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La cantieristica navale punta all’offshore

Mercoledì, 27 maggio, 2015
Asia

L’approvazione da parte del Consiglio di Stato cinese nel giugno del 2014 della Qingdao West Coast New Area, destinata a diventare una base strategica per esplorazioni in acque profonde, dimosta l'importanza che Pechino sta attribuendo allo sviluppo della ricerca e produzione di petrolio in mare aperto, risorsa di cui la Cina è il secondo consumatore al mondo. Mentre la produzione di attrezzature per applicazioni offshore sta gradualmente crescendo in Cina, l’industria cantieristica cinese cerca di rilanciarsi anche puntando sullo sviluppo del settore offshore, dove però soffre ancora della mancanza di supporto tecnologico e professionale del personale cinese e della fornitura di attrezzature adeguate.

Una delle maggiori società di cantieristica navale cinese specializzata nel settore offshore è la Yantai CIMC Raffles Offshore Ltd, che il 30 aprile 2015 ha consegnato la “Coslprospector” una nuova piattaforma di perforazione semisommergibile costruita nel proprio cantiere dello Shandong e diretta nel Mar Cinese Meridionale. Coslprospector è il quarto impianto di trivellazione consegnato dall’azienda alla China Oilfield Services Ltd (COSL) e il secondo di fabbricazione cinese a prendere servizio per la COSL nel Mar Cinese Meridionale. Dal 2010 l’azienda di Yantai ha prodotto nove piattaforme di perforazione semisommergibili per acque profonde, ubicate a largo del Brasile, nel Golfo del Messico e in Africa Occidentale, mentre altre cinque sono attualmente in costruzione.

La maggiore attenzione alle richieste provenienti dal settore offshore è divenuta necessaria per alcune aziende cinesi di costruzione navale, poiché dal 2012 il settore cantieristico sta vivendo una fase di crisi acuta e conseguente ristrutturazione. Lo stato di difficoltà del settore, determinato dalla sovracapacità industriale aggravata dalla crisi economica globale, ha portato negli ultimi tre anni alla chiusura di più di metà delle aziende cinesi e alla diminuzione del numero dei cantieri che secondo la China Association of the National Shipbuilding Industry sono passati da 3000 nel 2012 a 1600 alla fine del 2014. Le autorità cinesi, che con il New Normal sono impegnate nella ricerca di un equilibrio tra efficienza economica e salvaguardia dei posti di lavoro, hanno pubblicato una “lista bianca” contenente una selezione di 60 cantieri navali destinati a ricevere un trattamento preferenziale, nel quale rientra l’accesso ai finanziamenti pubblici. Per poter rimanere in gioco, molte aziende hanno accettato ordini con margini di profitto minimi, anche pari a zero o addirittura in perdita, ed è per tale ragione che più di un’azienda apparentemente produttiva come la Sanjin Shipbuilding Co. di Weihai, città costiera dello Shandong, è stata costretta a chiudere i battenti nonostante avesse preso ordini per la costruzione di 12 navi per un valore totale di 400 milioni di dollari.

Altre aziende si stanno invece orientando sempre più verso la produzione per il settore offshore, già tradizione di lunga data all’interno dei cantieri cinesi. Dal 2013 al 2014 sono state prodotte in Cina 31 piattaforme di perforazione jack-up, 16 impianti di trivellazione semisommergibili, 2 navi di perforazione, 23 unità galleggianti di produzione, stoccaggio e scarico (Floating Production Storage and Offloading Unit, FPSO) e centinaia di navi di servizio. Secondo un rapporto presentato durante l’ultimo workshop del OECD Council Working Party on Shipbuilding (WP6) nel novembre del 2014, sebbene la produzione per il settore offshore presenti numerose caratteristiche comuni alla cantieristica navale classica, quali norme, regolamenti e standard, tecnologia di costruzione, supply chain, e processi di assemblaggio è necessario che i cantieri cinesi si adattino rapidamente alle migliorie richieste dall’offshore per essere competitivi in questo settore. L’offshore richiede infatti requisiti tecnici superiori, maggiori capacità nell’ambito dell’ingegneria per l’integrazione e nel gestire progetti complessi, un ottimo controllo della supply chain per poter garantire il ciclo d’ordine e di consegna, elevati requisiti nella gestione dei rischi legati a salute, sicurezza e ambiente del controllo qualità, capacità di finanziare progetti di grandi dimensioni e una maggiore propensione al rischio. L’attuale gap che la cantieristica cinese presenta, soprattutto negli aspetti legati all’ingegneria, ricerca e sviluppo e fornitura di attrezzature adatte può rappresentare un’opportunità per le aziende straniere che operano del settore.

 

Martina Dominici, ISPI Research Trainee

Tag: 
Shandong
Qingdao
shipbuiding
offshore
Categoria: 
Cina costiera

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