Mentre l’Europa è scossa dall’attentato terroristico di Manchester, Donald Trump arriva a Roma dove la mattina del 24 maggio incontra Papa Francesco al Palazzo Apostolico. L’incontro, che si svolge in una capitale blindata e in massima allerta, dovrebbe durare circa 20 minuti. Si tratta di un colloquio dall’alto valore simbolico, viste le divergenze che in più occasioni si sono manifestate tra il nuovo inquilino della Casa Bianca e il Santo Padre.
Oggi Trump incontra Papa Francesco: le premesse non sono certo le migliori, dopo i mesi di schermaglie che hanno visto i due in opposizione su numerosi fronti, dai migranti al clima alla pena di morte. Che tipo di incontro sarà?
Un viaggio storico. La visita di Obama assume un importante valore simbolico, equiparabile a quanto avvenuto in Myanmar (novembre 2014), quando incontrò il premio Nobel per la pace Aung San Suu Kyi, e in Egitto, con il celebre discorso all’Università del Cairo (giugno 2009). L’obiettivo politico è quello di lanciare un messaggio di speranza ai cubani, soprattutto in vista di una data importante, quel 24 febbraio 2018 che dovrebbe segnare l’uscita di scena di Raúl Castro.
Una diplomazia della “tenerezza”, pacata e diretta. Un’azione precisa, senza filtri, di un Pontefice sudamericano che con viaggi, appelli, telefonate intercontinentali e incontri informali a Santa Marta è riuscito a scolpire dei “piccoli” capolavori diplomatici, riuscendo allo stesso tempo a far crescere vorticosamente, nel giro di due anni, il peso della Santa Sede nello scacchiere politico internazionale.
Il viaggio di papa Francesco del settembre 2015 rappresenta un incontro – tra Stati Uniti e Santa Sede – in un quadro di rapporti e di percezioni reciproche diverso da quello dei pontificati di Giovanni Paolo II e Benedetto XVI. La visita di papa Francesco porta il primo papa latinoamericano alla Casa Bianca di Obama, il primo presidente nero. Gli allineamenti tra Giovanni Paolo II e Ronald Reagan e tra Benedetto XVI e George W.
L’arcivescovo Pietro Parolin, dal 15 ottobre nuovo segretario di stato della Santa Sede, rappresenta a un tempo il ritorno della grande scuola diplomatica vaticana al vertice della Terza Loggia e una figura inedita, almeno rispetto alla storia degli ultimi cinquant’anni. Nulla sarà come prima, in quella che con la riforma di Francesco è destinata a cambiare nome e diventare “segreteria papale”.
È assai probabile che il conclave di prossima apertura riscuota in Medio Oriente un’attenzione particolare. In passato le comunità arabo-cristiane hanno prestato poco peso alle “vicende romane”. Fa parte della loro tradizione mantenere un distacco, nei confronti del Vaticano, che si rileva in ambito liturgico e che rimanda alle differenziazioni etniche e culturali.
Può risultare o troppo facile o troppo difficile oggi stilare una resoconto su Benedetto XVI, il Papa che ha osato un gesto epocale e che sarà ricordato forse e soprattutto per questo. Oggi potrebbe risultare perfino troppo ovvio e facile fare centro sull’obiettivo in questione. Le immagini che passano sui nostri schermi ce lo presentano di spalle, indifeso, fragile.
Gli anni del Pontificato di Benedetto XVI hanno segnato per molti versi un passaggio chiave nelle relazioni problematiche fra Repubblica popolare cinese e Santa Sede, determinate dalla condizione anomala e sofferente vissuta dalla Chiesa cattolica che è in Cina.
Le relazioni tra la Santa Sede e il mondo musulmano hanno una storia molto antica, fatta di incontri e scontri, ambasciate, iniziative diplomatiche, come pure di conflitti militari e religiosi.
Il rapporto di Benedetto XVI con le Chiese ortodosse si è posto in continuità con la linea seguita da Giovanni Paolo II, ma allo stesso tempo ha marcato delle differenze. Wojtyła era animato da una passione evidente nei confronti del mondo ortodosso, carica di valenze molteplici, intrise anche di motivi biografici, connessi alla storia e alla cultura della Polonia.
L’America Latina saprà giocare un ruolo da protagonista nel determinare gli orientamenti futuri della Chiesa cattolica, a pochi giorni dal Conclave che designerà il nuovo Papa? L’attenzione di Benedetto XVI nei confronti dell’America Latina è stata probabilmente inferiore alle aspettative.