È ancora presto per valutare quale impatto ha avuto il dibattito di questa notte sulla campagna elettorale che tra 20 giorni porterà all’elezione del nuovo presidente americano. Tuttavia, i sondaggi della vigilia davano un distacco di quasi 7 punti tra Hillary Clinton e Donald Trump. L’ex Segretario di Stato sta ottenendo buoni risultati anche nei cosiddetti Battleground States, gli stati dove il risultato è più incerto: mentre un mese fa in 7 stati su 13 Trump era in vantaggio, oggi la quota è scesa a 4.
Domenica notte si terrà il secondo dibattito tra Hillary Clinton e Donald Trump. I due candidati si incontreranno all’Università di St. Louis in Missouri alle 3.00 ora italiana. Clinton arriva a questo appuntamento forte di una vittoria, anche se modesta, al primo incontro e di un crescente vantaggio nei sondaggi.
Si terrà questa sera alle 21.00 (le 3.00 del mattino in Italia) il primo confronto televisivo tra i due candidati alla presidenza degli Stati Uniti, Donald Trump e Hillary Clinton. Novanta minuti senza interruzioni pubblicitarie, domande a bruciapelo, un minuto e mezzo per le risposte. Una vera e propria performance in cui a vincere con ogni probabilità non sarà chi dimostrerà di avere il programma migliore, bensì chi sarà in grado di esporre le proprie idee con efficacia, reggendo alla pressione dei tempi serrati e agli attacchi incalzanti dell’avversario.
Pochi giorni dopo la sua elezione, nel novembre 2016, Trump presentò il suo programma per i primi 100 giorni di governo. Tra i punti prioritari della sua agenda, l’ufficializzazione delle accuse di manipolazione del tasso di cambio nei confronti di Pechino, la sorveglianza rafforzata dei confini con il Messico, l’avvio di un piano infrastrutturale per 1000 miliardi di dollari per stimolare l’economia, l’addio alla Trans–Pacific Partnership (TPP) che avrebbe dovuto unire le due sponde del Pacifico, lo smantellamento di ObamaCare.
Ieri Donald Trump ha tenuto il suo primo discorso al Congresso, per l’occasione riunito in seduta comune. È un'istituzione del cui appoggio il nuovo presidente degli Stati Uniti avrà sempre più bisogno, passato il primo mese dall’insediamento durante il quale ha fatto ampio uso di ordini esecutivi.
Mentre l’Europa è scossa dall’attentato terroristico di Manchester, Donald Trump arriva a Roma dove la mattina del 24 maggio incontra Papa Francesco al Palazzo Apostolico. L’incontro, che si svolge in una capitale blindata e in massima allerta, dovrebbe durare circa 20 minuti. Si tratta di un colloquio dall’alto valore simbolico, viste le divergenze che in più occasioni si sono manifestate tra il nuovo inquilino della Casa Bianca e il Santo Padre.
Mentre negli USA infuria il Russia–gate, dal 19 al 27 maggio Donald Trump sarà in Medio Oriente ed Europa per il primo viaggio all’estero della sua Presidenza. L’ambizioso itinerario lo porterà dapprima a Riad, in Arabia Saudita, dove incontrerà tra gli altri re Salman, custode delle due città sante dell’Islam (La Mecca e Medina). Farà poi tappa prima a Gerusalemme, dove incontrerà i leader israeliani e palestinesi, e in seguito a Roma, dove si recherà da Papa Francesco e dal Presidente Mattarella.
Non c’è avversario nella regione che sia scientificamente spiato e monitorato dal Mossad e dai servizi militari israeliani, quanto l’Iran. Se dunque oggi il regime di Teheran è il grande avversario dell’Arabia Saudita, come l’Urss lo fu degli Stati Uniti, il passaggio successivo sembra scontato: israeliani e sauditi hanno molte cose in comune, a cominciare dal nemico per continuare con gli interessi strategici.
In quali aree c'è più bisogno di Europa? E in quali, eventualmente meno?
Quali sono le aree in cui c’è più bisogno d’Europa? In quali eventualmente di meno?
Per come va il mondo e per le sfide che abbiamo di fronte, ritengo che le aree in cui abbiamo più bisogno d’Europa siano la politica estera e quella di difesa, il che vuol dire anche frontiere esterne. Ai temi da mettere in comune aggiungerei quelli di Ventotene, che non ha mai pensato a un super stato, e specialmente quelli del Manifesto dei federalisti europei del 1957, che arriva fino a indicare le materie su cui si è più efficaci se si sta insieme.
Last year’s events further exacerbated and focused global attention on the same uncertainties already weighing on the past decade: from Brexit, and the ensuing uncertainty about the future of the UK-EU relations, to the ever-growing success of populist and nationalist movements across Europe; from the unnerving paralysis of the international community on the war in Syria to the new wave of terrorist attacks in Europe; from renewed political and economic crises in pivot countries such as Brazil, South Africa, Egypt and Turkey to Donald Trump’s victory in the US presidential elections, which may turn out to be a new and momentous source of uncertainty, also casting doubts on the remaining resilience of multilateral cooperation.
The 2017 ISPI report aims to analyze how such uncertainties are spreading from last year’s events, but also to try to fathom deeper trends. The first part of the Report will focus on the overall development of the international scenario, both from a political and an economic standpoint. The second part will shift the spotlight to Italy, where global uncertainties overlap with deep internal uncertainties and vulnerabilities.
Gli eventi dell’ultimo anno hanno aggravato e posto definitivamente al centro dell’attenzione l’incertezza che aveva già pesato su tutto l’ultimo decennio: dalla vittoria della Brexit, con la conseguente incertezza sul futuro dei rapporti tra Regno Unito e UE, ai nuovi successi dei movimenti nazionalisti e populisti in vari paesi europei; dalla sconcertante paralisi della comunità internazionale di fronte alla guerra in Siria, alla nuova ondata di attacchi terroristici in Europa; dalle nuove crisi politiche ed economiche in paesi chiave nelle rispettive regioni quali Brasile, Sudafrica, Egitto e Turchia, fino alla vittoria di Donald Trump alle elezioni presidenziali negli Stati Uniti. Una vittoria che è destinata ad alimentare nuove e imponenti incertezze nei rapporti tra Stati Uniti ed Europa, oltre che nella residua tenuta del contesto multilaterale e negli equilibri economici internazionali.
Il Rapporto ISPI 2017 affronta il tema della diffusione di tale incertezza, partendo dagli sviluppi dell’ultimo anno, ma cercando di cogliere alcune linee di tendenza più profonde. La prima parte del volume è dedicata all’evoluzione complessiva dello scenario internazionale, sia nella sua dimensione politica che in quella economica. Nella seconda parte l’orizzonte si restringe sull’Italia, dove le incertezze internazionali si mischiano al permanere di profonde incertezze e vulnerabilità interne.