Negli ultimi giorni, le forze israeliane hanno sgomberato più volte la Moschea al-Aqsa di Gerusalemme Est dai fedeli palestinesi, e non sono mancati gli scontri. Tutto questo accade durante il Ramadan, mese di festa per l'Islam che quest'anno coincide sia con la Pasqua cristiana che con quella ebraica. Per capire cosa sta succedendo, Francesco Rocchetti, Segretario Generale dell'ISPI, e Silvia Boccardi dialogano con Davide Lerner, giornalista.
“Dall'accampamento dei Filistei uscì un campione chiamato Golia di Gat. Era alto sei cubiti e un palmo. Aveva in testa un elmo di bronzo ed era rivestito di una corazza a piastre, il cui peso era di 5mila shekel. Portava alle gambe schinieri di bronzo e un giavellotto di bronzo tra le spalle [...] Davide cacciò la mano nella bisaccia, ne trasse una pietra, la lanciò con la fionda e con la pietra Lo colpì”. [Antico Testamento, Samuele 1,17]
“Cosa vogliamo fare a Gaza?”, si chiedeva il mese scorso Yair Lapid, il ministro degli Esteri, leader centrista e futuro premier fra un paio d'anni: se esisterà ancora lo strano governo di destra, centro-destra, centro, centro-sinistra e sinistra, palestinesi d'Israele compresi. Dovrebbe essere normale che un leader politico israeliano cerchi una soluzione a un problema così evidente come l'instabilità nella striscia. Normale anche che la questione si allarghi a tutti i palestinesi: a cosa fare anche dei territori occupati in Cisgiordania.
“Non c'è un processo diplomatico con i palestinesi né ce ne sarà uno”, si era affrettato l'altro giorno a commentare il portavoce di Naftali Bennett, il premier israeliano. Hamas da Gaza aveva lanciato il suo anatema contro ogni dialogo con “l'occupante sionista”.
Nelle ultime settimane abbiamo visto riesplodere le tensioni tra Israele e Palestina, ma cosa ha detto il mondo di questo conflitto? Come ha reagito? Silvia Boccardi, giornalista di Will, e Francesco Rocchetti, Segretario Generale ISPI, ne parlano con Paolo Magri, Vice Presidente Esecutivo ISPI.
Forse tra poche ore, eventualmente entro qualche giorno, l'ennesima guerra di Gaza sarà fermata dalla diplomazia internazionale: probabilmente l'Egitto e il Qatar con l'aiuto ora determinante, ora no, di Stati Uniti, Francia, Russia, Consiglio di sicurezza Onu. Un concerto globale per un conflitto apparentemente minore.
Per spiegare l’escalation di violenza che ha avuto luogo a Gerusalemme in questi ultimi giorni, non basta rintracciare la singola scintilla che ha innescato gli scontri, ma serve adottare una prospettiva più ampia che ci aiuti a definire il contesto storico, politico e sociale attuale della città.
Dopo i disordini a Gerusalemme del weekend, le tensioni tra Israele e Palestina sono sfociate in un conflitto armato. Israele ha richiamato in servizio 5.000 riservisti e ha confermato che la campagna aerea continuerà.
Da qualche giorno, infatti, jet israeliani e militanti palestinesi si sono scambiati attacchi aerei e lanci di razzi. L'inviato delle Nazioni Unite in Medio Oriente ha avvertito di una possibile escalation verso una guerra.
ISRAELE: BYE BYE ABRAMO?
Pioggia di fuoco
I bombardamenti israeliani su Gaza uccidono almeno 53 persone. Più di 1.000 razzi partiti da Gaza verso il territorio israeliano causano 6 vittime. La popolazione araba di Israele è in rivolta. È la peggiore escalation del conflitto israelo-palestinese dal 2014.
Escalation di violenze tra Israele e la Striscia di Gaza. Appelli internazionali alla calma per allontanare lo spettro di un nuovo conflitto.