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La Shanghai Free Trade Zone: un anno dopo

Giovedì, 9 ottobre, 2014
Asia

A settembre la Shanghai Free Trade Zone (FTZ) ha compiuto un anno e comincia ormai ad essere tempo di bilanci. Dopo l’entusiasmo iniziale e la corsa delle altre province cinesi a fare domanda per poter avviare iniziative analoghe, il governo ha temporaneamente sospeso la concessione di nuove aperture. Gli analisti internazionali esprimono dei dubbi sull’effettiva incidenza della FTZ mentre osservatori locali suggeriscono che ci potrebbe essere la necessità di tempi più lunghi per vedere i primi benefici. Nel frattempo non manca il sostegno delle autorità locali e grandi imprese internazionali come Amazon continuano ad inaugurare nuove sedi entro il perimetro della FTZ.

Gli investitori stranieri interessati ad investire nella Shanghai FTZ, o che addirittura già abbiano aperto lì le loro sedi, faticano a comprendere quale sia l’effetivo valore aggiunto di un investimento da queste parti. Al di là delle promesse rivoluzionarie profuse con enfasi al momento dell’inaugurazione, giornali come il Financial Times parlano addirittura di “mistero” e “delusione” attorno ai benefici offerti dall’area. La zona di libero scambio era stata pensata per aprire la Cina dal punto di vista finanziario e per sostenerne l’integrazione a livello globale, ma persino la piena convertibilità dello Yuan, uno dei punti centrali della FTZ, incontra ostacoli dovuti ad un eccessivo controllo delle autorità amministrative. Il governo locale continua a sostenere il valore della FTZ e a rilanciarne il significato politico, ma comincia a dover fronteggiare lo scetticismo di Pechino.

A seguito della visita di ispezione compiuta da Xi Jinping nel maggio di quest’anno non si sono risparmiati commenti ambigui dei principali media del paese, riportati addirittura nelle loro edizioni in lingua inglese. Mentre il Quotidiano del popolo parlava di una zona in cerca d’identità, lo stesso Xi Jinping spronava la dirigenza locale ad avere più coraggio e più fantasia nel promuovere il carattere riformista della Shanghai FTZ. L’accento posto sulle capacità lavorative e sul valore delle competenze che i governanti locali dovrebbero sviluppare rileva l’esistenza di uno scontro politico in corso proprio fra Shanghai e i Ministeri di riferimento. Ritardi nell’evoluzione della Shanghai FTZ da esperimento pilota a successo nazionale e internazionale farebbero perdere alla città più cosmopolita della Cina il vantaggio acquisito in termini di attrattività economica. I benefici che la FTZ può concedere in esclusiva in Cina hanno un termine di ulteriori tre anni, scaduti i quali altre città cinesi potrebbere eventualmente portare avanti simili esperienza di FTZ. Questi contrasti interni sono  dietro anche alle numerose richieste di zone di libero scambio pervenute a Pechino, quasi trenta, con un particolare interesse all’area meridionale. Al momento dell’inaugurazione della Shanghai FTZ, infatti, ci furono grosse discussioni sull’eventuale perdita di importanza di Hong Kong e di conseguenza anche del vicino Guangdong. Resta sullo sfondo dello sviluppo che potrà avere la Shanghai FTZ anche il confronto fra Xi Jinping, che al momento dell’inaugurazione aveva tenuto un basso profilo, e Li Keqiang che invece si era speso molto per l’approvazione dell’area.

Ad oggi dunque si procede a piccoli passi, con innovazioni come la riforma della gestione dei contenziosi legali sorti all’interno della FTZ o la modifica dell’elenco dei settori commerciali ammessi che si aggiungono gradualmente ai benefici e alle disposizioni già approvate. Allo stesso tempo grandi imprese come Amazon o investitori più piccoli fanno letteralmaente la fila per aggiungersi alle oltre 10.000 aziende cinesi e straniere già presenti, senza però avere bene in chiaro cosa la Shanghai FTZ potrà riservare in futuro.

 

 

Filippo Fasulo, ISPI Research Assistant

Tag: 
Shanghai
Shanghai FTZ
Xi Jinping
crescita economica
Categoria: 
Cina costiera

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