Nella notte tra sabato 26 e domenica 27 ottobre Abu Bakr al-Baghdadi, il leader del cosiddetto Stato Islamico (IS), è morto nel corso di un’operazione eseguita dalle forze speciali statunitensi nel nord-ovest della Siria. A poche ore di distanza è stato ucciso anche il portavoce del gruppo armato, Abu Hassan al-Muhajir.
Domenica 27 ottobre, dopo alcune anticipazioni sui media, il Presidente USA Donald Trump ha tenuto una conferenza stampa alla Casa Bianca per annunciare ufficialmente la morte di Abu Bakr al-Baghdadi, il leader del cosiddetto Stato Islamico
Uno dei problemi che l’offensiva militare turca in Siria ha reso ancora più evidente riguarda la sorte di migliaia di maschi adulti, ma anche di donne e bambini sospettati di aver sostenuto e di esser stati legati al cosiddetto Stato Islamico (IS), prima della sua sconfitta militare sul campo nel marzo del 2019.
Lunedì 16 settembre la Al-Furqan Media Foundation, la più prestigiosa casa di produzione del cosiddetto Stato Islamico (IS), ha pubblicato un audio che riporta un discorso attribuito ad Abu Bakr al-Baghdadi. Al momento paiono esserci pochi dubbi sul fatto che la voce sia effettivamente quella del leader dell’organizzazione jihadista e alcuni cenni a operazioni eseguite dal gruppo fanno pensare che sia stato registrato non prima del mese di agosto.
La dinastia bin Laden è destinata a scomparire, ma al-Qaeda rimane viva e vegeta. Si potrebbe riassumere così il commento di Jason Burke, giornalista e ricercatore britannico e autore di molti libri sul jihadismo globale, a proposito della morte di Hamza bin Laden, uno dei figli del fondatore di al-Qaeda.
Il 22 luglio 2019, le truppe francesi presenti a Gao, località desertica nel Nord del Mali, sono state oggetto di un attentato suicida che ha causato il ferimento di alcuni tra i militari presenti nella base al momento dell’esplosione. Si è trattato dell’ennesimo attacco diretto a una base militare francese in Sahel.
Ciò che fa più rabbia è che probabilmente sono morti invano un’altra volta. 51 vittime e centinaia di feriti in un’altra giornata di violenza al Cairo, l’ennesima di una scia di sangue che non cambia la situazione politica egiziana, ma serve soltanto ad aggiungere altro odio all’odio, altra disperazione e frustrazione in un paese che non riesce a uscire da una transizione senza fine.
La dichiarazione di lunedì notte in cui l’esercito keniota affermava di avere ormai il controllo su quasi tutto il Westgate Mall, nonostante alcuni membri del commando di Al Shabaab fossero e siano ancora asserragliati all’interno del centro commerciale, può essere considerata una buona metafora di ciò che continua ad accadere sul piano regionale.
Lo scorso 7 gennaio le forze islamiste e i Tuareg che si riuniscono intorno alle sigle di Ansar Dine, Mujao, Aqim e Mnla hanno lanciato un’importante offensiva militare verso il sud del Mali con l’obiettivo di conquistare Bamako. La Francia, in qualità di ex potenza coloniale, già dallo scorso 11 gennaio, ha accolto solitaria la richiesta di aiuto del presidente ad interim Diocounda Traoré.
A dieci anni dalla guerra, l’Iraq resta un Paese instabile dilaniato dalle violenze settarie e dal terrorismo jihadista. La caduta della dittatura ha fatto riemergere le rivalità etnico-religiose tra le comunità di sciiti e sunniti e la situazione politica rimane lontana da quanto auspicato dagli Stati Uniti e dai loro alleati. Abbiamo intervistato l'ambasciatore Maurizio Melani, già ambasciatore italiano a Baghdad, per chiedere una sua opinione sugli elementi di magg
Negli ultimi mesi il fronte del jihad è sembrato ridefinirsi attraverso nuove direttrici: dall’Iraq alla Siria e da qui verso l’Egitto e la Libia, attraversando il deserto dell’Algeria e del Mali sino alla parte settentrionale della Nigeria.
Le sconfitte militari subite dai combattenti dello Stato Islamico (IS) in Iraq e Siria hanno indotto in molti a ritenere che la minaccia rappresentata dall’organizzazione di Abu Bakr al-Baghdadi fosse sul punto di estinguersi. Il video-messaggio rilasciato dal Califfo ad aprile, tuttavia, ha smentito le insistenti voci che circolavano sulla sua morte e, soprattutto, ha dato prova di una crescente attenzione rivolta all’Africa subsahariana.