Il brutale assassinio della funzionaria di polizia a Rambouillet (Yvelines) racconta una tendenza con alcuni aspetti ricorrenti in Europa[1]. In particolare, sei.
A un anno dalla firma con cui il 29 febbraio 2020 l’allora segretario di Stato USA, Mike Pompeo, e il numero due dei Talebani, mullah Abdul Ghani Baradar, hanno siglato uno storico accordo bilaterale, la pace in Afghanistan rimane lontana. E le prospettive di una riduzione sostanziale della violenza ancora effimere.
Il primo marzo è stata pubblicata la Relazione al Parlamento sulla politica dell’informazione per la sicurezza relativa all’anno 2020 concernente l’azione del Comparto intelligence italiano.
Emmanuel Macron, dopo il vertice con i paesi del Sahel, ha annunciato che la Francia punterà alla «decapitazione» dei gruppi terroristici, ampliando la caccia ai leader. La scelta dell’Eliseo ripropone subito la domanda: la tattica funziona? La risposta non è univoca.
La crisi nel Sahel è stata al centro del vertice di N’Djamena, con la partecipazione della Francia e degli stati che compongono il G5, ossia Ciad, Mali, Burkina Faso, Niger e Mauritania. Emmanuel Macron, presente in teleconferenza, ha escluso per ora una riduzione del contingente, ha promesso maggiori sforzi per l’eliminazione dei capi guerriglieri, ha comunque lasciato intendere che vi sarà in futuro una presenza diversa da parte del suo paese, l’inizio di una possibile exit strategy con un passaggio di consegne agli eserciti locali.
Questo è il primo articolo del blog Radar a cura di Guido Olimpio
L’attentato di Natale nel centro di Nashville, in Tennessee, introduce con forza un aspetto: il processo di «radicalizzazione» di persone che agiscono senza una spinta ideologica netta. Un’evoluzione che possiamo applicare a figure non legate a fazioni e ai mass shooters, gli stragisti che portano morte in scuole, posti di lavoro, luoghi di ritrovo. Sono significativi, a mio avviso, i punti di contatto con la traiettoria dei jihadisti e dei neonazisti.
Torna alto in Francia l'allarme terrorismo dopo l'attacco di Nizza e a una settimana dalla brutale uccisione del professore Samuel Paty a Parigi seguita da un acceso botta e risposta tra il presidente francese Emmanuel Macron e il suo omologo turco Recep Tayyip Erdogan.
Perché la Francia è nuovamente nel mirino del terrorismo di matrice jihadista? Si è trattato di lupi solitari o è un ritorno dello Stato Islamico? Come disinnescare il radicalismo islamista e il clima di tensione che si è creato tra Francia e paesi musulmani?
Nella sera tra il 13 e il 14 novembre del 2015, nove terroristi del cosiddetto Stato Islamico (IS), organizzati in tre squadre, portarono a termine uno dei più gravi attacchi terroristici mai realizzati in Occidente. Una sequenza di attacchi coordinati in diversi luoghi della città di Parigi e del vicino sobborgo di Saint-Denis provocò la morte di 130 persone e il ferimento di oltre 400.
Omicidi brutali, decapitazioni, orrore senza fine. E una crisi diplomatica innestata su questioni di sensibilità religiose. Le vignette di Charlie Hebdo, le accuse, la difesa della laicità. Tutto questo mentre imperversa l’altro nemico, il Covid 19, pesante per le conseguenze e i condizionamenti sociali/economici. Cinque anni dopo gli attentati di Parigi, la Francia e i francesi si sentono ancora in prima linea, e faticano nel trovare la risposta.
Esattamente un anno fa, nella notte tra il 26 e il 27 ottobre, moriva il leader dello Stato Islamico al-Baghdadi.
L’attacco realizzato a Vienna segna un ulteriore avanzamento nella recente escalation di violenza terroristica in Occidente. Le sparatorie nel centro della capitale austriaca, avvenute appena prima dell’inizio di un lockdown nazionale, hanno rappresentato uno dei giorni più tragici della storia recente dell’Austria. A ben vedere, esse mettono in rilevanza elementi di continuità, ma anche di discontinuità rispetto al recente passato.
La Francia è stata sconvolta da una nuova ondata di terrorismo jihadista. Questa mattina un uomo ha ucciso due persone e ha decapitato una donna nella Cattedrale di Nizza. Altri due presunti attacchi si sono registrati poche ore dopo ad Avignone e nel consolato francese di Gedda, in Arabia Saudita.