Uno stato debole, ma in possesso dell’arma atomica, una transizione democratica appena abbozzata e già ostacolata dal coacervo di tensioni interne, un involontario (o colluso?) porto franco per i terroristi. Parlare del Pakistan è come guardare in un caleidoscopio: più si cerca di metterlo a fuoco, più tutto si confonde e il quadro d’insieme, inesorabilmente, scompare.
Se il palcoscenico internazionale fosse un parco di divertimenti, l’immagine che meglio si presterebbe a rappresentare le relazioni tra Iran e Pakistan sarebbe quella di un ottovolante: alti e bassi, in continuo mutamento. L’Iran che nell’agosto 1947 fu il primo paese a riconoscere ufficialmente il Dominion del Pakistan all’indomani della sua nascita era un Iran profondamente diverso da quello odierno.
Il voto con il quale, il prossimo 11 maggio, verranno determinati i nuovi equilibri politici pakistani giunge in un momento estremamente delicato del conflitto afghano. È ben difficile, tuttavia, che possa dispiegarvi apprezzabili conseguenze, e men che mai di positive.
A fine aprile la Turchia è entrata nella “big family” della Shangai Cooperation Organization (Sco) – l’organizzazione che coinvolge Russia, Cina, Kazakistan, Tagikistan, Kirghizistan e Uzbekistan –, in qualità di “partner di dialogo”. La firma del Memorandum di cooperazione il 26 aprile ad Almaty in Kazakistan completa un processo iniziato lo scorso anno al summit della Sco di giugno a Pechino. Quali saranno i risvolti pratici dello status di partner di dialogo acquisito dalla Turchia è ancora da capire.
Japan’s (relatively) new government is arguably doing (much) better than its critics inside and outside of Japan anticipated when the Liberal-Democratic Party (LDP) Prime Minister Shinzo Abe took over power last December.
Le tensioni nella Penisola coreana rendono più marcate le difficoltà della Repubblica Popolare nella gestione del più scomodo degli alleati.
Il viaggio in Medio Oriente del presidente Obama, proprio nel decimo anniversario dell’invasione anglo-americana dell’Iraq, non prevede una tappa nella penisola anatolica. Ciò non toglie che la Turchia rimanga un partner strategico per Washington nella regione, sebbene nell’ultimo decennio le relazioni bilaterali abbiano attraversato fasi alterne e non siano mancate tensioni e divergenze sui più critici dossier regionali.
The palpable insecurity about Italy’s status in American foreign policy calculations, despite Italy’s status as a member of the G-8, its historically critical role in shaping the trajectory of European integration and not insignificant contributions to military operations in Afghanistan and Libya, has been heightened with the reelection of President Barack Obama and the uncertain outcome of the Italian parliamentary elections at the end of February.
La lunga e tormentata transizione che ha portato Xi Jinping e Li Keqiang a guidare per il prossimo decennio la Cina al termine del 18° Congresso del Partito comunista ha evidenziato quanto profonde e nette siano le divisioni ai vertici del Pcc. Una debolezza strutturale confermata dalla riduzione dei membri del Comitato permanente (che scendono da nove a sette) e dall’età avanzata degli stessi (quattro su sette hanno più di 65 anni e con ogni probabilità saranno sostituiti al termine del quinquennio appena iniziato).
The election of the Muslim Brotherhood candidate, Mohammed Morsi, as Egypt's first civilian elected President in June 2012, does not seem to bring Egypt's transition to an end. Morsi is challenged for two main reasons: one is what he has done since he was elected President, which has unleashed the criticism of non-Islamist forces who accuse him of “Ekhwanizing” the state, silencing his critics, and firmly consolidating a new autocracy of a religiously ideological nature. Second is the challenge in searching for a new foreign policy posture and seeking a reinvigorated regional role.
Most of the US public opinion generally remembers the 80s as a successful decade, characterized by a great economic recovery and the victory in the Cold War at the expense of the Soviet Union. Those years came after the uncertain 70s, when the American weakness was particularly visible. Many authors use to describe the then-President, Ronald Reagan, as the leading “actor” of that patriotic renaissance. More than thirty years on, the ghost of the US decline is back.