IL
RAPPORTO WERNER
Il
Comitato Werner, chiamato così dal nome
del suo presidente che era il primo ministro
del Lussemburgo, fu istituito tramite una
decisione del Consiglio il 6 marzo del 1970
e fu incaricato di elaborare un rapporto
che analizzasse le diverse possibilità che
avrebbero permesso di realizzare per tappe
l'Unione Economica e Monetaria della Comunità.
Il Comitato Werner presentò al Consiglio
dei Ministri il 20 maggio 1970 un rapporto
"provvisorio" sulla realizzazione dell'UEM,
l'8 e 9 giugno 1970 il Consiglio accettò
le conclusioni a cui era arrivato il Comitato
e lo incaricò di mettere a punto un rapporto
finale che fu consegnato l'8 ottobre 1970.
"Le rapport du Comité Werner a été èlaboré
par rédactions successives et constitue,
dans plusieurs de ses parties, un compromis
savamment dosé entre les opinions primitivement
divergentes des membres du Groupe. La présentation
du rapport se ressent nécessairement des
méthodes de travail adoptées et des efforts
consentis pour rapprocher les points de
vue."
Il
rapporto inizialmente descrive la situazione
in cui si trova la comunità europea dopo
il completamento dell'unione doganale e
la realizzazione della politica agricola,
ma sottolinea come la mancanza di una armonizzazione
efficace delle politiche economiche potrebbe
mettere in pericolo queste importanti realizzazioni.
Il Comitato afferma di non avere cercato
di realizzare un sistema ideale, ma di definire
gli elementi indispensabili per la creazione
di una Unione Economica e Monetaria efficace
per realizzare una zona all'interno della
quale i beni, i servizi, i capitali e le
persone possano circolare liberamente senza
distorsioni nella concorrenza e senza squilibri
regionali o strutturali. L'unione monetaria
avrebbe implicato una convertibilità totale
e irreversibile delle monete, l'eliminazione
dei margini di fluttuazione dei corsi di
cambio, la fissazione irrevocabile dei rapporti
di parità e la liberazione totale dei movimenti
di capitale. Per assicurare la coesione
dell'Unione Economica e Monetaria erano
indispensabili dei trasferimenti di competenze
dal piano nazionale a quello comunitario,
mantenuti nei limiti necessari per l'efficacia
dell'azione comunitaria e riguardanti l'insieme
delle politiche che determinano l'equilibrio
generale. Le conseguenze principali dell'UEM,
secondo il rapporto erano: la convertibilità
totale e irreversibile delle monete senza
fluttuazioni, la centralizzazione della
politica monetaria, l'unificazione delle
politiche riguardanti il mercato dei capitali
e la consultazione sistematica e continua
degli stati membri. La creazione dell'UEM
avrebbe comportato anche delle riforme istituzionali
di un certo numero di organi comunitari
a cui sarebbero stati trasferite le attribuzioni
in materia appartenenti agli stati membri.
Il centro decisionale per la politica economica
avrebbe agito in modo indipendente in funzione
dell'interesse comunitario e la costituzione
di un sistema comunitario di banche centrali,
ispirato ad organismi come il Federal Reserve
System, avrebbe preso decisioni di politica
monetaria interna riguardante la liquidità,
i tassi di interesse e la concessione di
prestiti al settore pubblico e privato.
Tutto questo progetto, per la sua delicatezza
ed importanza, doveva essere portato a termine
attraverso passi successivi più particolarmente
attraverso tre tappe.
Nel
rapporto era analizzata solo la prima tappa
le cui disposizioni generali prevedevano
il rafforzamento e la coordinazione delle
politiche economiche con lo sviluppo di
una rapida informazione reciproca che permettesse
la definizione comune degli orientamenti
. Le autorità preposte alla coordinazione
delle politiche economiche erano il Consiglio,
la Commissione e un Comitato di Governatori
delle Banche Centrali. Nel corso della prima
tappa il Consiglio sarebbe stato l'organo
decisionale centrale e avrebbe fissato gli
obiettivi a medio termine e l'orientamento
della politica economica, la Commissione
avrebbe preso tutti i contatti necessari
con le amministrazioni nazionali ed il Comitato
di Governatori avrebbe avuto un ruolo importante
per quel che riguardava i problemi di politica
monetaria interni ed esterni. Il Rapporto
raccomandava anche il perseguimento degli
sforzi per realizzare una politica industriale
comune, una politica dei trasporti comune
e una politica di sviluppo comune insistendo
sulla soppressione degli ostacoli residui
agli scambi intracomunitari, sulla armonizzazione
degli aiuti e delle convenzioni che rischiavano
di compromettere il libero gioco della concorrenza
e sulla possibilità di realizzare una "società
europea".
Il
coordinamento delle politiche monetarie
sarebbe stato compito del Comitato dei Governatori
che almeno due volte l'anno avrebbe definito
gli orientamenti principali riguardanti
il livello dei tassi di interesse, l'evoluzione
della liquidità bancaria e la concessione
di crediti ai settori privati e pubblici,
tutte le misure non conformi agli orientamenti
avrebbero dovuto essere precedute da una
consultazione.
Infine
il Comitato raccomandava che la prima tappa
avesse inizio il primo gennaio 1971 e che
una conferenza intergovernativa venisse
convocata prima della fine della prima tappa,
ai termini dell'articolo 236 del Trattato
di Roma, per consentire che venissero apportate
le necessarie modifiche ai Trattati. La
seconda tappa sarebbe stata caratterizzata
dal perseguimento, su tutti i fronti sopra
descritti, delle azioni intraprese nel corso
della prima tappa.
Il
rapporto Werner non fu mai posto in atto
perché il Consiglio non accettò l'idea che
fosse necessario creare delle nuove istituzioni
e quindi modificare il Trattato di Roma.
In realtà il rapporto Werner fallì soprattutto
perché si basava implicitamente sul sistema
di Bretton Woods, che stava crollando esattamente
nel momento in cui la prima tappa del rapporto
avrebbe dovuto essere posta in atto.
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