A poco più di un mese alle elezioni in Libia, Parigi ospita una conferenza internazionale per raccogliere consensi in vista del voto.
A poco più di un mese alle elezioni in Libia, Parigi ospita una conferenza internazionale per raccogliere consensi in vista del voto.
L’attacco di ieri a Bruxelles riporta con forza l’attenzione alle stesse tematiche che erano emerse dopo gli attacchi di Parigi dello scorso novembre. Infatti, attacchi multipli come quelli che si sono verificati nella capitale belga richiedono un coordinamento.
Due giorno dopo gli attentati di Parigi, i leader del G20 si sono ritrovati a discutere di lotta al terrorismo concordando sulla necessità di rafforzare lo scambio di informazioni riguardanti le reti di appartenenza degli attentatori. Ma non era previsto: se i temi finanziari, di lotta alla disoccupazione e degli "Obiettivi sostenibili del millennio" avevano la precedenza, la catastrofe parigina ha riportato tutti sul presente.
Gli attacchi di venerdì sera a Parigi hanno dimostrato che il sedicente Stato Islamico è in grado di colpire nel cuore dell’Europa. Non solo la Francia ma tutto l’Occidente si è scoperto di nuovo vulnerabile. Mentre i primi raid francesi sono stati lanciati nella notte sulla città siriana di Raqqa, ci si interroga su quale sia la risposta più appropriata ed efficace contro il terrorismo, evitando semplificazioni e reazioni sull’onda dell’emozione che rischiano di essere fuorvianti e di ostacolare strategie di lungo termine.
Parigi si scopre nuovamente vulnerabile alla furia cieca del terrorismo di matrice islamica e, come la Francia, tutta l’Europa deve sentirsi sotto attacco, dal momento che gli attentati di ieri sono chiaramente diretti contro tutto il continente e non solo contro il popolo e il governo francesi. A testimoniarlo, del resto, sono le diverse rivendicazioni (sulla cui veridicità bisogna essere ancora molto cauti) e dichiarazioni in rete di gruppi legati allo Stato islamico (IS), secondo cui i prossimi bersagli saranno Londra, Roma, Berlino e le altre capitali europee.
Un'analisi degli eventi che sono seguiti al Massacro delle Matite l’altro giorno è opportuno rimandarla a quando tutte le informazioni saranno disponibili, per un'analisi puntuale delle dinamiche.
Ma fin da ora è opportuno sottolineare alcune caratteristiche dell’evento che segnano l’evoluzione del terrorismo che ci si trova a combattere nella nuova forma ibrida di guerra.
Che cosa è chiaro e importante:
La grande novità della Francia per il 2014 potrebbe essere una vecchia conoscenza, Nicolas Sarkozy. Il ritorno sulla scena dell’ex presidente è più che una speculazione giornalistica. Lo vogliono la cerchia di fedelissimi, gran parte dell’elettorato moderato e soprattutto lo vuole lui. Qualcuno, con enfasi bonapartista, parla di “destino”, anche se c’è da dubitare che basti un revival carismatico a colmare il fossato fra cittadini ed élite e la sfiducia generalizzata nel sistema paese.
Riuniti a Ginevra per un secondo round di negoziati, dal 7 al 10 novembre 2013, i paesi del gruppo "5 +1" (i cinque membri permanenti del Consiglio di Sicurezza e la Germania) da un lato, l'Iran, dall'altro, non hanno raggiunto alcun accordo. La stampa iraniana e i vari commentatori occidentali hanno puntato il dito verso l’"intransigenza" francese.
Solo venerdì scorso lo European Council on Foreign Relations – uno dei principali think tank di riferimento dell’Unione europea – in vista della conferenza "Ginevra 2" usciva con il report Syria: the imperative of de-escalating. All’interno, in un vasto paragrafo dedicato all’argomento, veniva sonoramente bocciata l’ipotesi che l’Occidente fornisse armi ai ribelli siriani.
Quali motivi di politica interna e internazionale hanno spinto il primo ministro turco Tayyip Erdogan a riprendere con vigore le trattative con il leader del PKK Abdullah Ocalan?