I dati sulla crescita del Pil nel primo quadrimestre del 2016 confermano il malessere che affligge il nordest cinese. Liaoning, Jilin e Heilongjiang, figurano infatti tra le sei province al di sotto della media nazionale del 6,7% e in particolare il Liaoning è l’unica a registrare segno meno (-1,3%) avendo perso 4,3 punti percentuali rispetto alla prestazione del 2015.
Mentre la Cina sta affrontando una complicata transizione che la porterà da “fabbrica del mondo” ad essere un’economia matura con un settore terziario da economia avanzata, il nordest deve sciogliere il dilemma del suo sviluppo. Nei primi due mesi del 2016, la produzione industriale nazionale a valore aggiunto è cresciuta solo del 5,4% su anno, il dato mensile più basso dal novembre 2008, mentre la produzione industriale nel nordest è scesa del 3,5%. La regione, conosciuta anche con il nome di Dongbei, ha tradizionalmente basato il suo sviluppo economico su una struttura fortemente dipendente dalle risorse naturali in cui le imprese di proprietà statale occupano una posizione dominante, ma l’eccessiva concentrazione sull’industria ad alta intensità di materie prime rende le economie di queste tre province vittime delle fluttuazioni dei prezzi dell’energia. Nell’Heilongjiang, il settore energetico vale il 60% del Pil provinciale e la città di Daqing, che si erge sul maggior giacimento petrolifero della Cina (19% della produzione nazionale), ha visto nei primi tre quarti del 2015 un tasso di crescita di - 4,3%. La situazione è ancor meno rosea se si guarda alla provincia del Liaoning. Da gennaio ad agosto 2015, i profitti dell’industria del cemento, uno dei suoi settori chiave, sono calati del 145,3%. Risulta evidente quindi come questa struttura abbia alterato la flessibilità dell'economia facendo sì che le province orientali diventino il simbolo del rallentamento economico dell’intero Paese.
Una delle questioni più urgenti riguarda la sovracapacità produttiva. Per il Consiglio di Stato è necessario eliminare fino a 150 milioni di tonnellate di capacità siderurgica e 500 milioni di tonnellate di eccedenza di carbone nei prossimi tre-cinque anni e lo strumento principale di Pechino è ancora quello della riforma delle giganti imprese statali, qualcosa che ha cercato di fare dalla fine degli anni ‘70. Mentre il governo si prepara quindi a chiudere molte delle cosiddette imprese statali "zombie” (con una perdita stimata di circa 5-6 milioni di posti di lavoro nell’arco di soli due-tre anni), deve predisporre degli strumenti per arginare i timori di instabilità sociale causati dal ridimensionamento più significativo a livello nazionale, dal momento che la ristrutturazione delle imprese statali tra il 1998 e il 2003 aveva generato circa 28 milioni di esuberi.
A fronte di queste sfide, il governo centrale sta promuovendo politiche preferenziali per facilitare la transizione della regione e l’ultimo sforzo in ordine di tempo per rivitalizzare la scricchiolante base industriale cinese vedrà l’investimento di 1,6 miliardi di yuan in oltre 130 importanti progetti nel nordest. L’ultima visita di Xi Jinping nell’ Heilongjiang a fine maggio, il terzo tour del nordest dal 2013, ha fatto seguito alla pubblicazione di un documento della Commissione Nazionale per lo Sviluppo e le Riforme in cui si legge che il Paese è determinato a trasformare la regione nella base manifatturiera per i processi di produzione avanzati e a portare a termine la ristrutturazione tecnologica di queste imprese entro il 2030. Per la Commissione, le attuali strutture industriali così come le tecnologie ed i prodotti sono infatti lontani dall'essere in grado di adattarsi al “new normal” dell’economia cinese.
Nel febbraio di quest'anno, è stato lanciato un nuovo programma teso a rivitalizzare l'economia locale attraverso la ristrutturazione delle imprese statali e la creazione di nuove zone di sviluppo pilota nazionali come ad Harbin, capitale dell’Heilongjiang, e a Changchun, capitale del Jilin. Quest’ultima ha ottenuto dal Consiglio di Stato l’approvazione di una nuova area produttiva di 499 km2 che si concentrerà sui settori della manifattura, trasformazione dei prodotti agricoli, educazione e ricerca e costituisce il sostegno più cospicuo mai concesso alla provincia dalle prime aperture di fine anni ’70. Infine nel Liaoning è stato creao un parco industriale per la cooperazione sino-tedesca in materia di apparecchiature di fascia alta con l'obiettivo di collegare il “Made in China 2025" alla strategia tedesca “Industry 4.0."
Francesca Frassineti, ISPI Assistant Research Fellow