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Francia

Per ora Marine Le Pen vince solo in "provincia"

Tra pochi giorni sapremo quali saranno i due contendenti alla sfida finale del 7 maggio. I sondaggi, mai così abbondanti come in questa tornata, hanno dato negli ultimi quindici giorni risultati sorprendenti mettendo quattro candidati quasi sulla stessa linea e quindi con uguali possibilità di accedere al secondo turno. Anche in Francia i sondaggisti sono però in crisi, come dimostrano i macroscopici errori di valutazione nelle competizioni primarie per la scelta del candidato socialista e, soprattutto, di quello gollista.

Francia: corsa a quattro per un pugno di voti

È davvero una delle elezioni più drammatiche e importanti della storia di Francia. La differenza fra il baratro della Frexit, del populismo, delle conseguenze pesanti (per il paese e per l'Europa) e la più rassicurante prospettiva di un percorso riformista ed europeo è racchiusa in una manciata di voti, o, per meglio dire, di percentuali espresse dai sondaggi dell'ultima settimana. Mai, come questa volta, l'incertezza è enorme. Perché, mai prima d'ora, la campagna elettorale è stata contemporaneamente condizionata da eventi politici, scandalistici, mediatici.

Sinistra francese a pezzi: tre anime in lotta

Uno dei risultati paradossali del quinquennio di François Hollande, secondo Presidente socialista della Quinta Repubblica, è quello di aver riportato alla luce le divisioni della sinistra francese e aver contribuito alla sua disintegrazione. Durante gli undici anni in cui fu primo segretario del Partito socialista (1997-2008), François Hollande era stato capace, eccetto nel 2005 nell’ambito del referendum sulla Costituzione europea, di realizzare un’opera di sintesi fra le diverse correnti che si scontravano in occasione dei congressi di partito.

L'economia francese alla ricerca di nuove certezze

Come gli altri stati membri dell’Unione economica e monetaria europea (EMU), anche l’economia francese è stata colpita dalle crisi internazionali del 2007-’09 e dalle crisi europee del 2010-’13. Il tasso di crescita macroeconomica e gli incrementi nel reddito pro-capite della Francia sono stati, però, superiori alla media dell’EMU e inferiori a quelli dei paesi più forti dell’area. Infatti, nel 2016 il PIL francese ha superato del 4,9% quello del 2008, mentre l’analogo dato medio dell’EMU è stato pari al 2,7% e quello della Germania pari allo 8%.

Dopo il 2017, quale politica estera per la République?

La Costituzione della Quinta Repubblica, adottata circa sessant’anni fa, conferisce un ruolo preminente al presidente della Repubblica in materia di politica estera. Il capo dello Stato non è solamente incaricato di negoziare e ratificare i trattati, ma si trova anche a capo delle forze militari. La prassi ha poi rafforzato tale posizione di preminenza, tanto che l’azione esterna è spesso considerata “l’ambito riservato” del Presidente.

La gauche française en morceaux

L’un des résultats paradoxaux du quinquennat de François Hollande, deuxième Président socialiste de la Vème République, aura été de mettre au grand jour les divisions de la gauche française et d’avoir contribué à son éclatement. Durant les onze années où il fut premier secrétaire du Parti socialiste (1997-2008), François Hollande avait su, sauf en 2005 au moment du référendum sur la Constitution européenne, réaliser des synthèses entre les différents courants qui s’affrontaient au moment des congrès.

Au-delà de 2017, quelle politique étrangère pour la France?

La Constitution de la cinquième République, adoptée il y a près de 60 ans, confère un rôle prééminent au Président de la République en matière de politique étrangère. Non seulement le chef de l’Etat est-il chargé de négocier et ratifier les traités, mais de surcroît, il se trouve à la tête des armées. La pratique a renforcé cette prééminence, si bien que l’action extérieure est souvent présentée comme le « domaine réservé » du Président.

Primarie in Francia: tante incognite verso l’Eliseo

Domenica 20 novembre si apre ufficialmente la stagione delle primarie francesi. I primi a confrontarsi con il proprio elettorato saranno i Repubblicani, nuovo nome della formazione politica dei popolari gollisti. Dei sette candidati, i contendenti con realistiche probabilità di passare al secondo turno (27 novembre) sono tre: Alain Juppé, ex premier e sindaco di Bordeaux, Nicolas Sarkozy, fino ad agosto leader del partito gollista, e François Fillon, ex primo ministro durante il mandato presidenziale dello stesso Sarkozy.

La Francia tra immigrazione e conflitti sociali

La Francia ha una lunga storia di immigrazione: paese scarsamente popolato in rapporto alle sue dimensioni e coinvolto a più riprese in guerre rovinose.

Da almeno due secoli ha un problema demografico e di alimentazione del mercato del lavoro. Questo, unito allo sviluppo industriale e alla storia coloniale, ha contribuito a fare della Francia uno dei principali poli di attrazione dell’immigrazione in Europa. Nel 2015 risiedevano in Francia 7,9 milioni di persone nate all’estero, pari all’11,9% dei residenti.

Partito socialista: candidato cercasi

Che capovolgimento della situazione! Nel 2006, in vista delle elezioni presidenziali dell’anno successivo, il Partito socialista francese sperimentò delle primarie che potremmo definire semi-aperte, poiché erano stati chiamati a parteciparvi anche tutti coloro ai quali era stata offerta la possibilità di tesserarsi nei mesi precedenti per soli venti euro. Ségolène Royal sorprese tutti vincendo al primo turno contro due avversari di rilievo come Laurent Fabius e Dominique Strauss-Kahn, soprannominati gli «elefanti socialisti».

Effetto Trump anche in Francia?

Il sogno infranto della Clinton potrebbe avverarsi per Marine Le Pen. Non ci sarà, per il momento, la prima donna presidente degli Stati Uniti d’America; potrebbe esserci in Francia. “Sono pronta per essere la prima donna eletta presidente della Repubblica francese – ha dichiarato tempo fa la Le Pen - ed è pronta anche la Francia”.

La destra francese alla prima prova

Anche la droite francese si è inchinata al rito delle primarie. Rispetto all’assenza di regole e prassi che la governava fino alla fine degli anni Novanta il passo in avanti è gigantesco.  Gli iscritti poterono intervenire nel processo decisionale solo nel 1999 quando vennero chiamati, per la prima volta ad eleggere il presidente del partito. Alla fine di questo mese, con il classico sistema dei due turni, iscritti e simpatizzanti si recheranno nei seggi installati dal partito per scegliere il candidato presidenziale.

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