Archiviata la battaglia di Mosul, l’offensiva contro lo Stato Islamico in Siria e Iraq sta per entrare nella sua seconda, e per certi versi decisiva, fase.
Dopo oltre otto mesi di scontri, le Forze di sicurezza irachene coadiuvate dalla coalizione internazionale a guida statunitense hanno riconquistato Mosul, ultima roccaforte dello Stato islamico in Iraq.
Il terrorismo torna a colpire l’Europa. E lo fa in uno dei luoghi simbolo della sua storia democratica, il Parlamento di Westminster. Mentre ISIS arretra sul terreno in Siria e Iraq, il suo messaggio ai simpatizzanti presenti in occidente non perde vigore. A un anno esatto dall’attacco a Bruxelles, un uomo, di cui non è ancora certa l’identità ma che secondo Scotland Yard avrebbe legami con il terrorismo islamico, ha investito ieri diverse persone sul ponte di Westminster causando 4 morti e una quarantina di feriti.
Il terrorismo questa volta ha colpito l’Iran, e lo ha fatto nel cuore del paese, attaccando due dei suoi luoghi più simbolici: il Parlamento (il Majles, l’assemblea consultiva islamica) e il mausoleo del fondatore spirituale e politico della Repubblica islamica, l’Ayatollah Ruhollah Khomeini.
Per la seconda volta in due settimane, a Bamako si trascorre la domenica al suono di elicotteri e droni di sorveglianza che sorvolano la città. Questa volta però, a differenza del 18 giugno, giorno dell’attentato che ha causato dieci morti al Campement Kangaba, resort per espatriati occidentali e ricchi maliani, non è per via di un attacco terroristico.
L'attuale crisi dei paesi del Golfo, centrata sulla rottura tra Qatar, Arabia Saudita e altri paesi arabi, ci ricorda quanto questi siano importanti per le economie occidentali, ma anche quanto il Medio Oriente continui ad essere uno scenario geopolitico estremamente complicato, caratterizzato da un complesso sistema di alleanze e ostilità giustificate e legittimate generalmente dalle linee divisorie dell'Islam tra sunniti e sciiti, ma basate su interessi materiali, politici ed economici precisi.
Negli ultimi tre anni l’Europa e il Nord America sono state colpite da un’ondata senza precedenti di attacchi terroristici, eseguiti da individui ispirati dall’ideologia jihadista. Chi sono gli autori di questi attentati? Sono nati e cresciuti in Occidente o sono rifugiati e migranti? Come si sono radicalizzati? Erano ben istruiti e integrati o, al contrario, vivevano ai margini della società? Hanno agito da soli? Quali erano le loro connessioni con lo Stato Islamico?
Rispondere a questi e altri interrogativi è utile per comprendere la natura e la portata della minaccia e per riuscire a individuare soluzioni politiche adeguate, basate sull’evidenza empirica. Lo studio – il primo di questo tipo – mira ad analizzare il profilo demografico, le traiettorie di radicalizzazione e i legami con lo Stato Islamico degli individui che hanno compiuto attacchi di matrice jihadista in Europa e Nord America dalla proclamazione del sedicente Califfato nel giugno del 2014.
The vast majority of jihadists come from or have connections with specific areas or districts within different states. They can be labelled as local/regional "hotbeds" of extremism, each of the them with unique characteristics that lead to "exporting" fighters or creating IS–controlled zones. What are the differences and similarities amongst the various "hotbeds"? Which are the causes and who are the largest contributors to the jihadist militancy?
Il prossimo 4 maggio i cittadini algerini sono chiamati alle urne per eleggere il parlamento del paese, l’Assemblea Nazionale Popolare.
C’è un filo rosso che lega i due eventi, distinti, che hanno scosso recentemente il Golfo: la crisi diplomatico-politica tra il “fronte saudita” e il Qatar (5 giugno) e gli attacchi terroristici coordinati di Teheran, rivendicati dal sedicente Stato Islamico (7 giugno).
Il ruolo della Federazione Russa all’interno dell’attuale ordine mondiale rappresenta uno dei punti interrogativi più spinosi della politica internazionale contemporanea. Tale ruolo è influenzato da due variabili fondamentali. In primo luogo, il rapporto di Mosca con l’Occidente. A questo rapporto è legata a doppio filo la persistente percezione della Russia come fattore di minaccia e fonte di potenziale instabilità politica da parte del mondo occidentale o quantomeno di una sua parte.
A destra l’edificio per le visite matrimoniali, a sinistra il salone per le cerimonie e di fronte a noi il resto dello sterminato complesso delle prigioni di Hair, a pochi chilometri da Riyadh, in Arabia Saudita. "Non abbiamo niente da nascondere, le porte delle nostre prigioni sono aperte" è lo slogan che accoglie i visitatori all’ingresso. Proprio all’interno di questi istituti di pena viene avviato il percorso di de-radicalizzazione che poi procederà nel centro di riabilitazione.