IL
SERPENTE MONETARIO EUROPEO
Nel
1971, immediatamente dopo il crollo del
sistema di Bretton Woods vi furono diversi
tentativi di riordino per evitare che la
svalutazione del dollaro avesse effetti
devastanti su tutte le relazioni economiche
fra gli stati. Nel dicembre del 1971 fu
raggiunto un accordo, chiamato "Accordo
Smithsoniano", tramite il quale gli stati
economicamente più evoluti decisero di mantenere
la parità aurea del dollaro fissando il
prezzo dell'oro a 38 dollari l'oncia anziché
a 35 con una svalutazione pari al 7,9 %.
Si manteneva così il riferimento all'oro
anche se era ormai privo di significato
in quanto il dollaro aveva sospeso la convertibilità.
Questo fatto portò tutte le altre monete
a definire nuovi rapporti di cambio in base
a negoziazioni multilaterali. Le oscillazioni
fra i cambi vennero aumentate dal 1 al 2,25%
rispetto al dollaro e gli Stati Uniti si
impegnarono ad abolire i dazi provvisori
alle importazioni. Si trattava, chiaramente,
di un accordo provvisorio che dava modo
la sistema di continuare a funzionare e
permetteva di riflettere con più calma su
una sistemazione differente della situazione
monetaria internazionale.
La
creazione del "Accordo Smithsoniano" pose
la Comunità Europea davanti ad un problema
abbastanza urgente: l'accordo stabiliva
l'ampiezza massima dello scarto fra una
qualsiasi moneta e il dollaro del 2,25%
rispetto alla nuova parità, ma in un intervallo
massimo di tempo l'oscillazione poteva arrivare
fino al 9% nelle transazioni bilaterali
fra i paesi CEE e questo non era compatibile
con il funzionamento del Mercato Comune
e con quanto era stato deciso poco tempo
prima riguardo al fatto di avviare il processo
di Unione Economica e Monetaria europea
cominciando a ridurre i margini di oscillazioni
fra le monete per favorire gli scambi intracomunitari.
Per ovviare a questa situazione il 24 aprile
1972 a Basilea i sei stati membri e i quattro
nuovi stati che avevano deciso di aderire
alla Comunità dal 1 gennaio 1973 (Regno
Unito, Danimarca, Irlanda e Norvegia la
quale poi non entrerà a far parte della
CEE) crearono un nuovo sistema di cambio
europeo tramite il quale veniva mantenuta
la banda di oscillazione per ogni moneta
rispetto al dollaro, ma le monete europee
avrebbero fluttuato in modo congiunto con
una oscillazione massima fra esse del 2,25%.
L'oscillazione congiunta doveva quindi rimanere
entro i margini del dollaro e sarebbe stata
determinata dalla quotazione tra la moneta
più forte e quella più debole rispetto al
dollaro. Questo accordo conosciuto inizialmente
come " il serpente nel tunnel del dollaro"
e poi più semplicemente "serpente europeo"
divenne operativo appena quattro mesi dopo
l'entrata in vigore del "Accordo Smithsoniano".
Per mantenere le monete all'interno della
banda di fluttuazione vi erano alcune regole
che prevedevano che le monete comunitarie
potessero intervenire per modificare le
rispettive bande di oscillazione solo dopo
una decisione concordata fra le banche centrali,
per questo tipo di interventi era prevista
la concessione reciproca di crediti a breve
termine.
La
situazione invece di stabilizzarsi entrò
rapidamente in crisi, appena due mesi dopo
l'entrata in vigore del "serpente", il 23
giugno 1972 la sterlina esce dal sistema
e viene lasciata libera di fluttuare, seguita
subito dopo dalla Danimarca, dalla Irlanda
e dalla Italia. Il primo tentativo di costringere
le monete europee a muoversi in una banda
stretta, pena l'obbligo di interventi onerosi
per le riserve degli stati membri le cui
monete risultavano troppo deboli, ebbe vita
breve.
Gli
anni Settanta furono anni di grande pessimismo
riguardo la possibilità di costituire una
Unione Monetaria Europea. Un comitato indipendente
di esperti, molti dei quali avevano partecipato
alla redazione del rapporto Werner, nel
1975 revisionò i prospetti per un nuovo
progetto di unione da realizzare negli anni
Ottanta. Il Comitato alla cui guida era
posto Robert Marjolin, presidente dell'OCSE,
arrivò ad una conclusione assai cupa: il
Comitato attribuiva il fallimento di ogni
progetto di unificazione monetaria a tre
fattori principali: eventi sfavorevoli nella
economia globale, una mancanza di volontà
politica per affrontare in modo unitario
le difficoltà e una analisi insufficiente
a livello nazionale di quanto potere sarebbe
stato necessario devolvere alle istituzioni
comunitarie per raggiungere l'EMU. Gli eventi
della prima metà degli anni Settanta dimostravano
come l'idea ottimistica secondo la quale
l'unità economica e monetaria europea fosse
raggiungibile attraverso una serie di piccoli
passi fosse fallita.
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