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terrorismo

Iraq: non allineati all'estero per ridurre i rischi interni

La partenza del contingente statunitense alla fine del 2011 ha rappresentato nella storia più recente dell’Iraq un momento di svolta importante, riconsegnando al suo esecutivo piena sovranità e responsabilità sul proprio territorio nazionale.

People to Watch 2014 - Ansar al-Shari‘a

Soltanto pochi anni fa, le tesi circa il declino dell’Islam politico andavano per la maggiore. Si sosteneva che, nei nuovi contesti dei paesi musulmani, le forze islamiste avessero perso la loro battaglia e fossero destinate a scomparire. Si trattava della tesi del cosiddetto “post-islamismo”.

Hamas in comics

Una guerra non si fa con le sole armi. E il confronto tra esercito israeliano e il movimento palestinese di Hamas si è combattuto in questi anni su più fronti, compreso quello dei messaggi e della propaganda. 

Proprio su questo fronte in questi giorni l’esercito israeliano ha sfoderato una nuova arma propagandistica contro lo storico nemico: il fumetto. 

Crisis to Watch 2014 - Libia

Il 2014 sarà per la Libia un anno decisivo, essenzialmente per due motivazioni. La prima: le interruzioni negli approvvigionamenti energetici che perdurano già da mesi potrebbero rapidamente portare il paese a una crisi fiscale, aggravando la situazione di estrema instabilità nella quale già vive.

La progressiva frammentazione della Libia

Il 15 novembre scorso almeno 45 persone sono morte e più di 500 ferite in seguito agli scontri avvenuti nel quartiere Ghargour di Tripoli, quando uomini armati hanno aperto il fuoco contro un gruppo di manifestanti che chiedevano maggiore sicurezza nella capitale libica. Più precisamente, la manifestazione era stata indetta per chiedere l’evacuazione da Tripoli delle milizie al-Nusour, provenienti da Misurata e protagoniste di numerosi episodi di violenza.

La Siria e l’accordo sulle armi chimiche: chi vince e chi perde

In queste settimane di colpi di scena e dichiarazioni contraddittorie il mondo ha seguito le vicende siriane con un’attenzione mai avuta prima in questi due lunghi anni di conflitto civile. L’attacco americano, che sembrava ormai imminente, si è improvvisamente trasformato in un inedito accordo a tre – regime siriano, Stati Uniti e Russia con la supervisione delle Nazioni Unite – riguardante la distruzione dell’arsenale chimico di Bashar al-Assad entro la metà del 2014.

Lo Yemen fra terrore e vecchia politica

I tre attacchi coordinati che lo scorso venerdì sono costati la vita a cinquantasei fra poliziotti e soldati yemeniti dimostrano – qualora ce ne fosse ancora bisogno – la capacità operativa di al-Qaeda nella Penisola arabica (AQAP). E gettano ulteriori ombre sull’efficacia della pluridecennale politica di securitization degli Stati Uniti nel paese. Perché proprio ad agosto, i droni di Washington hanno colpito lo Yemen con frequenza e intensità inaudite, uccidendo, tra gli altri, un leader locale di AQAP, Qaid Ahmad Nasser al-Dhahab.

al-Qaeda in Iraq: back again?

Gli attacchi che hanno sconvolto l’Iraq nelle ultime settimane sembrano esser riusciti a rompere il velo di indifferenza calato sul paese in seguito al ritiro delle forze statunitensi del dicembre 2011.

Dal Mali al Sahel: il nuovo "Africanistan"

La fascia saheliano-sahariana è una regione sempre più instabile e insicura. Gli ultimi anni sono stati caratterizzati da una presenza sempre più massiccia di movimenti jihadisti e indipendentisti. Il Mali, che si appresta a tornare a libere elezioni il 28 luglio, è divenuto rapidamente l’epicentro di questo vasto “Africanistan” che ha costretto nel gennaio scorso la Francia e alcuni paesi africani ad un intervento armato contro le formazioni radicali e secessioniste che avevano occupato il nord e proclamato lo Stato dell’Azawad. Questa parte di Africa, dal Mediterraneo al golfo di Guinea, dall’Algeria alla Nigeria pare sempre più inghiottita nel mondo arabo-islamico: qui si nascondono e agiscono gruppi (Aqim, Mujao, Ansar al-Din, Mnla, ma anche Boko Haram) capaci di ottenere il controllo di parti di territorio con l'obiettivo di estendere le attività di proselitismo in tutto il continente, conducendo traffici illeciti di ogni tipo, e gettando un’inquietante ombra sulla capacità della comunità internazionale di pacificare questa area.

Libano, l'attentato che mette Hezbollah in difficoltà

L’attentato del 9 luglio a Bir el-Abed, quartiere della periferia sud di Beirut, ha il sapore di una provocazione, se non di una schietta dichiarazione di guerra. La zona è abitata da una comunità quasi a prevalenza sciita, quindi vicina a Hezbollah, quindi ancora sostenitrice del presidente Assad nella guerra civile in Siria. Fare esplodere un’autobomba tra quei caseggiati, che sette anni fa sono stati già bersaglio dell’aviazione israeliana, durante la “guerra dei 33 giorni”, significa colpire, o tentare di colpire il Partito di Dio.

Geostrategia del jihadismo africano

La conquista di Chisimaio nel settembre 2012 da parte del contingente internazionale a sostegno del Governo di Mogadiscio ha innescato una serie di dinamiche che, paradossalmente, potrebbero destabilizzare l’Africa orientale, rendendola una porta aperta nell’arco di tensione che unisce l’Asia al Sahel, un corridoio privilegiato del jihadismo compreso idealmente tra i territori di al-Shabaab, Boko Haram e della galassia dell’Islam combattente sahelo-sahariano.

Italia verso un nuovo ruolo in Libia

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