bloodiest anti–colonial revolt of national liberation in Arab history. And that Italy was at that time – and still is - in great need of this resource for its own development.
Tra il 19 e il 21 luglio il premier Renzi ha visitato Angola, Congo-Brazzaville e Mozambico, accompagnato da alcuni illustri rappresentanti dei più importanti gruppi industriali italiani che operano nel paese: dall’amministratore delegato di Eni Claudio Descalzi, all’Ad di Saipem Umberto Vergini, a rappresentanti del gruppo Cremonini, Federalberghi, Iveco, ma anche Assominerali e Confindustria.
A più di due anni dalla scomparsa di Muammar Gheddafi e dal completo rovesciamento del suo regime, la Libia sta vivendo il peggior periodo di crisi politica ed economica di questi ultimi mesi. L’autorità centrale sembra progressivamente disintegrarsi a causa delle divisioni politiche interne e del confuso quadro istituzionale. Il nuovo sistema parlamentare è andato via via perdendo legittimità agli occhi non solamente delle fazioni libiche, ma anche del comune cittadino che non ha percepito progressivi miglioramenti in termini economici e, soprattutto, di sicurezza.
La politica estera italiana nei confronti della Federazione russa, come emanazione del governo guidato dal presidente del Consiglio Enrico Letta, non si scosterà dagli orientamenti impressi dai governi precedenti. Le relazioni Italia-Russia si sono infatti consolidate e rafforzate nel tempo indipendentemente dai governi che si sono alternati nei rispettivi paesi. Tradizionalmente, la posizione italiana rispetto a Mosca è stata trasversalmente compatta, ossia condivisa da governo e opposizione e dai diversi livelli istituzionali.
Il 1972 fu un anno molto difficile per le relazioni dell’Italia con Gheddafi. Appena un anno e mezzo prima, nell’estate del 1970, il Colonnello aveva cacciato la comunità di 15mila italiani residenti in Libia, e l’Eni, che aveva scoperto il più grosso giacimento di petrolio in Cirenaica, l’A-100, non aveva ancora ottenuto il permesso di cominciare le estrazioni. Il regime libico poneva grosse difficoltà.
Da qualche mese la sicurezza energetica è scomparsa dai radar. Complici un periodo di grave incertezza politica interna e l’arrivo della primavera, le notizie continuano a rincorrersi, ma ben lontane dalle prime pagine dei grandi quotidiani nazionali. La scottatura della crisi delle forniture di gas naturale dalla Russia, che ci ha costretti a rimettere in esercizio centrali elettriche a olio e ha riaperto il dibattito sulle riserve strategiche, data febbraio 2012.
Le relazioni italo-russe si fondano sull’esperienza pluriennale di cooperazione. L’Italia è sicuramente uno dei partner più significativi della Federazione Russa, con cui ha instaurato e sviluppa un’intensa cooperazione in quasi tutte le sfere del complesso dei rapporti bilaterali. Russia e Italia, portano avanti un intenso dialogo politico e interagiscono attivamente nelle strutture e nelle organizzazioni internazionali. Queste relazioni si definiscono come strategiche e privilegiate e il Cremlino vede nell’Italia uno dei partner in Europa tra i più importanti.